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Spettacolo

Irene Grandi: “Fiera di me parlo di tutte le donne. Io cattiva ragazza? Penso che secoli fa sarei stata una strega”

Irene Grandi: “Fiera di me parlo di tutte le donne. Io cattiva ragazza? Penso che secoli fa sarei stata una strega”. Irene Grandi su Fiera di me, la cantautrice toscana, 54 anni, parla del suo nuovo singolo che anticipa il tour autunnale e l’album omonimo per celebrare i suoi trent’anni di carriera, in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

È fiera di sé?
«Sono fiera del mio percorso, delle mie scelte, sono uscita spesso dalla comfort zone per battere strade sperimentali, a volte bizzarre per chi mi guardava da fuori. Ho scelto un cammino di evoluzione piuttosto che di ricerca del successo a ogni costo, intessuto di scelte non scontate — negli stili musicali, nelle collaborazioni —, dettate da un sentimento artistico più che strategico».

In questa canzone parla di sé o anche agli altri?
«Parlo di me, ma parlo anche alle donne che oggi più che mai devono essere fiere. Mi vengono in mente i tanti femminicidi e penso che tutte le donne debbano intraprendere un percorso che le renda capaci di volersi bene, senza infilarsi in relazioni che non le fanno crescere, ma anzi le sottomettono. Mi ha colpito una frase di Michela Murgia: non date mai retta alle persone che dicono che non andate bene se una cosa vi fa stare bene. Dovete volervi bene piuttosto che compiacere gli altri».

Di cosa invece non è andata fiera?
«Ho dedicato tanto della mia vita alla mia professione, alla mia identità di cantante. Nella mia vita personale però non ho messo tutto l’amore che ho profuso nel mio lavoro, ho collezionato tanti buchi nell’acqua dal punto di vista sentimentale (ha divorziato due volte, ndr). Oggi sono single e sono felice: nella relazione con me stessa e le altre donne mi sento forte, nella relazione di coppia invece sono stata più discontinua e pazzerella».

Irene Grandi: “Fiera di me parlo di tutte le donne”

Trent’anni di carriera, tempo di bilanci: sperava di più?
«Il risultato non dipende sempre da noi, le nostre azioni devono essere giuste per noi e in questo senso mi sento a posto a posto con me stessa: guardo molto più al percorso che alla meta».

Ha partecipato sei volte al Festival di Sanremo. Quello del cuore?
«Quello del 2000, con La tua ragazza sempre (arrivò seconda, ndr), è una canzone che è la mia carta d’identità, la prima collaborazione con Vasco, c’è dentro tanto di me. Anche il 2009 ce l’ho nel cuore: La cometa di Halley è un dei brani che mi piace di più del mio repertorio».

L’edizione più infelice?
«L’ultima, nel 2020. La settimana dopo siamo stati tutti rinchiusi per il Covid, è stato uno stravolgimento nella mia vita e in quella di tutti».

Si è definita «cattiva ragazza».
«Ogni tanto penso che forse una persona come me secoli fa poteva essere considerata una strega. Sono una donna che vuole essere indipendente, diversa, che vuole esprimere la sua unicità. Un tempo le donne venivano perseguitate per questo e oggi in alcune parti del mondo succede ancora».

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