Magalli: “Totò era un vero principe. Rai? Le magagne sono a viale Mazzini. Io cattivo? Ecco la verità”. Giancarlo Magalli su Totò, le polemiche con la Rai, i rumori sulla presunta cattiveria, e non solo, il conduttore romano, 76 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Liceo dai padri gesuiti.
«Al Massimo, con Mario Draghi, Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete. Mario era secchione, però simpatico e passava i compiti. Non partecipava all’organizzazione del casino ma ci si divertiva molto. A ricreazione, gli altri avevano la pizzetta, io portai il fornelletto da campeggio con un pentolino e cucinavo i ravioli all’ultimo banco. Una volta il bidello, carabiniere in pensione, molto strabico, mi rimproverò. Risposi: “Mi stupisco di lei, maresciallo, un uomo di così larghe vedute”. Mi fece sospendere. Da allora fu per tutti “Larghe vedute”».
[…] Finì al collegio Nazareno.
«C’erano Verdone e De Sica, di un anno più piccoli di me, fu come entrare in un cinepanettone. Io presentavo gli spettacolini, Carlo imitava perfettamente preside e professori. Christian all’inizio era un po’ montato, arrivava con la Mercedes e l’autista. Grassoccio, veniva preso in giro. Quando passava, gli cantavano canzoncine oscene: “De Siiica, De Siiica del b…, vaffan…”. E lui: “Volgari”».
Addio posto fisso.
«Papà smise con il cinema, mestiere troppo aleatorio, diventò direttore di una compagnia di assicurazioni, mi voleva con lui. “Nella vita ci si può divertire a guadagnare i soldi o a spenderli”. Non ne volevo sapere. Mi presentò a Gianni Buffardi, marito di Liliana De Curtis, figlia di Totò. Mi presero come segretario di produzione. Con Totò ho fatto tre film. Un vero principe. Già anziano, quasi cieco. Edoardo, il cugino-segretario gli indicava dov’era la sedia. In scena però si muoveva veloce, sembrava ci vedesse benissimo».
Magalli: “Totò era un vero principe”
[…] Fiorello fu un suo allievo.
«Facevo lezioni al Valtur di Ostuni. Lui è rimasto quello. Simpatico animatore che canta, fa parodie, inventa putt…te tipo il ballo del Qua Qua».
Ancora su Boncompagni.
«La persona più importante della mia vita. Oddio ora si ingelosisce Michele Guardì. Ridevamo come matti, aveva un’ironia unica. Lavorava pochissimo, però metteva sempre la sua zampata».
[…] Lei ha fama di cattivo.
«Io? Mai stato in vita mia. Guardì dice che per una battuta venderei mia madre. Però non ho mai litigato con nessuno, a parte l’innominabile».
Adriana Volpe.
«Ci ha campato per un sacco di tempo. Ma l’ho cancellata dalla vita e dalla memoria».
Magalli: “Rai? Le magagne sono a viale Mazzini. Io cattivo? Ecco la verità”
[…] Trent’anni a I Fatti Vostri, ora ha solo una rubrica.
«Sono stato male e quando sono tornato i miei programmi li avevano dati ad altri. Dopo 60 di militanza — con Arbore sono l’unico mai andato a Mediaset — mi aspettavo di più. Mica chiedo il sabato sera di Raiuno, bastava una seconda serata. Ri-lavora Renzo, più vecchio di me, torna pure Chiambretti, i giovani virgulti non funzionano, con certi c’è accanimento terapeutico».
Intende mica Cattelan?
«Lo dice lei».
Ce l’ha con la Rai?
«La parte sana dell’azienda sono quelli che ci lavorano, artisti e tecnici. Le magagne sono a viale Mazzini, con ‘sti pori dirigenti che cambiano di continuo. Arrivano che non sanno dove mettere le mani, appena imparano, li levano».
Siamo in era meloniana.
«Di Giorgia sono amico, ho foto con lei che ci baciamo e ci abbracciamo, però non chiedo niente. Non mi piace mendicare. Le ho solo domandato: “Con chi potrei parlare?”».
Risposta?
«Mi ha dato il numero di Giampaolo Rossi. Ho chiesto un appuntamento. Mi ha ignorato. Idem Angelo Mellone. “Eh, ricevo 150 richieste al giorno”. Meritavo più rispetto. Ne ho visti decine andare via. Un dg dei meno formidabili, a cui feci un’osservazione, sibilò: “Da quanti anni lavora in Rai, Magalli?”. “Da 18 dg. E ne vedrò altri”. Muto».
Si candida per Sanremo?
«È matta? Sarà una trappola mortale, dopo 5 anni di trionfi con Amadeus. Un punto di share in meno e scriveranno che è stato un flop. Alcuni che si propongono lo hanno già fatto ed è andato male, perché insistono? Il Festival è come la prima notte di nozze: se vai bene, hai fatto il tuo dovere. Se vai male, te lo rinfaccerà tutta la vita».
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