Tumore al fegato, nuovo farmaco immunoterapico frena la progressione: lo studio. Speranze per i pazienti affetti da tumore al fegato, un nuovo farmaco immunoterapico, il durvalumab, aggiunto all’attuale standard di cura (la cosiddetta chemioembolizzazione) dimezza la progressione della malattia. È quanto emerge dallo studio Emerald-1 presentato all’American Society of Clinical Oncology Gastrointestinal Cancers Symposium a San Francisco, da Riccardo Lencioni, docente di Diagnostica per Immagini all’Università di Pisa.
Circa il 20-30% dei pazienti affetti da carcinoma epatocellulare, il tumore più diffuso nel fegato in Italia con 12.200 casi annuali, può beneficiare della chemioembolizzazione transarteriosa. Questa procedura blocca l’apporto sanguigno al tumore, consentendo l’administrazione diretta di chemioterapia o radioterapia al fegato.
Tuttavia, la maggioranza dei pazienti sottoposti a embolizzazione sperimenta una progressione della malattia o una recidiva entro un anno. Uno studio su 616 pazienti con tumore epatico non operabile ma adatto all’embolizzazione ha confrontato l’efficacia del trattamento standard con un protocollo che includeva durvalumab durante la chemioembolizzazione, seguito da durvalumab con o senza bevacizumab.
I dati
La ricerca ha confermato la superiorità del nuovo approccio, evidenziando un rischio del 23% inferiore di progressione della malattia o morte nei pazienti trattati, con un periodo fino alla progressione della malattia esteso a 15 mesi, rispetto ai 8,2 mesi ottenuti solo con la chemioembolizzazione.
“Lo studio evidenzia il ruolo importante dell’immunoterapia in combinazione con la chemioembolizzazione quando il tumore è confinato al fegato e la funzionalità epatica non è compromessa. Alcuni di questi pazienti possono raggiungere livelli di risposta tumorale compatibili con terapie curative come la resezione del tumore o il trapianto”, ha detto Vincenzo Mazzaferro, direttore della Chirurgia Oncologica (epato-gastro-pancreatica) e Trapianto di Fegato all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (foto unsplash.com).
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