Resistenza agli antibiotici è ormai pandemia: il dato shock sui morti, l’allarme e i consigli. Se il Covid-19 sembra ormai sotto controllo, c’è purtroppo una nuova pandemia che minaccia la salute pubblica mondiale: l’antibioticoresistenza. Forse è meno evidente, ma sta acquistando terreno ad un ritmo vertiginoso e già conta oltre 5 milioni di morti l’anno.
La resistenza agli antibiotici, ovvero quando le infezioni causate da batteri hanno il sopravvento, nel mondo fa registrare 1 morto ogni 30 secondi. In questo quadro, l’Italia è tra i fanalini fi coda a luvello globale nella lotta al fenomeno e registra oltre 11mila morti l’anno. L’utilizzo non corretto degli antibiotici, che determina appunto la resistenza, è una delle cause e proprio per sensibilizzare i cittadini.
In occasione della Settimana mondiale per l’uso prudente degli antibiotici, il ministero della Salute e l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), lanciano una campagna informativa, presentata dal ministro Orazio Schillaci in un convegno al ministero, che prevede anche uno spot che andrà in onda su emittenti tv e radio. L’obiettivo, spiega il ministro, è “aumentare la consapevolezza nella popolazione sul consumo responsabile di antibiotici e incentivare le migliori pratiche per ridurre la diffusione di infezioni resistenti”.
Sotto accusa le prescrizioni facili
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) sottolinea che i progressi nella lotta al fenomeno in Europa sono considerati “lenti”, e la sfida persiste. Nonostante una significativa riduzione delle vendite di antibiotici veterinari nell’Unione Europea (-53% tra il 2011 e il 2022, il livello più basso mai registrato, come segnalato dall’Agenzia europea dei medicinali), il rischio di resistenza batterica nelle persone e negli animali rimane una preoccupazione attuale.
Sotto accusa restano i comportamenti ma anche l’inappropriatezza prescrittiva. I medici di famiglia, ha sottolineato Schillaci, “sono quelli che conoscono meglio degli altri i pazienti e quindi devono sicuramente fare una campagna di sensibilizzazione, perchè non si possono prendere gli antibiotici senza una prescrizione medica”, comportamento messo in atto da circa un italiano su 3. Al contempo, però, “l’80% dell’inappropriatezza prescrittiva arriva dai medici di base..Bisogna dunque insistere sulla formazione dei medici”, le parole di Francesco Vaia, direttore della Prevenzione del ministero, riportate da Ansa.
I numeri a livello mondiale sono impietosi e fotografano, appunto, una nuova pandemia in atto: “Ogni 30 secondi una persona muore ed una infezione su 5 in Ue è causata da agenti microbici resistenti. Quella in corso è ormai una grande pandemia con un costo enorme, pari a 11,7 mld l’anno per le spese supplementari e mancata attività lavorativa. La resistenza microbica non è più affrontabile dai nostri sistemi”, ha detto Sandra Gallina, direttore generale Salute e Sicurezza alimentare della Commissione Ue.
Allarme internazionale
Un quadro di allarme internazionale, dunque, che richiede risposte urgenti e la soluzione, secondo il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, “non può essere trovata se non nella innovazione scientifico-tecnologica”. Tuttavia, sottolinea, “dagli anni ’90 non abbiamo nuovi antibiotici: da allora l’industria investe poco ed è più concentrata sui blockbuster, cioè una pillola tutti i giorni per tutta la vita, che su un trattamento che duri dai 5 ai 7 giorni”. Da qui l’urgenza di pensare a nuovi approcci e l’IA, afferma, “sarà uno strumento fondamentale”.
Come riporta Ansa, una risposta arriva però dal presidente di Farmindustria Marcello Cattani, che ricorda come “sono 300 i farmaci e 150 i vaccini in sviluppo nel mondo per combattere le infezioni batteriche resistenti”. Da parte sua, l’Italia ha messo in atto vari strumenti, ha ricordato Schillaci, attraverso il Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-resistenza 2022-2025 (Pncar). Ma un fattore “irrinunciabile” è la formazione degli operatori sanitari: “Su questo obiettivo – ha concluso il ministro – è concentrato il Piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere che stiamo portando avanti con il Pnrr”.
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