Michele Bravi: “Odio? Brano differente sotto un aspetto. Dopo lo stop sentivo un bisogno verso il pubblico”. Michele Bravi su ‘Odio’, il cantautore perugino, 29 anni, parla del suo nuovo lavoro discografico in uscita dal 27 ottobre in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come stai in questo periodo?
«Io sto bene: è da tanto tempo che non uscivo con nuova musica. Avevo bisogno di offrire al pubblico i frutti di questo periodo di silenzio, della mia crescita. Anche perché io non scrivo e di conseguenza non faccio ascoltare tantissime mie canzoni. Ho bisogno che quello che arriva al pubblico oggi più che mai sia il frutto di un lavoro convinto e dirompente».
È un brano rivoluzionario per te, ma molto coerente con il tuo stile.
«È un brano differente dal mio passato, ma sono sempre io ma in un senso nuovo… con una visuale differente. Se anni fa mi piaceva presentare i dischi partendo dalle mie canzoni più romantiche, qui ho pensato di partire da un brano invece molto “fisico”, estroverso. Volevo che il processo di racconto della mia musica partisse dalla superficie… per poi arrivare agli aspetti più interiori in un secondo momento, quando il mio nuovo disco sarà a disposizione di tutti».
Michele Bravi: “Odio? Brano differente sotto un aspetto”
Com’è il rapporto descritto in “odio”?
«Claustrofobico perché la dipendenza dall’altra persona non è solo mentale, ma anche fisica. Sono convinto che negli amori disfunzionali le persone si guardino solamente negli occhi, mentre nei rapporti d’amore sani, le persone guardino anche tutto il resto del mondo nella stessa direzione. Nel rapporto che descrivo quello sguardo incastra te e l’altra persona in una dimensione assurda, dove alla fine stai amando solo un’idea, una proiezione di ciò che vorresti».
I sentimenti descritti nel brano sono molto confusi.
«Si perché non descrive l’odio e non descrive nemmeno l’amore: descrivo un rapporto tra esseri umani non confinabile con con un solo sentimento, anche perché quando l’amore è vero credo sia molto tangibile, così come l’odio. Non credo poi che nessun sentimento faccia il giro, diventando il suo opposto. Il brano descrive infatti una confusione che è propria di chi non sa riconoscere cosa sente».
[…] È un brano che ha un suono potente, ma anche pieno di… vuoti.
«La confusione e la non riconoscibilità dei sentimenti secondo me andava narrata proprio così, creando dei momenti bizzarri che sembrano anche ingiustificati. Ho sempre avuto il problema in passato di non riuscire a portare in studio e quindi in un brano inciso le idee che riesco a portare invece nei concerti a livello di atmosfera e di “ambiente emotivo” del pezzo. Ecco, qui credo di averlo fatto pienamente».
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