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Salute

L’uomo dal sangue d’oro, con le trasfusioni salva la vita a 2,4 milioni di bimbi: cos’è il gruppo di tipo O

L’uomo dal sangue d’oro, con le trasfusioni salva la vita a 2,4 milioni di bimbi: cos’è il gruppo di tipo O. I superiori esistono davvero e James Harrison, un australiano di xxx anni, lo è. James ha infatti contribuito a salvare la vita di 2,4 milioni di bambini grazie al suo sangue raro, soprannominato “sangue d’oro”, che ha donato per 60 anni, fino al suo pensionamento nel 2018.

A differenza della maggior parte dei donatori, Harrison possiede un anticorpo utilizzato per produrre un vaccino salvavita chiamato Anti-D. La sostanza viene somministrata alle madri il cui sangue può “attaccare” i loro feti, chiamata malattia Rhesus o eritroblastosi fetale.

Il vaccino previene la DHPN (malattia emolitica perinatale), che può causare anemia, ingrossamento del fegato e della milza, danni cerebrali, insufficienza cardiaca e persino la morte nei neonati. Ad oggi, meno di 50 persone nel mondo sono state identificate con questo gruppo sanguigno.

Esistono quattro gruppi sanguigni principali: A, B, AB e O. Questo raggruppamento è determinato dalla presenza degli antigeni A e B che scateneranno una risposta immunitaria se il globulo rosso viene introdotto in qualcuno che non è compatibile (come nel caso caso di trasfusione di sangue).

I gruppi sanguigni

Il gruppo sanguigno A ha antigeni A, il gruppo sanguigno B ha antigeni B, il gruppo sanguigno AB ha entrambi gli antigeni, mentre il gruppo sanguigno O non ne ha nessuno, un dettaglio di non poco conto. Ma andiamo per gradi.

Oltre agli antigeni A e B, nei globuli rossi si trovano altre proteine ​​chiamate fattore Rh, la cui presenza, o assenza, determina se un gruppo sanguigno è positivo (+) o negativo (-). Sebbene in realtà esistano 61 antigeni dei gruppi sanguigni (antigeni Rh), la divisione negativo/positivo si riferisce all’assenza o alla presenza di uno specifico antigene: l’antigene Rh (D).

Il sangue di tipo O negativo non ha nessuno degli antigeni qui menzionati, quindi non innescherà una risposta immunitaria nei pazienti a cui viene somministrato, per questo è considerato un gruppo sanguigno universale. D’altra parte, però, le persone con gruppo sanguigno O negativo possono ricevere sangue solo da un altro donatore O negativo.

Cos’è il “sangue d’oro”?

Il “sangue d’oro” è così particolare perché non ha nessuno dei 61 antigeni Rh: le persone con il fattore Rh non hanno solo l’antigene Rh (D). Le persone con il “sangue d’oro” hanno mutazioni nei geni responsabili della costruzione di queste proteine, mancandole tutte. La prima donazione di questo genere risale al 1961, sempre da un cittadino australiano, quesa volta era una donna. Da allora sono stati rilevati dozzine di casi e gli scienziati stimano che si verifichi in circa 1 persona su 6 milioni in tutto il mondo. Nessuno lo sa con certezza, ma ci sono stati solo 43 casi confermati.

Il sangue Rh nullo è considerato “universale” per chiunque abbia gruppi sanguigni rari all’interno del sistema Rh, poiché non contiene nessuno degli antigeni che potrebbero innescare allarmi per il sistema immunitario. Ciò significa che Rh null ha un enorme potenziale per le trasfusioni di sangue.

Il rovescio della medaglia

Tuttavia, c’è il rovescio della medaglia: l’uomo dal sangue d’oro, ad esempio, se necessita di una trasfusione di sangue, può essere estremamente difficile trovare un altro donatore. Qualsiasi altro gruppo per lui è incompatibile. È anche legato ad alcune complicazioni di salute. I globuli rossi privi di proteine ​​Rh presentano anomalie strutturali che possono causarne facilmente la rottura o la “perdita”.

L’uomo dal sangue d’oro James Harrison ha scoperto di avere questo raro gruppo sanguigno all’età di 14 anni, dopo aver subito un delicato intervento chirurgico e i medici trovarono difficoltà a trovare un donatore compatibile. Da allora ha iniziato a donare il suo prezioso plasma per aiutare quante più persone possibile.

I medici non sanno esattamente perché James abbia questo raro gruppo sanguigno, ma pensano che potrebbe essere dovuto alle trasfusioni ricevute dopo l’intervento chirurgico. Ha smesso di donare sangue nel 2018. “È un giorno triste per me”, ha detto al quotidiano australiano The Sydney Morning Herald quando ha donato il sangue per l’ultima volta.

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