The Kolors: “Italodisco nato in pochi attimi, l’idea da un tatuaggio. Addio Daniele Mona? Meno traumatico di come si è raccontato”. The Kolors du Italodisco, l’addio di Daniele Mona e non solo, Stash, cantante e chitarrista del gruppo ne parla in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] In gergo si dice che state “spaccando”, in un periodo di affollamento di collaborazioni pensate ad hoc per l’estate.
«È questa la cosa più sorprendente. Noi di duetti ne abbiamo fatti tanti, ma ci siamo accorti che spesso per fare risonanza con un brano si perde di vista il calore della musica. Questo approccio naturale è un nuovo grande inizio».
C’entra anche l’allontanamento di Daniele Mona dalla band?
«Non del tutto, il suo è stato un cambio di rotta meno traumatico di come si è raccontato. Daniele è il fratello che non ho mai avuto e lo aspettiamo, quando vorrà, per tornare a suonare con noi. Il nuovo musicista Dario Iaculli “nuovo” non è: lavora con noi dal 2017, ma non lo si vedeva spesso. È da tempo un’anima fondamentale per il gruppo, una voce di confronto e crescita».
Come è nato il brano?
«È il frutto di una serie di coincidenze: ho detto al co-autore e amico Davide Petrella che volevo coprirmi un tatuaggio, stavamo giocando con uno strumento Anni 80, il sintetizzatore Moog Prodigy, creando quel suono ritmato che sentite durante tutto il pezzo e cantandoci sopra le mie parole. In pochi attimi è arrivata la canzone».
Ma questo tatuaggio l’ha coperto alla fine o no?
«Non ancora. E non vi dico adesso qual è perché ho paura che si offenda il tatuatore (ride)».
The Kolors: “Italodisco nato in pochi attimi”
Nel testo si cita il Festivalbar: le manca?
«Tanto. Nel 2002 non avevo nemmeno 12 anni e degli amici mi portarono in piazza Plebiscito a Napoli. Di fronte a me vidi i Red Hot Chili Peppers: indimenticabile».
Il brano contiene tante immagini sconnesse, come se fosse un sogno.
«Sì, è lo spirito con cui sono nati i brani del genere Anni 70 al quale ci siamo ispirati. Crea un’atmosfera, uno stato d’animo di divertimento e nostalgia, senza raccontare una storia».
Cosa ne pensano le sue bimbe, Grace, 2 anni, e Imagine, di 10 mesi?
«Loro ne vanno matte. Grace sta cominciando a parlare. Prima di pubblicare le canzoni, spesso le ascolto dal cellulare o in macchina, perché è così che fa la gente. Le bimbe l’hanno sentita tanto nei nostri viaggi dall’Abruzzo, dove vivo, verso Genova per andare a trovare gli zii. Insomma, è la prima canzone che ho sentito canticchiare a Grace».
[…] Ma è vero che ha appena inaugurato una gastronomia a Capri?
«Sì, con un amico di sempre abbiamo inaugurato una “gastronomia pop”, si chiama “Calamore”. Dopo un concerto a Capri ho visto questo locale in affitto e da lì è nata l’idea di far servire pesce fresco, nel rispetto della celebre Piazzetta».
[…] Cosa unisce la sua musica e il cibo del vostro locale?
«Non ci sono differenze: la ricetta è tutta nell’amore che ci metti dentro. Agli inizi, dopo tante esperienze nei locali più in voga di Milano e non solo, abbiamo deciso di toglierci il chiodo di pelle e indossare le felpe di “Amici” per uscire dalla nicchia. Quando puntavamo sull’immagine, abbiamo perso di vista le priorità. Dopo varie docce fredde oggi pensiamo a ciò che conta davvero: l’amore della gente e la buona musica».
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