Raul Cremona: “Sfottò a Silvan? Prima di Zelig mi fece una richiesta. Magie? Osimhen e Kvaratskhelia all’Inter”. Raul Cremona sugli sfottò a Silvan e non solo, il mago comico e cabarettista milanese, 67 anni, parla degli esordi e dei suoi personaggi in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] La vita è un’illusione?
«Sicuramente. Se non credi nell’illusione, alla fine sei costretto a subire la realtà. Voglio diventare un mago? Non è una domanda basata su un’illusione, ma su 100 mila illusioni».
È una professione discriminatoria: zero speranze per gli imbranati.
«Sono un pessimo docente, ma chi impara da me, impara. Sono diretto: dove vuoi andare?, chiedo. Se scarseggia la manualità, suggerisco di usare la favella. C’è spazio per tutti, però ad alcuni dico: hai le mani “racchie”, non c’è nulla da fare».
Si è mai trovato in difficoltà?
«Mai: la mia è una magia malgrado me. Ironizzo su quello che faccio: alla fine interessi tu, mago, più che il gioco in sé».
[…] Lo spettatore è preso dalle parole o da quello che il mago fa?
«Nelle grandi illusioni il prestigiatore mette l’elefante in una gabbia e l’elefante sparisce. Il mentalista, invece, fa pensare all’elefante e lo fa apparire nella mente. Nel secondo caso le parole hanno un ruolo decisivo».
Raul Cremona: “A inizio carriera guadagnavo poco”
Si guadagna bene con questo mestiere?
«A inizio carriera guadagnavo poco: 50 mila lire in un locale, quindi andavo in un altro e me ne davano 40 mila. Racimolavo, sono andato avanti così per dieci anni. Poi è arrivato Fantastico con la Carrà e Dorelli: anche lì i soldi erano scarsi — 300 mila lire a puntata, due puntate al mese: e mia moglie era già incinta —, ma se non altro era una vetrina».
[…] Ha inventato il cabaret magico.
«Mi sono ispirato agli americani e a comici come Jerry Lewis e Danny Kaye: negli Usa c’era già la magia divertente. Arrivai al Derby e mi stroncarono: “I maghi non li vogliamo”. Mi sono così inventato mago che usa il linguaggio del cabaret: la missione del cabaret è di distruggere la cosiddetta quarta parete e avere un contatto diretto con il pubblico, che spesso interviene».
Perché prima non accadeva?
«Perché i riferimenti erano Silvan, che presentava in modo classico, e Tony Binarelli, che aveva già “smaghizzato” la figura del prestigiatore».
[…] Ha pensato di fare altro nella vita?
«Per un anno e mezzo ho fatto il rappresentante, poi ho insegnato educazione fisica. Però una sera sono finito in un locale ed è cominciato tutto».
[…] A scuola come andava?
«Male, grazie».
Nessuna magia durante i compiti in classe?
«In un esame di anatomia nascosi dei bigliettini nelle maniche per guardarli. Tutto vano: c’era a fianco uno che mi curava. Ad un certo punto ho dovuto dare una svolta alla vita: noi boomer avevamo bisogno di sganciarci dalle famiglie. Mio padre aveva spesso dei problemi: un giorno gli rubarono dall’auto tutto il materiale, tante volte gli sospendevano la licenza. Lui imprecava, io non potevo restargli attaccato: grazie al palcoscenico l’ho sfangata».
Il mago «cucca» di più?
«Mai quanto i cantanti. Il mago attira gente strana: quando facevo Oronzo mi venivano a trovare tanti che mi ripetevano le battute; quando invece cantavo, mi fermavano le donne. Quindi raccomando di fare il cantante: mio figlio, famoso dj, al di fuori del teatro trova un sacco di ragazze; io invece trovo gli anziani che attaccano bottone».
Raul Cremona: “Sfottò a Silvan? Prima di Zelig mi fece una richiesta”
[…] A quali dei suoi maghi è più affezionato?
«Oronzo mi ha dato la popolarità. Dopo poche puntate di “Mai dire gol” il cachet è duplicato, poi è triplicato, quindi è quintuplicato e infine è diventato quello che è ancora oggi».
Sfotte Silvan, alias Aldo Savoldello da Venezia, ma lui è stato eletto miglior mago del mondo.
«Silvan rappresenta un’epoca che contiene la nostra infanzia. Quando dico la “prestidirigi…”, insomma quella roba lì, dico quello che affermava lui scandendo le parole: “Si dice pre-sti-di-gi-ta-zio-ne”. Da bambino mi colpiva, poi ho deciso di allungare la parola in ossequio ad Aldo. Quando gli annunciai che a Zelig avrei fatto Omen, commentò: “Va bene, ma ricordati di fare anche Silvan”».
[…] Magia e illusionismo sono due facce della stessa medaglia?
«Sì. Magia è un termine più vario, l’illusionismo è invece l’arte di mostrare la finzione e di farla sembrare la realtà».
Vero che i trucchi non si svelano?
«Una volta se lo facevi venivi radiato. Oggi invece ci sono questi maghi inventati che, senza l’ok di alcun circolo o istituzione, svelano. Oppure si inventano docenti e divulgano: ma in nome di che cosa?».
Suo figlio Giordano è dj; invece l’altro, Leonardo?
«È un baritono, aspira a fare carriera. Giordano era partito con ingegneria elettronica. Insomma, il Cremona mago non ha eredi».
Qualche magia per l’Inter?
«Già fatta due volte contro il Milan: la prima nella Supercoppa. Adesso faccio comperare Osimhen e Kvaratskhelia: via Lukaku, che è diventato un Luperu…».
Sua moglie che cosa dice?
«Esci di casa. Tanti la invidiano: “Che bello, signora, stare con un marito così”. Ma lei: “Che palle, mi alzo alla mattina e lui mi fa subito un gioco…”».
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