Mago Silvan: “Mia moglie? La conquistai con 2 trucchi. Mio padre mi portò sull’isola dei pazzi, credeva fossi matto”. Mago Silvan sulla moglie e non solo, l’illusionista e personaggio televisivo veneziano, 85 anni, si racconta ripercorrendo le tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Presto la rivedremo in tv ospite di Mara Venier, e non è la prima volta. Cosa pensa di lei?
«È una donna affascinante, intelligente, piena di carisma. E poi è veneziana come me. I veneziani sono gentili, comunicativi, rispettosi…».
Ed eleganti. È vero che non ha mai messo i jeans in vita sua?
«Vero. Però ho 35 smoking e porto sempre i gemelli. Ogni due mesi mando a Londra sei camicie per farle inamidare. Lo sparato (la parte anteriore inamidata delle camicie, ndr) deve essere lucido, duro. Oggi così non lo trovi. Baudo mi chiese: “Ma chi è il tuo sarto?”».
In tv non si limitava a proporre i suoi numeri ma era un vero conduttore: “Sim Salabim”, “Buonasera con… Silvan”. Come nacque la cosa?
«Dirigenti Rai come Bruno Voglino e Mario Maffucci credettero in me».
È apparso anche al cinema. Ricordi divertenti?
«Recitai con Monica Vitti e Dirk Bogarde in “Modesty Blaise – La bellissima che uccide” e per Damiano Damiani in “L’inchiesta” ma poi, subissato da contratti, dovetti dire di no a tante offerte. Tra cui una per “Mariti” al fianco di Peter Falk».
Mago Silvan: “Mia moglie? La conquistai con 2 trucchi”
Tra le persone incontrate chi ricorda di più?
«Papa Francesco: è stato il terzo Pontefice per cui mi sono esibito. Poi Orson Welles: da ragazzino lo intrattenni mentre girava “Otello” a Venezia, in seguito seppi che si faceva mandare dall’Italia i miei programmi tv. Ronald Reagan mi invitò alla Casa Bianca dopo che a Versailles avevo intrattenuto i “Sette grandi”. Ricordo la sicurezza: analizzarono e smontarono ogni strumento, prima di esibirmi ci vollero ore!».
Ma lei quando ha cominciato a fare magie?
«A 7 anni. Visto che stavo sempre chiuso in camera a provare i trucchi, mio papà mi portò a San Servolo, “l’isola dei matti”, per farmi vedere da un illustre psichiatra. Presi una cordicella, la tagliai, la misi in bocca e la ritirai fuori intera. “Questo ragazzo è un artista” disse lo psichiatra a mio padre».
Il nome Silvan lo coniò Silvana Pampanini. Le è subito piaciuto?
«Immensamente. “Vedrai, ti porterà fortuna”. Cara, dolce e bellissima Silvana».
E la formula “Sim Salabim” come è nata?
«Da un ritornello musicale danese in voga negli Anni 40».
Qual è stata la magia più difficile da realizzare?
«La manipolazione di 120 carte da gioco con una sola mano, che ancora eseguo».
[…] Con tutte queste magie ha tempo per la famiglia?
«Sempre. Mio figlio Stefano è anche il regista dei miei spettacoli: è colto e creativo. Mia figlia Sara Olga lavora ai Musei Vaticani. E di mia moglie non mi faccia parlare, perché già sento spuntare le lacrime (Irene Ethel Mansfield è scomparsa due anni fa, ndr)».
Mi dica solo se l’ha conquistata con la magia.
«Naturalmente. Ero a Londra, lei vendeva oggetti per beneficenza. Bellissima. Comprai un cappello e ne tirai fuori una rosa. Poi la invitai a bere un caffè e feci apparire le zollette di zucchero sul suo piattino. Il padre era contrario, diceva “italiani tutti playboy”, ma alla fine ha dovuto cedere».
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