Anna Ammirati: “Monella? Ho sfan***ato Tinto Brass. E Mare Fuori l’ha superato”. Anna Ammirati su Monella, Tinto Brass, Mare Fuori è non solo, l’attrice napoletana, 44 anni, si racconta ripercorrendo le tappe della sua vita in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Quanto è affezionata a Liz?
«La sua vera anima è uscita in questa terza stagione, e sono contentissima di questo. Mare Fuori è un progetto intrigante perché, fin dalla prima volta che ho letto la sceneggiatura, ho capito che finalmente si sarebbe puntato il dito contro gli adulti: non c’è bisogno di finire in un IPM per identificarsi con i personaggi, senza contare che “mare fuori” vuol dire che fuori c’è una speranza per tutti i ragazzi che affrontano un certo tipo di solitudine. Allora ripenso anche a me, a tutte le volte nella vita in cui mi sono trovata a scegliere da sola».
[…] Le è mai capitato di portarsi il lavoro a casa come Liz?
«Sono stata lasciata da diversi fidanzati proprio perché non riuscivo a staccare. Non vivo il personaggio a casa, ma ho sempre bisogno di parlarne. Un mio ex era un regista, eravamo entrambi fulminati dal nostro mestiere, e in questo ci siamo trovati. Se l’altro non fa il tuo stesso lavoro, invece, è difficile: quando qualcuno chiede a mia figlia se voglia fare il lavoro della mamma e del papà – anche suo padre è attore – lei risponde: per carità, non staccano mai. Non voglio fare la loro fine».
Quanti anni ha sua figlia?
«Venti, studia Storia dell’Arte a Venezia».
[…] Lei, invece, da bambina cosa voleva diventare?
«Attrice, non ho mai desiderato altro. Mi sono iscritta all’università per andare via di casa, ma mia madre mi ha sempre detto che da piccola ero una rompiscatole. Salivo sulle sedie, sproloquiavo».
[…] Ha spesso parlato di un’adolescenza ribelle: era per via di sua madre?
«No, per il contesto in cui sono nata. Penso di aver voluto fare l’attrice per essere amata da tutti: ho un bisogno di amore infinito, un grande vuoto che mi porterò fino all’ultimo giorno della mia vita, ma non vengo da un’infanzia difficile. Ho vissuto molto la solitudine, quello sì. Non riuscivo ad avere la mia compagnia di amici, non mi sentivo accettata. Senza contare il mio rapporto disastroso con le donne che ho recuperato solo da grande: da adolescente me ne facevano di tutti i colori».
Anna Ammirati: “Monella? Ho sfan***ato Tinto Brass”
[…] Come combatteva la solitudine?
«Con la danza. L’ho cominciata alla fine delle medie e penso che mi abbia salvato, oltre a darmi disciplina: potevo stare ore in palestra. Tra i 17 e 18 anni le cose sono cambiate, ho avuto un gruppo che mi sono portata dietro per un po’ di anni e ho ritrovato serenità».
In cosa si esprimeva la sua ribellione?
«Spesso non andavo a scuola, stavo fuori casa più del dovuto. Intorno ai 17 anni ho iniziato a frequentare i rave, un grande luogo di evasione. Ero molto arrabbiata quando ci andavo».
Con chi era arrabbiata?
«Con il sistema bigotto, con le regole imposte da mio padre, che era molto severo».
Forse il vero atto di ribellione è stato fare*__ Monella__* nel 1998. È stato un provino cercato?
«Macché, a 19 anni non sapevo nemmeno che esisteva Tinto Brass e il suo cinema. Era il tempo in cui frequentavo i centri sociali, ma ricordo che, quando accettai, i miei amici di accademia rimasero sconvolti perché non se lo aspettavano da me. Ho ottenuto il ruolo perché lui mi ha voluta in tutti i modi, forse anche perché l’ho sfanculato».
Cioè?
«Ricordo di essere andata da lui in maniera sfrontata e che lui è impazzito. Poi io sono sparita, sono stata a Los Angeles per un mese con gli amici e, quando ho riacceso il cellulare, mi ha cercata il suo braccio destro che mi ha sgridata dicendo che stavano puntando su di me, che non capivo cosa mi stavo perdendo. Il mio, però, non era snobismo: ero semplicemente me stessa».
[…] Sua figlia l’ha avuta molto giovane.
«A 22 anni. Ero follemente innamorata del padre: siamo stati insieme 9 anni e sono rimasta incinta dopo 6 mesi».
[…] La prima volta che Anna Ammirati si è sentita indipendente?
«Quando ho firmato il contratto di Monella».
Risponda sinceramente: le dispiace che dopo tutti questi anni le chiedano ancora di Tinto Brass?
«Mi annoia più che mi dispiace: si può improntare tutta un’intervista su una notizia vecchia di 25 anni? È una cosa che mi delude, mi chiedo se prima o poi qualcuno mi farà domande intelligenti sulla politica, sulla vita, portandomi a parlare di cose importanti».
Si è chiesta come mai la stampa insista così?
«Forse perché è il film più famoso che ho fatto. Adesso penso che Mare Fuori lo abbia superato, e magari mi chiederanno più di questo. Resta che io di quella esperienza sono contentissima: ho fatto un film dove avevo un bellissimo fondoschiena, e va bene così. Perché dovrei rinnegarlo?».
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