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Stefano Accorsi: “Da giovane ho avuto notti brave, mi ha salvato un aspetto. Oggi sono innamorato e felice in famiglia”

Stefano Accorsi: “Da giovane ho avuto notti brave, mi ha salvato un aspetto. Oggi sono innamorato e felice in famiglia”. Stefano Accorsi e le notti brave da giovane, l’attore emiliano, 51 anni, si racconta parlando di passato e presente in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

I suoi primi passi?
«L’esordio fu a 20 anni per Pupi Avati. Il mio book fotografico erano degli scatti al mare di quando facevo il bagnino. Ho avuto la mia gavetta. Venivo dalla piccola borghesia della provincia emiliana, papà tipografo, mamma segretaria in una scuola pubblica. Il lavoro era quella cosa lì, venivo da una famiglia normale. Il cinema è stato un salto nel buio, non avevo nessun tipo di conoscenza. A Roma a 24 anni ho avuto le mie notti brave, ma non era quello che volevo, mi ha salvato il mio pratico istinto emiliano».

Cos’era il cinema per lei da adolescente?
«Era un modo per inventarmi film nella mia testa. Amavo Sergio Leone, i suoi western inventati in Spagna, e poi eroi e antieroi che lo sono loro malgrado. Se penso a un suo celebre film, il buono non è buono fino in fondo, il brutto è cattivo e il cattivo ha una sua sensibilità».

In «Call My Agent», gli agenti sono dei signorsì, non contraddicono mai il cliente, attore o regista. Ma in passato Giovanna Cau con Mastroianni poteva essere feroce.
«Ci sono quelli in balìa degli attori, io ho la fortuna di lavorare con Moira Mazzantini che ha grande esperienza e se ti dice non si può fare non si fa. Sono tante le componenti emotive, magari un attore non lavora, o subisce pressioni, o i progetti non si incastrano, o promette e non sa dire di no. Il messaggio di questa serie è di non prendersi troppo sul serio».

Stefano Accorsi: “Da giovane ho avuto notti brave”

Quale altro episodio le è piaciuto?
«Il monologo di Paolo Sorrentino sull’inutile entusiasmo dei genitori per i figli a scuola è molto brillante».

Lei che padre è?
«Ho quattro figli, dai 2 ai 16 anni, tre vivono a Milano con me e mia moglie, autrice in tv, sono innamorato, con lei sto bene. Parliamo di tante cose extra cinema, che mi aiutano e nutrono la mia immaginazione. Mi piace la quotidianità con la famiglia, mi piace correre, allenarmi. Ho 51 anni, lavorare sempre in giro un po’ comincia a pesarmi».

Quindi rallenta?
«Esce il film “Ipersonnia” su Prime, poi avrò la serie “Un amore” con Micaela Ramazzotti, “Azul” a teatro e…».

Lo vede che ci ricasca?
«Esploro tutto. E ho sempre amato ridere e scherzare, solo che questi miei aspetti non vengono fuori tanto, perché ti appiccicano delle etichette e un’immagine che non è facile scrollarsi di dosso. Hai una tale pressione addosso che non è facile».

E allora chiama l’agente.
«Nel weekend solo per le urgenze. In ogni caso, crescendo si trova un equilibrio».

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