Chiara Maci si racconta: “Volevo diventare Oriana Fallaci, grazie a lei ho imparato una cosa importante”. Chiara Maci si racconta, la cuoca e conduttrice campana, 39 anni, ripercorre le tappe più significative della sua vita privata, e non solo, in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] lei non si annoia mai.
«Riesco a riposarmi facendo cose che mi piacciono senza, tuttavia, lo stress di esagerare».
La noia come la vede?
«Ho insegnato ai bambini di avere il tempo di annoiarsi, visto che sono sempre molto stimolati: ogni tanto è necessario fermarsi. La noia fa bene perché permette di concentrarsi su altro. Quando mi sono licenziata a 25 anni, ho passato i primi 2 mesi a non fare potenzialmente niente: è stato il momento in cui ho pensato di aprire un blog, ho iniziato a studiare cucina seriamente e ho iniziato di notte a fare il cioccolato. Non stavo mai ferma, ma mi concentravo su quello che volevo».
[…] È una fan dell’happy ending?
«Sono fan di quello che ti rende felice. Non sono per gli happy ending oggettivi, ma soggettivi. Fare, nel rispetto degli altri, quello che ti fa stare bene è molto difficile: io l’ho capito da grande, e ogni giorno mi impegno per rispettare il mio sogno. Tutto è legato alle sensazioni, ai sapori: in un piatto il 60% lo fa il ricordo e l’odore che hai sentito».
È una risposta molto romantica.
«Sono una sensibilona e una romanticona. Un cuore di panna».
A questo proposito, che odore ha avuto la sua infanzia?
«Delle 7 moka che mia madre metteva sul fuoco e della frittura di melanzane che friggeva all’alba per fare le parmigiane».
Chiara Maci si racconta: “Volevo diventare Oriana Fallaci”
Cosa voleva diventare da grande?
«Volevo diventare Oriana Fallaci: provavo per lei un amore disumano, totalizzante».
Quando è iniziata questa fascinazione?
«Da piccolissima, quando ho iniziato a leggere i suoi libri: grazie a lei ho imparato l’importanza del punto, le frasi incisive. Mio padre, però, non voleva che facessi la giornalista, così la scrittura l’ho tenuta come grande passione. Quando è morta Oriana è stato un dolore enorme, ero convinta che l’avrei conosciuta prima o poi».
Che bambina era quella che sognava di diventare Oriana Fallaci?
«Una bambina indipendente. Mio padre lavorava, mia madre era a casa, e io trovavo in Oriana quello che volevo essere».
[…] Era indipendente, ma anche ribelle?
«Una ribelle molto contenuta. Mia sorella lo era più di me, facevo molte cose che volevano i miei. Ancora oggi ci sono dei principi e dei valori a cui tengo particolarmente e dai quali non potrei mai schiodarmi. Sono stata una ribelle ad avere una figlia da sola, ma non ho mai avuto un dubbio sull’essere io e lei una famiglia. Non l’ho fatto con aggressività e ribellione, lo sono stata e basta. Se qualcuno oggi si preoccupasse di una bambina che non ha avuto un padre potrei spiegargli di cosa ha davvero bisogno un bambino, e lo farei con grande serenità».
Pensa di essere posata?
«Sono molto calma di mio, non alzo la voce, non mi agito: è diffficile che lo faccia».
Chiara Maci si racconta: “Impazzisco per la maleducazione”
Qual è il tasto da non toccare per non farla arrabbiare?
«Impazzisco per la maleducazione, la mancanza di rispetto e l’ignoranza di chi è convinto di essere nel giusto».
E come lo affronta?
«Con tanta pazienza e un po’ di menefreghismo. Se sui social mi arriva una critica in direct, io cerco sempre di rispondere in maniera gentile perché così fanno un passo indietro: la gente che ha paura di non essere ascoltata alza la voce per attirare l’attenzione. Trovo bello destabilizzare una persona rabbiosa con la gentilezza, perché magari le insegni anche qualcosa».
Del coraggio invece cosa mi dice?
«È l’ingrediente della mia vita. Sono coraggiosa, ma anche una grandissima fifona. Spesso provo una grande paura prima di fare una cosa giusta. Quando mi sono licenziata, per esempio, ho avuto paura, ho pianto, ma avevo molto meno da perdere rispetto adesso».
Cosa è successo adesso?
«Ho fatto un grande cambiamento di testa, mentre al lavoro ho scelto di fare di meno in virtù di qualcosa di più importante: la famiglia. Ho scelto di non ascoltare nessuno, mi sono autoanalizzata e ho capito che quella paura è vitale, ed è da preservare tanto quanto il cuore di panna».
Quando pensa di essersi sentita adulta per la prima volta?
«Quest’anno. Per la prima volta nella mia vita ho deciso di fare un percorso psicologico che mi ha fatto capire tante cose che auguro a tutti un giorno di comprendere. Ho fatto pace con i sensi di colpa, ho preso di petto la mia vita e l’ho rivoluzionata scoprendo un forte senso di gratitudine. Una volta facevo programmi ogni settimana, oggi ringrazio per quello che succede ogni giorno».
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