Infarto, arriva la “polipillola” spagnola: tre farmaci in uno contro un grosso rischio. Da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, arriva una soluzione per la terapia post infarto. Si tratta di una pillola che in realtà ne contiene tre e promette di prevenire le ricadute da infarto. La “polipillola” è composta da aspirina, atorvastatina e ramipril. Perché quando una persona ha un infarto, ciò che accade nel corpo è che un’arteria del cuore si ostruisce a causa della formazione di un trombo.
“Questi vasi sanguigni, pertanto, sono come una specie di tubo attraverso il quale circola il sangue e sostanze come il colesterolo tendono ad accumularsi sulle pareti di queste arterie creando una specie di placca (aterosclerosi) che, una volta rotta, viene a contatto con il sangue e forma dei coaguli che interrompere la corretta circolazione del sangue al cuore”, documenta ‘El Paìs’ in un articolo ripreso da AGI.
Per questo motivo, i cardiologi di solito prescrivono un antiaggregante piastrinico, come l’aspirina, ai pazienti con infarto per prevenire nuovi trombi; ma anche una statina, per aiutare a controllare i livelli di colesterolo e stabilizzare le placche di aterosclerosi; e, in alcuni casi, un antipertensivo. Insomma, almeno tre pillole, se non di più. Dipende da caso a caso, perché ogni paziente è un caso a sé.
La “polipillola” riunisce l’antiaggregante piastrinico, l’aspirina e antipertensivo e migliora l’aderenza al trattamento e riduce del 24% il rischio di nuovi gravi problemi cardiovascolari, come ictus o altro attacco cardiaco in questo gruppo di pazienti. Lo ha reso noto il cardiologo Valentín Fuster, autore dello studio, presso il National Center for Cardiological Research (CNIC).
La pillola, ideata 15 anni fa da Fuster per facilitare il follow-up della terapia, riduce del 33% le morti cardiovascolari. Fuster s’è reso conto che “l’aderenza ai farmaci nelle malattie cardiovascolari era molto bassa”. Meno del 50% dei pazienti con una malattia cronica assume i farmaci correttamente, stimano gli esperti.
Infarto, arriva la “polipillola” spagnola contro le ricadute
Quindi proprio a causa della complessità del trattamento con più pillole e della scarsa aderenza ad essa, è nata l’idea di sviluppare tre pillole in una, la polipillola appunto. Fuster ha presentato i risultati della sua ricerca al Congresso Europeo di Cardiologia a Barcellona.
Lo sviluppo della polipillola è molto difficile e secondo l’azienda farmaceutica Ferrer, che ha partecipato allo sviluppo del farmaco, la pillola ha iniziato a essere disponibile già nel 2008, ma è stato solo nel 2014 che l’Agenzia spagnola per i medicinali ha dato il via libera a distribuirlo in Spagna e nel 2015 ha iniziato ad essere commercializzato.
L’incidenza economica della polipillola, che guarda ai paesi disagiati
Ed è da allora che i ricercatori hanno già iniziato a lavorare sull’idea di misurare il successo della loro strategia di prevenzione secondaria (dopo l’infarto) in termini di salute e hanno avviato lo studio Secure.
Hanno studiato cioè quasi 2.500 persone con infarto di età superiore a 75 anni o superiore a 65 con qualche fattore di rischio (diabete, insufficienza renale o precedente ictus, tra gli altri), che sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali ha ricevuto la polipillola mentre l’altro il trattamento standard (con pillole separate). E li hanno seguiti per una media di tre anni.
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