Piramidi di Giza, la scoperta epocale: così venivano trasportati i materiali necessari. Da decenni si susseguono i dubbi e le teorie sul sistema di trasporto dei materiali necessari alla costruzione delle tre leggendarie piramidi della necropoli di Giza. A forbmnire una risposta è uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia nazionale delle scienze statunitense (Pnas).
Secondo la ricerca, le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, sono state costruite grazie ad un ramo ormai scomparso del fiume Nilo. Questo flusso d’acqua ormai sepolto ha permesso il trasporto dei materiali necessari. I ricercatori ci sono arrivati grazie a granuli di polline antico. Grazie a questi, infatti, è stato possibile tracciare le variazioni nei livelli dell’acqua di questo tratto per oltre 8.000 anni di storia dinastica egiziana.
All’epoca della realizzazione delle piramidi, situate alla periferia occidentale del Cairo, in Egitto, tra 2686 e 2160 a.C., il corso d’acqua era ancora navigabile. La scoperta è frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori, guidati da Hader Sheisha e dal Centro Europeo per la Ricerca e l’Insegnamento delle Geoscienze Ambientali (Cerege), in Francia.
Piramidi di Giza, la scoperta sul ramo del Nilo
I ricercatori hanno esaminato i granuli di polline nelle carote estratte dall’attuale pianura alluvionale che un tempo ospitava il ramo del Nilo. In questo modo hanno ricostruito la tipologia di vegetazione presente all’epoca, che svela gli innalzamenti e abbassamenti delle acque avvenuti nel corso del tempo. Secondo i dati, il livello dell’acqua è aumentato molto durante il cosiddetto Periodo Umido Africano (Ahp), tra circa 14.800 e 5.500 anni fa. In questo periodo si registra infatti sostituzione di gran parte del territorio desertico del Sahara con graminacee, alberi e laghi. Ciò avvenne a causa delle variazioni nell’orbita della Terra attorno al Sole.
Le conseguenze del cosiddetto Periodo Umido Africano, tra cui, il braccio scomparso del Nilo, si sono protratte anche per i secoli successivi. Il braccio oggi scomparso, seppur molto ridotto, rimase navigabile ancora per diverso tempo, consentendo così il trasporto di merci. Ciò ha reso possibile la costruzione delle piramidi di Giza. Secondo gli autori dello studio, la scoperta apre un’importante finestra sulle condizioni ambientali che hanno favorito la realizzazione dei monumenti faraonici considerati una delle meraviglie del mondo antico.
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