Gene Gnocchi: “Tv di oggi facilona, c’è una differenza col passato. Reality? Li farei solo per cambiare bagni o cucina”. Gene Gnocchi sulla Tv di oggi e non solo, il conduttore e comico parmigiano, 67 anni, si racconta a cuore aperto in una lunga intervista rilasciata a ‘La Stampa’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] A “Quarta Repubblica” com’ è finito e come ci si trova?
«Ci sono finito dopo la mia esperienza con Floris, terminata perché non mi hanno rinnovato il contratto. Pensavo da un po’ che la copertina classica avesse fatto il suo tempo. Meglio degli interventi nel corso della trasmissione, spiazzanti e brevi, massimo un minuto. A Porro l’idea è piaciuta e sono due anni che andiamo d’amore e d’accordo».
Gene Gnocchi: “Tv di oggi? C’è una differenza col passato”
[…] Più faticoso fare battute in televisione o inventarsene tutti i giorni una per il “Rompipallone”, il suo corsivo sulla prima pagina della “Gazzetta dello Sport”?
«No, è molto più difficile la televisione. Anche perché gli argomenti da qualche tempo sono sempre gli stessi: la pandemia, la guerra, poi la pandemia, poi di nuovo la guerra. Il “Rompipallone” va avanti ormai da quattordici anni, è diventato il mio divertimento quotidiano».
A proposito di pallone, quello vero: gioca ancora?
«Purtroppo no. Ho una protesi al ginocchio. Mi sono convertito al tennis».
[…] Faccia allora i nomi di calciatori che le piacciono.
«Rivera, Platini, Zidane, Van Basten, Maradona quelli che potevano fare cose che agli altri non erano concesse».
Tutti pensionati, però. Uno in attività?
«Messi, allora».
Si gioca meglio oggi o ai tempi dei signori che ha elencato sopra?
«Oggi sono tutti più fisici e più tattici. Infatti si allenano molto di più: quando io giocavo in serie D, si facevano tre allenamenti alla settimana, adesso sono sei o sette. Però mi sembra che il livello tecnico sia calato. Una volta gli scarsi erano l’eccezione, oggi sono quasi la regola».
Che differenza c’è fra uno sportivo e un tifoso?
«Lo sportivo riconosce i meriti dell’avversario, il tifoso no. Se la sua squadra perde, è subito complotto, congiura, arbitro venduto».
Dato che siano in tema di rimembranze, meglio la televisione di oggi o quella in cui ha debuttato lei?
«Io ormai la tivù la faccio da trentacinque anni, un’eternità. Iniziai nell’89 con Emilio, c’erano Zuzzurro & Gaspare, Teocoli, Orlando, Faletti. Una bella squadra di talenti, mi sembra. La differenza è che era una televisione molto scritta, e di conseguenza pensata. Anche a Quelli che il calcio le trasmissioni uscivano dalla scrittura, da lunghe riunioni per analizzare l’attualità della settimana. Mi sembra che oggi sia tutto più facilone, non c’è tanta voglia di inventare. I format sono sempre quelli, i reality, i giochi: molti adattamenti, poche idee».
Beh, i reality danno molta resa con poca spesa. E la gente li guarda.
«Infatti. È tutta una chiacchiera su dinamiche sviluppate artificialmente, il tizio del Grande fratello 6 che tradisce la fidanzata con quella della Pupa e il secchione 8 ammetto di fare un po’ fatica a seguirli».
Insomma, all'”Isola dei famosi” non andrebbe.
«Sì, se avessi bisogno di soldi per rifare la cucina o i bagni».
Qual è il personaggio televisivo di cui si sente di più la mancanza?
«Direi Raimondo Vianello».
Come mai?
«Perché era un fuoriclasse vero. Gli bastava alzare un sopracciglio per dare la svolta a una trasmissione».
Il programma che farebbe volentieri?
«X Factor. Beninteso come giurato, anche se ho sempre la mia band».
E quello che rifarebbe?
«Mai dire goal. Mi sembra che in questo momento nel mondo del calcio ci sia bisogno di ironia e soprattutto di autoironia. Sono tutti così seriosi».
Ma la tivù la guarda?
«Tutta. Soprattutto Netflix».
Gene Gnocchi: “Tv di oggi facilona”
Dell’overdose di talk show cosa pensa?
«Che ha ragione Confalonieri quando dice che vanno rinnovati. Poi ormai sono soltanto talk politici. Sì, poi ogni tanto qualcuno ci prova, come Carofiglio che ha rifatto Match di Arbasino. Solo che Arbasino era Arbasino e Carofiglio è Carofiglio. E, a parte questo, Arbasino metteva Bene contro Bonito Oliva o Montanelli contro Bocca. Oggi di personaggi così ne vedo pochi».
Domanda classica: Sanremo lo farebbe?
«Certo. In realtà lo rifarei, perché ne condussi uno con la Ventura. Per chi fa il mio mestiere è un traguardo».
D’accordo: rifarlo, ma come?
«Mi piacerebbe un Sanremo che, per cercare di evitare le polemiche, le crea. Dunque, dichiarerei che vorrei una valletta eterosessuale anzi lesbica anzi bisessuale anzi fluida anzi gender per coprirmi su tutti i lati sarei attaccato da tutte le parti».
Ma poi valletta è politicamente scorretto.
«Vede? Coconduttrice, allora».
Magari l’immancabile influencer.
«Purtroppo è un mestiere in via d’estinzione per colpa della crisi demografica, come spiego nello spettacolo».
Spieghi anche a noi.
«L’Ocse ha stimato che ormai in Italia ogni mille abitanti ci sono cinquecento influencer, e di conseguenza in media ogni influencer ha un solo follower. Considerato poi che ogni follower vuole diventate influencer e che ricambi non ce ne sono perché non si fanno più figli, sempre l’Ocse prevede che presto ogni influencer avrà un unico follower: sé stesso. La stessa cosa, fatalmente, succederà anche con i gialli».
[…] Capitolo confessioni. Il suo rimpianto più grande?
«Facile: non aver mai giocato in Nazionale».
E quello meno grave?
«Non aver mai giocato in serie A».
E la soddisfazione?
«Aver lavorato con Teo Teocoli. Mi ha dato tanto. Di recente sono stato ospite dalla Toffanin che ha riesumato qualche pezzo in cui siamo insieme: non eravamo niente male».
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