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Spettacolo

Mariasole Pollio: “Problemi col cibo? A un certo punto mi sono resa conto di un aspetto. Io conquistata dalla magia del set”

Mariasole Pollio: “Problemi col cibo? A un certo punto mi sono resa conto di un aspetto. Io conquistata dalla magia del set’. Mariasole Pollio problemi col cibo e non solo, l’attrice e conduttrice napoletana, 18 anni si racconta a cuore aperto in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Il suo primo approccio alla recitazione è arrivato quando aveva solo tre anni e mezzo, con il primo corso di “teatro-gioco”. È sempre stato tutto così chiaro in lei?
“Tante cose ancora oggi non sono limpide in me: mi sento in evoluzione. Però la recitazione è sempre stata l’unica certezza, l’unica costante. Non lo so spiegare bene ma so che è una cosa che fa parte di me. Ho sempre avuto la certezza che fosse la mia strada”.

E cosa consiglia ai giovani che, invece, non riescono a decifrare la propria?
“Di prendersi del tempo per guardarsi dentro. Tante volte non ci chiediamo cosa ci piace davvero e abbiamo una fretta talmente grande di dover dimostrare che siamo capaci, che quasi non ci chiediamo in cosa. A tutto questo va aggiunta una giusta dose di studio e di costanza. Quando studi quello che vuoi fare, ti senti anche più sicuro perché hai delle basi”.

[…] Il suo primo set è stato con Don Matteo. Ricorda cosa l’aveva stupita di più?
“La coordinazione della squadra, dalla regia alla fotografia… Sul set ho imparato che niente esiste senza una squadra. Poi sono rimasta colpita dalla magia che si crea durante una scena: è bellissimo. È come se il mondo si fermasse”.

A 14 anni è arrivata la prima co-conduzione di Battiti Live… Come una ragazza di quell’età può gestire tutto questo? C’è qualcosa che l’ha “salvata” o comunque tutelata?
“La mia incoscienza (ride, ndr). Mi sono lanciata al cento per cento in questa sfida, anche se non avevo ancora tanto la consapevolezza di quello che stavo facendo. Questo mi ha salvata: il prendere tutto come un grande gioco”.

Mariasole Pollio: “Problemi col cibo? A un certo punto mi sono resa conto di un aspetto”

[…] Oggi riesce a mantenere un po’ di quella incoscienza?
“Sì, assolutamente. È una linea molto sottile perché sono consapevole del mezzo ma anche del fatto che a volte la consapevolezza stessa ti frega, perché non ti fa essere spontanea e naturale. Ogni volta che mi trovo a condurre cerco di ricordarmi come si lanciava quella bambina… E faccio esattamente lo stesso”.

Questa sua estate, tra il Battiti Live e il Coca-Cola Summer Festival, è piena di musica. Gli artisti, italiani o internazionali, che ascolta di più in questo periodo?
“Sicuramente Jovanotti. Ma anche Justin Bieber, anche se non sta facendo uscire pezzi nuovi (ma io lo ascolto sempre). Tra le hit estive penso a quella di Rocco Hunt ed Elettra Lamborghini, ma anche a La dolce vita di Fedez, Tananai e Mara Sattei”.

Su Instagram ha un milione e mezzo di follower…
“Ho imparato con il tempo a creare il mio equilibrio sui social. Prima quando mi assentavo sentivo la responsabilità di dover essere sempre online e reperibile. Poi, crescendo, ho capito che non è così. Purtroppo ho imparato a dosare le cose che condivido. Ci rifletto molto di più perché mi rendo conto che ogni cosa che dico ha un’esposizione enorme. Sono molto più attenta”.

Ha scritto un libro, Oltre (Mondadori Electa), in cui ha parlato di attacchi di panico e dei problemi che ha avuto con il cibo. Perché?
“A un certo punto mi sono resa conto che forse non stavo dicendo la verità a me e agli altri. Quando mi è stato proposto di scrivere questo libro, mi sono regalata la possibilità di lasciarmi andare e di accettarmi esattamente per quella che ero, nonostante cadute, scivoloni o insicurezze”.

È stato difficile esporsi così tanto?
“Quando l’ho condiviso con tutti mi sono liberata di tanti, tantissimi, pesi. E mi sono resa conto di come io abbia accettato e superato momenti particolari. Ho parlato del mio rapporto con il cibo, dell’ansia e degli attacchi di panico. Devo dirle che il libro è stato un posto sicuro. Le pagine erano il mio tono di voce e hanno rispettato il mio tempo (l’ho scritto in tanti mesi). Ancora oggi mi rendo conto che volevo proprio questo risultato: un racconto sincero e spontaneo”.

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