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Guido Meda: “Addio Valentino Rossi non traumatico per un motivo. Una telecronaca non avrei mai voluto fare”

Guido Meda: “Addio Valentino Rossi non traumatico per un motivo. Una telecronaca non avrei mai voluto fare”. Guido Meda sull’addio di Valentino Rossi e non solo, il telecronista storico della MotoGp si racconta ripercorrendo le emozioni più grandi vissute nella sua lunga carriera in una intervista all’edizione veneta de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Com’è la prima MotoGp senza Valentino Rossi in pista?
«Meno traumatica del previsto. Avendolo accompagnato per così tanti anni, compresi gli ultimi due di grandissima difficoltà, vedendo lui molto sereno nel ritiro, ha contagiato anche noi con la serenità. Abbiamo capito che per lui era il momento giusto. Avendo un legame molto bello, nel paddock è una presenza che manca.

Ma se guardo il mio lavoro, che è quello di raccontare le corse e quello che ci sta intorno stiamo andando avanti anche senza Valentino. Bisognerebbe essere grati per il passato e quello che la vita ci ha dato ed essere sempre pronti a guardare all’oggi e al domani. E oggi, ci sono un sacco di spunti, dall’Aprilia a Bastianini, dalle vittorie Vietti Migno e Foggia nelle categorie minori. Anche fuori dall’Italia, pensiamo a Marquez, all’impresa che ha fatto domenica scorsa partendo ultimo e rimontando fino a ridosso delle prime posizioni, è stata una cosa bellissima».

Guido Meda: “Addio Valentino Rossi non traumatico per un motivo”

Quindi non è d’accordo con chi dice che Valentino avrebbe dovuto ritirarsi diversi anni fa?
«Non ho mai capito che cosa vuol dire questa cosa qui, sembrano cose che passano di bocca in bocca. Il primo magari l’ha detta e motivata, poi dopo s’è persa la motivazione e un buon numero di persone l’ha ripetuta. Io dico questo, se uno si diverte e lui si divertiva, gli danno la moto e gliela davano, ti pagano per farlo, sei realizzato in quel modo lì e accetti il fatto che con l’invecchiamento o il deterioramento tecnico della moto arrivi secondo, terzo o quarto e sei felice così e rendi felice chi ti guarda ma perché dovevi smettere prima. Uno smette quando non ci sono più le condizioni fuori di sé e dentro di sé».

Nell’ultimo mese ha urlato due volte «Bastianini c’è». C’è veramente il nome di Bastianini tra i protagonisti in gara per la vittoria finale?
«Bastianini c’è. E di brutto. Sta dando dimostrazioni di maturità e di completezza. È uno che ha 20 anni e sembra che corra da dieci. Ha velocità e talento naturale e questa è l’unica cosa che sapevo di lui. Ci ha aggiunto la capacità di mettere a punto la moto, che non è una cosa banale. Ma significa assimilare competenze per poterti confrontare con i tuoi ingegneri. Ha l’intelligenza di gestire la gomma e la performance».

[…] La telecronaca più emozionante?
«La follia di Rossi a Catalunya nel 2009, con quel sorpasso all’ultima curva dove non era passato nessuno, Valentino ha reso epica quella corsa. Mi sono divertito molto a Laguna Seca 2008, in una gara fondamentale per Valentino nei rapporti con Stoner, gli ha fatto un terribile sorpasso al Cavatappi. Da lì in poi Stoner non fu più performante e vinse Valentino».

La telecronaca che non avrebbe mai voluto fare?
«Senza dubbio la gara in cui morì Marco Simoncelli. Non la auguro al mio peggior nemico. Abbiamo perso un grandissimo pilota, un ragazzo cui volevamo bene, aveva una empatia e carica umana naturali e irripetibili. Essere in diretta, non poter chiudere quando ti è molto chiaro che Marco è morto …è sicuramente il peggior ricordo della mia carriera in assoluto, non solo della mia carriera di telecronista delle gare di motori».

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