Enrico Vanzina: “Vaccino è il contrario di ciò che dicono i no-vax. Quella volta che mi sono sentito male davanti a Pelè”. Enrico Vanzina sul vaccino è non solo, il regista parla anche di ‘Diario diurno’, un libro che racchiude in un libro dieci anni di pensieri annotati in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Questo progetto letterario l’ha allontanata dai film?
«Assolutamente no, io devo per forza fare il cinema, ci sono persone che dipendono da me, se no andiamo per stracci. Solo che farlo nelle sale è complicato oggi. Di due copioni che sto scrivendo, uno spero di metterlo in scena già quest’anno. Comunque, a dirla tutta, il grande schermo andava male anche prima del Covid – che comunque gli ha dato una mazzata – e le piattaforme hanno instillato l’abitudine di goderselo tranquillamente sul divano di casa. Io ci ho lavorato, per carità, da Natale a cinque stelle a Sotto il sole di Riccione, ma potendo faccio partire i progetti sempre il cinema».
Perché ha deciso di rendere pubblico il suo diario proprio ora?
«In questi dieci anni ho preso note e appunti ma ho smesso con l’ultima frase citata nel libro perché era diventato un lavoro osservare gli altri e annotarlo ogni sera. Anche se mi piace perché dà uno sguardo sul Paese, su di noi. Ma non vuole essere un bilancio, solo una riflessione. Mi stava occupando troppo tempo e io non sono uno che ama star seduto in poltrona. Mi piacciono gli sport, i viaggi, le donne… insomma ho le giornate piene».
Enrico Vanzina: “Vaccino è il contrario di ciò che dicono i no-vax”
[…] Secondo lei si può scherzare su tutto? Chris Rock con la battuta sull’alopecia di Jada Pinkett si è beccato uno schiaffo da Will Smith durante gli Oscar 2022.
«No, non si può scherzare sui difetti delle persone perché le ferisci veramente. Non si deve scherzare sul dolore ma anche nei momenti bui ci sono barlumi di risate. Lo hanno dimostrato i meme sul lockdown: l’umorismo ci salva».
[…] Sempre agli Oscar, alla conduttrice Amy Schumer è stata vietata una battuta sulla sparatoria sul set di Alec Baldwin che è costata la vita alla direttrice della fotografia. Si tratta di censura o lei concorda?
«Se scherzi su un uomo che ne uccide un altro non è umorismo ma sadismo. Da Totò a Charlot, il cinema ha dimostrato l’umorismo nel dramma, sulla guerra o sulla povertà perché nella tragedia si può trovare un sorriso, ma questa volta no».
Nel libro si ricrede su alcune sue battute. Ce n’è una su cui ha cambiato idea?
«Nel finale di Via col vento Rossella O’Hara dice “Domani è un altro giorno”. Un tempo mi piaceva molto, ora non più perché sembra quasi un rassegnarsi al presente invece bisogna valorizzarlo per costruire i ricordi di domani».
[…] Nel diario racconta la sua esperienza con il vaccino e il ricordo di nonno Augusto che aveva paura ad opporsi ai fascisti. Oggi i regimi totalitari di un tempo vengono usati dai No-Vax come esempi di libertà negata. Cosa ne pensa?
«Il filosofo francese Andrè Comte- Sponville in pandemia ha detto che salute e libertà sono cose diverse: la prima è un bene, la seconda un valore. All’inizio concordavo perché in effetti per la libertà si muore, quindi si va contro la propria salute. Ma ci ho ripensato: garantire la salute è un gesto di libertà e in questo momento il vaccino è esattamente il contrario di quello che dicono i No-Vax perché permette di garantire la libertà degli altri. Le paure sono un’altra cosa ossia vivere in un mondo in cui qualcuno impedisce a te di essere libero».
Enrico Vanzina: “Quella volta che mi sono sentito male davanti a Pelè”
[…] È come se il cinema fosse stato già scritto nel suo destino.
«In realtà sono nato come pianista, ho uno spirito pop ma mi piace tutto, dall’opera al jazz e ho ripreso a suonare in pandemia. Ho conosciuto quasi tutti gli attori del mondo ma solo uno mi ha fatto effetto: ero bambino e vedere l’eleganza di Gary Cooper dal vivo mi ha lasciato senza parole, ma ci sono state altre situazioni che mi hanno impressionato».
Quali?
«Una volta ero in un bar in Brasile e per sbaglio ho urtato qualcuno, si è girato ed era Pelè, mi sono inginocchiato, mi stavo sentendo male».
Ci sarà stato qualcuno che avrebbe voluto incontrare…
«Puccini: nel 2016 ho aperto il festival a lui dedicato a Torre del Lago dirigendo la Tosca e ho avuto la visione di lui che camminava sulle acque del lago e mi veniva incontro per farmi gli in bocca al lupo, mi ha pure stretto la mano. Lì ho capito che la musica sarebbe stata per me più importante del cinema e della letteratura».
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