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Favino: “Corro da te? Un aspetto mi ha colpito. Anch’io fingevo per rimorchiare. E su Gianni…”

Favino: “Corro da te? Un aspetto mi ha colpito. Anch’io fingevo per rimorchiare. E su Gianni…”. Pierfrancesco Favino su Corro da te, l’attore è parla del nuovo film, al cinema da oggi, 17 marzo, in cui è protagonista in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Favino, che cosa l’ha colpita di questa storia?
«Il fatto che fa bene al cuore. Perché tratta il tema della disabilità con delicatezza e intelligenza, senza retorica e senza pietismi».

[…] Cosa direbbe a un tipo come Gianni, uno che arriva in ritardo al funerale della madre sgommando con l’auto sportiva per i viali del cimitero?
«“Ti auguro di incontrare una donna come Chiara, che ti apra gli occhi sulla realtà”. Attorno a noi ci sono tanti esemplari simili a Gianni, estremamente ego-riferiti. La realtà offre molteplici spunti!».

Per conquistare le donne Gianni si finge di volta in volta una persona diversa: allevatore di bulldog francesi, esperto di cucina coreana, diplomatico inglese… A lei è mai capitato?
«Certo che sì, per rimorchiare. Una volta con una straniera mi finsi americano. Per non parlare di quello che combinano i miei sosia… Mi raccontano di uomini che si spacciano per me per sedurre. Ed è un disastro. Per fortuna poi dimostro che non potevo essere in due posti contemporaneamente».

Tra lei e Miriam Leone si è creata un’alchimia speciale sul set?
«Sì, è stato molto piacevole. Era la prima volta che lavoravo con Miriam. E ha funzionato bene perché siamo entrambi persone molto alla mano ed eravamo contenti del progetto».

Che idea ci si fa del mondo della disabilità dopo questo film?
«La disabilità è uno specchio: se vediamo il “difetto” o la “diversità”, in realtà stiamo guardando il riflesso delle nostre paure. Invece bisogna cambiare prospettiva, lo sguardo va rivolto verso l’unicità di ciascuno di noi, disabili e abili».

Favino: “Corro da te? Un aspetto mi ha colpito”

Il protagonista della storia ha problemi con l’età: precisa che non ha ancora 50 anni, ma solo 49.
«Viviamo in un’epoca narcisista, dove contano il successo, le performance. E si tende a vedere come un ostacolo l’invecchiamento, il passare del tempo».

Lei sta bene nei suoi 52?
«Tutto sommato sì, ci sto bene. A parte qualche piccolo inconveniente dovuto all’usura del “mezzo”».

[…] Gli ultimi due anni sono stati durissimi per le sale e adesso uscire di casa per andare al cinema è un evento, una festa.
«Lo spero. Spero tanto che si ritorni a seguire anche il cinema italiano oltre che i film di Hollywood. Per esempio, con le ragazze siamo appena stati a vedere “Ennio”, il bellissimo documentario di Giuseppe Tornatore su Morricone».

Ha vinto una Coppa Volpi, tre David di Donatello, quattro Nastri d’argento, due Globi d’oro e tre Ciak d’oro. Sulla sua bravura in campo artistico non si discute. Su che ambito della vita pratica, invece, ci sarebbero margini di miglioramento?
«Sono un disorganizzato cronico, un procrastinatore. E non ho grande manualità per le faccende domestiche. Se devo mettere un tassello per una mensola, sulla parete si apre una voragine! Quindi mi tengo stretti i premi: li guardo e mi dico che almeno nel mio mestiere qualcosina riesco a fare bene».

La rivedremo prossimamente anche in tv?
«Non nell’immediato, non ho nessuna fiction in programma».

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