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Rita Rusic: “Di Luzio? Con lui liti assurde ma siamo uniti. In Medio Oriente ho scoperto ho capito un cosa importante”

Rita Rusic: “Di Luzio? Con lui liti assurde ma siamo uniti. In Medio Oriente ho scoperto ho capito un cosa importante”. Rita Rusic su Di Luzio e non solo, La produttrice cinematografica parla del suo fidanzato e del viaggio fatto insieme in Medio Oriente in una intervista a ‘Il Messaggero’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Cosa ha scoperto del Medio Oriente?
«Che cresciamo con convinzioni sbagliate. Abbiamo viaggiato in paesi islamici e abbiamo incontrato una cultura diversa dalla nostra, ma accogliente. Gente anche povera che ci ha aperto la porta di casa. A un certo punto mi sono vergognata di come siamo».

Quando?
«C’era una signora gentilissima, anziana, che la notte si alzava per metterci i legnetti nella stufa, pensando che non fossimo abituati a certe temperature. Quando sono andata via le ho regalato un mio anello e lei si è messa a piangere. Mi ricordava mia nonna».

[…] Ha indossato il velo?
«Sì, se vado a casa d’altri, mi adeguo. A Roma lo vivo come una cosa orribile, come un simbolo di inferiorità, là mi è sembrato persino comodo. Ti protegge e ti fa sentire libera di non dover essere perfetta».

E con Di Luzio? Siete ancora insieme?
«Sì e siamo più uniti di prima. Certo, delle liti assurde».

Per esempio?
«A un certo punto dovevamo trovarci un posto dove dormire, ma lui si rifiutava. Sosteneva di non essere abituato a chiedere un letto. Allora gli ho fatto notare che con me, invece, non aveva avuto problemi a chiederlo: avevamo cenato una sola volta insieme, e già si offriva di accompagnarmi a Milano. Si è offeso».

Rita Rusic: “Di Luzio? Con lui liti assurde ma siamo uniti”

[…] Cosa non rifarebbe del viaggio?
«Il primo giorno volevo cavare gli occhi al mio agente. Dopo mezz’ ora ero già su un cavallo che girava su se stesso tipo giostra. Il terrore. Non andavo a cavallo da quando ho fatto Attila, flagello di Dio (nel 1982, ndr)».

Se facessero un remake di Attila?
«Solo col pelliccione addosso, chi ci rientra in quei bikini? Però le commedie mi piacerebbe farle».

Da produttrice?
«Sì, sto cercando storie, anche tra i libri. Spero solo di non essermi rincoglionita».

Ha scoperto Pieraccioni: il suo fiuto che le dice?
«Che sui social ci sono persone geniali, talenti. Non faccio i nomi altrimenti me li fregano. Ma è lì che bisogna cercare: 20, 22, 25 anni al massimo. Giovanissimi».

[…] Ha finito di scontare la separazione da Cecchi Gori?
«Nel 1999 ero nel consiglio dei David di Donatello, tra le 11 persone più importanti del cinema, nel 2000 ero nessuno. Dopo la separazione mi hanno levato pure il voto: Rondi (Gian Luigi, decano della critica, ndr) diceva che non avevo i requisiti. E al David votavano anche gli impiegati di banca. Adesso, dopo 22 anni, la presidente (Piera De Tassis, ndr) mi ha finalmente restituito il voto».

I requisiti li ha?
«Figuriamoci. All’inizio della carriera mi lamentavo perché per tre anni ho fatto solo cinema d’autore, vincevo tutto, anche il David, ma non riuscivo a incassare. Dicevo: devo smetterla, altrimenti faccio fallire la Cecchi Gori. Poi ci ha pensato qualcun altro».

Con Cecchi Gori si sente?
«Sì. Gli voglio bene».

Da allora ha capito come far durare una coppia?
«Il segreto è l’ironia. L’unico problema di Cristiano è che mi fa venire le rughe a forza di ridere. Abbiamo voglia di stare insieme e non ci obbliga nessuno. Un giorno penso che fuggirà. Mi farò un pianterello, poi passa. Io vado avanti. Come una guerriera».

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