Halle Berry: “L’Oscar non mi ha cambiato nulla. Razzismo? C’è una domanda che mi pongo da 20 anni”. Halle Berry sull’Oscar, il razzismo e non solo, La star hollywoodiana si racconta tra passato e presente proiettato nel futuro con il suo ultimo film in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Lei è l’unica attrice di colore ad aver vinto l’Oscar.
«Come protagonista, sì. Sono passati vent’anni da Monster’s Ball. L’Oscar fu commovente però non ha cambiato la mia carriera. Tanti dicevano che non ero giusta per il ruolo della cameriera col marito in prigione condannato alla sedia elettrica. Marc Forster, il regista credette in me».
Lei è stata anche una Bond Girl, la chiamavano la Venere nera di Hollywood.
«Non ho mai voluto definire la mia carriera attraverso la bellezza, finendo rinchiusa in un beauty box».
Ha vissuto il razzismo?
«Lo conosco, l’ho sempre combattuto. Ho cercato la profondità dei personaggi. Molte donne prima di me avrebbero meritato di vincere l’Oscar. La domanda è: perché non l’hanno vinto? Quello che posso dire è che in questi vent’anni sono stati compiuti progressi, oggi ci sono tante donne registe, produttrici, star. I ruoli per noi sono aumentati. Che potessi dirigere Bruised lo scorso anno, anche questo all’epoca era inimmaginabile. E vorrei continuare come regista».
Halle Berry: “L’Oscar non mi ha cambiato la carriera”
Cosa racconta «Moonfall»?
«Alcuni scienziati si rendono conto che una misteriosa forza sta portando la Luna in rotta di collisione con la Terra, un impatto che annienterà il mondo. Intanto si scatena la furia degli elementi. Maremoti, panico, disordini, saccheggi… Dietro ci sono dinamiche familiari dei protagonisti (con me, Patrick Wilson, John Bradley, Michael Pena), problemi personali e demoni interiori. In realtà siamo un gruppo un po’ sgangherato di antieroi… Il regista ci diceva sempre che in Germania, dov’è cresciuto, non ci sono supereroi».
È il secondo film catastrofista, sotto pandemia, insieme a «Don’t look up».
«Proprio per il Covid, che ci ha costretti a vivere così isolati e divisi, possiamo vederlo con occhi diversi; ci ha insegnato a vivere ogni giorno la coscienza della paura, con una consapevolezza diversa».
[…] Com’è recitare dentro uno shuttle?
«Il suo abitacolo era l’unico oggetto concreto. Alla Nasa sono stati generosi nel lasciarci usare un loro shuttle che ha compiuto 25 missioni nello spazio. Ci hanno fornito spiegazioni per non farci spingere bottoni a caso. Per il resto, abbiamo dovuto ricorrere alla nostra immaginazione perché intorno non avevamo nulla, non avevamo dialoghi di supporto, solo effetti digitali, schermi verdi o blu per gli effetti di sovrapposizione delle immagini. La sfida era questa, rendere credibile quella dimensione. Ci guardavamo e ci chiedevamo: ora a cosa stai pensando?».
Com’è il mondo visto virtualmente da lassù?
«Uao, è fantastico, soprattutto quando si tratta di metterlo in salvo» (foto Halle Berry Instagram).
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