Luca Marinelli: “Mussolini? È stato doloroso interpretarlo. Un aspetto è scioccante”. Luca Marinelli su Mussolini, l’attore romano, 40 anni, veste i panni del Duce nella nuova serie Sky ‘Il figlio del secolo’, ne parla in una intervista a Valter Veltroni per ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Marinelli racconta il suo approccio all’interpretazione di Mussolini partendo da un’accurata documentazione. «Sono partito dal libro di Antonio Scurati, che è stato una fonte di informazioni gigantesca per comprendere in quei cinque anni cosa questa persona aveva fatto, dove aveva portato l’Italia… Poi ho cominciato a cercarlo anche altrove, perché ci serviva sia la parte pubblica che quella privata. È stato molto difficile perché tutte le foto e le testimonianze che abbiamo, i filmati del Luce, danno una sola chiave di lettura, apologetica: tutto il circuito comunicativo era controllato dal regime. Quindi c’è sempre e solo un racconto tronfio e trionfale di ogni suo gesto. Ma, comunque, mi è servito per introiettare la sua mimica, il suo modo di parlare e di muoversi».
L’attore sottolinea come Mussolini sia stato il personaggio più complesso da interpretare fino ad ora, «perché quando scelgo un ruolo penso che la cosa più importante sia quella di sospendere il giudizio. È una cosa che ho imparato durante gli studi e che anche i grandi maestri mi hanno insegnato. Sospendere il giudizio, avvicinarsi il più possibile a quest’anima alla quale devi dare un corpo, che sia un personaggio della realtà o della fantasia. In questo caso è stata una cosa per me veramente dolorosa, veramente forte, che naturalmente mi aspettavo, ma non pensavo di vivere con tanta intensità. Non mi volevo avvicinare a Mussolini e purtroppo ho dovuto farlo. Questa sospensione del giudizio è stata abbastanza dolorosa per me e ha reso questo il personaggio più difficile da interpretare, per un discorso di etica».
Luca Marinelli: “Mussolini? È stato doloroso interpretarlo”
Questa complessità si riflette nella scelta stilistica di rappresentare Mussolini come una maschera tragica e grottesca, sempre in scena. Marinelli spiega: «Abbiamo fatto vari ragionamenti. Per raccontarlo, come dicevo, bisognava scovare la sua parte privata. Tutto quello che noi riportiamo nel film, tranne alcuni momenti, è la parte politica, quella dei disegni e delle trame, nell’ombra. Ma ho capito che in famiglia lui faceva la stessa cosa, mi è sembrato che non avesse mai una dimensione privata. È stato abbastanza scioccante: mi sembrava che lui non fosse mai sincero, neanche con sé stesso».
E ancora: «Sembra sempre su un palcoscenico, anche quando è in famiglia, perché lui ha sempre una maschera che indossa. Lo diciamo anche nella serie: “Adesso entra in scena il prestigiatore, adesso entra in scena il domatore, adesso entra in scena il doppiogiochista”. Lui si attribuisce sempre un ruolo, come per allontanarsi da sé stesso. È una persona sempre in scena, questo mi verrebbe da dire. E poi non mi scorderò mai la definizione di un intellettuale dell’epoca che lo vide su un palco, durante uno dei suoi discorsi, e disse appunto che era una bestia da palcoscenico. Ho la sensazione che sia stato un uomo che aveva sempre una maschera davanti al volto».
Luca Marinelli: “Mussolini? Abbiamo descritto i suoi momenti di debolezza”
La rappresentazione di Mussolini tocca anche la sua fragilità nei momenti chiave della storia, come i mesi antecedenti il discorso sull’assassinio Matteotti. «In quel periodo Mussolini era sicuramente agitato da varie emozioni, devastato dall’ulcera, indeciso su come uscire dall’omicidio Matteotti. Essendo stato un essere umano avrà avuto anche i suoi momenti di debolezza, che noi abbiamo descritto, però poi i risultati dei passaggi attraverso queste emozioni sono sempre stati scelte criminali, come vediamo dalla storia e dalla serie».
Uno dei momenti più emblematici della serie è il finale, in cui Mussolini guarda in macchina dopo il discorso del gennaio 1925. Marinelli spiega che l’idea è nata durante le prove. «L’idea ci è venuta durante le prove, quando abbiamo sentito il grande silenzio nella sala prove. Sono stati anche i silenzi a consentire la tragedia del fascismo, della dittatura, della guerra. Quelli del re, della chiesa, dei politici… Tranne quei pochi eroi che citavamo prima. I silenzi sono il concime di ogni dittatura».
Luca Marinelli: “Antifascista da sempre”
Marinelli, proveniente da una famiglia antifascista, riconosce il valore dei principi che gli sono stati trasmessi. «So che le persone che mi sono state accanto dalla mia nascita fino ad oggi mi hanno trasmesso questo valore, una delle tante cose giuste che mi hanno insegnato a crescere». Tuttavia, non nasconde la sua preoccupazione per il possibile ritorno di sistemi autoritari. «Ho una preoccupazione, sicuramente. Vedo già tante cose che mi sembrano indicare quella deriva… La preoccupazione c’è perché avverto una tendenza, anche dell’opinione pubblica. Accadono cose che mi lasciano attonito e mi angosciano. Ho una grande stima dell’essere umano, una grandissima stima. Penso che non siamo ciò che viene rappresentato. Non siamo l’odio, non siamo la violenza. Nessuno sta bene nell’odio, nessuno sta bene nella violenza. Quindi non capisco cosa sta accadendo, non lo capisco proprio. Ma credo molto nelle persone. Credo soprattutto nelle persone più giovani di me, perché sento che ci stanno portando verso grandi cambiamenti, verso dei bellissimi cambiamenti, verso un futuro più accogliente, più capace di libertà individuali e collettive. Vivo di questa speranza e sento che questo, in qualche maniera, può accadere. E accadrà».
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