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Cronaca

Rapita e sepolta viva, riesce a sopravvivere a un numero record di giorni: il caso shock di Barbara Jane Mackle

Rapita e sepolta viva, riesce a sopravvivere a un numero record di giorni: il caso shock di Barbara Jane Mackle. Vi raccontiamo la storia della studentessa di 20 anni rapita e sepolta viva. Il 17 dicembre 1968, la vita di Barbara Jane Mackle, una giovane studentessa universitaria, cambiò radicalmente. Insieme a sua madre, Jane, si trovava in un motel a Decatur, Georgia, in attesa di rientrare in Florida per le festività natalizie. Tuttavia, alle quattro del mattino, qualcuno bussò alla porta affermando di essere un investigatore e che il fidanzato di Barbara aveva avuto un incidente.

Senza sospettare di nulla, Jane aprì la porta e venne immediatamente aggredita da Gary Steven Krist, accompagnato dalla complice Ruth Eisemann-Schier. Fingendosi poliziotti, i due colpirono Jane con un fazzoletto imbevuto di cloroformio e legarono le mani della donna. Con brutalità, Krist e Eisemann-Schier sequestrarono Barbara e la portarono via a bordo di un’auto.

Durante il tragitto, Barbara rimase terrorizzata e impotente, costretta a guardare le strade della Georgia passare mentre veniva trasportata in un luogo sconosciuto. Alla fine del viaggio, la condussero in una foresta, dove aveva inizio il vero incubo. Krist ed Eisemann-Schier la portarono davanti a una fossa scavata nel terreno. In quel momento, Barbara si trovò a fissare l’oggetto che sarebbe diventato la sua prigione: una scatola di vetroresina accuratamente preparata per garantire la sua sopravvivenza, pur tenendola in uno stato di immobilità.

La ‘scatola’

Dentro la scatola c’erano una torcia, dell’acqua, un po’ di cibo e dei sedativi. I rapitori ordinarono a Barbara di entrare e, una volta che lo fece, Krist scattò una fotografia che mostrava la ragazza con un cartello con su scritto “RAPITA”. Questa sarebbe stata la prova del sequestro da inviare alla sua famiglia per ottenere il riscatto.

Dopo aver chiuso la scatola, Krist ed Eisemann-Schier la coprirono con la terra, mentre Barbara, sotto strati di terreno, lottava per non cedere al panico. Immobilizzata in quella bara improvvisata, sentiva ogni movimento come un’eco distante. Nella completa oscurità e con un leggero flusso d’aria che entrava dai tubi di ventilazione, Barbara cominciò a contare i minuti, aggrappandosi alla speranza di essere ritrovata. I rapitori, nel frattempo, fecero la loro richiesta a Robert Mackle, il padre di Barbara, un noto magnate immobiliare della Florida: volevano 500.000 dollari in cambio della vita di sua figlia.

Mentre Barbara, rapita e sepolta viva sepolta sotto terra, cercava di mantenere la lucidità, il primo tentativo di consegna del riscatto fallì. L’FBI, coinvolto nel piano, sorvegliava il luogo d’incontro designato, ma i rapitori fuggirono abbandonando la loro auto. Tuttavia, all’interno del veicolo vennero trovate delle tracce importanti, compreso un falso documento d’identità con il nome “George D. Deacon”, pseudonimo di Krist. Questa fu la prima pista concreta per l’FBI, che accelerò le indagini.

Nel frattempo, Barbara, sottoterra, si trovava in condizioni estreme. La torcia, che avrebbe dovuto rappresentare una fonte di sicurezza, cominciava a perdere luminosità, rendendo la sua situazione ancora più angosciante. Nel buio della sua prigione, contava le ore per mantenere il controllo mentale, mentre i sedativi nel cibo la mantenevano in uno stato di calma, seppur forzata. In quei momenti, pensava alla sua famiglia e al Natale, sperando di poter riabbracciare i suoi cari.

L’FBI riuscì a identificare gli spostamenti

Con la nuova pista, l’FBI riuscì a identificare gli spostamenti dei rapitori. Una volta che Robert Mackle riuscì a consegnare la somma del riscatto, Krist comunicò all’FBI un’informazione generica sulla posizione di Barbara. Nonostante la vaghezza, le squadre di soccorso partirono per una zona boscosa della contea di Gwinnett e cominciarono a scavare, cercando di raggiungerla il più in fretta possibile. Dopo 83 ore di prigionia, gli agenti riuscirono a sollevare il coperchio della scatola e liberare Barbara, che era esausta ma viva. La giovane emerse coperta di terra e con uno sguardo che rifletteva l’incredibile resistenza mentale dimostrata per sopravvivere.

L’intera nazione rimase sconvolta dalla notizia del suo salvataggio, colpita dalla forza di volontà che aveva permesso a Barbara di sopportare un’esperienza tanto estrema. Intanto, Krist tentò la fuga con una barca nelle paludi delle Everglades, portando con sé il denaro del riscatto, ma fu arrestato poco dopo. Anche Eisemann-Schier riuscì a fuggire temporaneamente, ma venne catturata qualche mese più tardi. Krist fu condannato all’ergastolo, ma venne rilasciato dopo dieci anni. Più tardi, continuò a condurre una vita criminosa, confermando una personalità incline al crimine. Eisemann-Schier, deportata in Honduras, divenne la prima donna nella lista dei dieci fuggitivi più ricercati dell’FBI.

Per Barbara, la vita dopo il sequestro è stata caratterizzata dalla discrezione. Ha preferito mantenere un profilo basso, cercando di lasciarsi alle spalle quei giorni terribili e di evitare i riflettori, sebbene il ricordo di quelle ore sottoterra sia rimasto indelebile. La sua storia è diventata un simbolo della capacità di resilienza umana, ricordando che, anche nelle situazioni più estreme, la speranza può essere l’unico appiglio per la sopravvivenza.

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