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Infuriato per aver perso al videogame colpisce il figlio in testa: neonato muore per trauma cranico

Infuriato per aver perso al videogame colpisce il figlio in testa: neonato muore per trauma cranico. Un uomo di 32 anni infuriato per aver perso al videogame colpisce il figlio neonato in testa e lo uccide. L’orrore è successo nello Stato americano del Kentucky, dove il 32enne è stato arrestato e condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio del figlio neonato, un tragico episodio avvenuto nel 2019.

Secondo quanto riportato dal sito Law&Crime.Com, l’uomo si trovava a casa e stava giocando a un videogioco quando, in un momento di frustrazione per una partita persa, ha scagliato il telecomando e, in un impeto di rabbia, ha colpito il neonato alla testa con un pugno chiuso. Il piccolo, di appena un mese, ha iniziato a piangere istericamente.

Nel tentativo di consolarlo, il padre lo ha preso in braccio, ma durante lo spostamento verso la cucina lo ha accidentalmente fatto cadere a terra. Successivamente, ha raccolto il bambino e gli ha dato una bottiglia di latte, sistemandolo con una coperta in posizione seduta in camera da letto, per poi allontanarsi brevemente per andare in bagno. Tornando nella stanza, si è accorto che il figlio era in gravi difficoltà.

Inutili i soccorsi

A quel punto, ha deciso di chiamare i soccorsi. Il personale medico è arrivato rapidamente e ha trasportato il neonato al Norton Children’s Hospital, dove è stato ricoverato in condizioni critiche. Prima dell’arrivo delle autorità, l’uomo ha avuto una conversazione telefonica con la nonna materna del bambino, spiegandole che il piccolo stava vomitando latte. La nonna, preoccupata, ha invitato la madre del bambino a recarsi immediatamente in ospedale per capire cosa stesse accadendo.

Nonostante gli sforzi dei medici, il neonato è morto due giorni dopo a causa delle ferite riportate. Le indagini hanno portato all’arresto dell’uomo, inizialmente accusato di violenza domestica e abuso su minore di primo grado. Tuttavia, in seguito a un accordo con i procuratori, l’imputato ha accettato di dichiararsi colpevole di omicidio colposo.

Questo tipo di dichiarazione, nota come patteggiamento di Alford, implica che l’imputato non ammette formalmente la propria colpevolezza ma riconosce che le prove dello Stato sarebbero sufficienti per condannarlo in tribunale. La sentenza definitiva prevede una pena di 20 anni di reclusione per l’uomo, che sconterà in un istituto penitenziario statale.

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