Clarissa Burt: “Derubata a Milano appena arrivata. Italia il mio sogno e parlo napoletano. Regole salvavita per top model? Due soprattutto”. Clarissa Burt derubata a Milano, il sogno Italia, Massimo Troisi e il napoletano e non solo, la top model e attrice statunitense, 66 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
L’arrivo a Milano, nel 1983, fu segnato da una disavventura: «Era il 1983. Arrivata a Milano da poche settimane. Dividevo un appartamento con altre modelle. Una sera andammo in discoteca. Portai con me una borsettina con le chiavi e tutti i soldi che avevo, più o meno 500 mila lire. Mi alzai per andare a ballare e la lasciai sul tavolino, con due ragazzi appena conosciuti, simpatici. Quando tornai non trovai più né loro né la borsa».
Nonostante questo episodio, Clarissa decise di restare. «Avevo 24 anni, era il mio sogno», afferma. All’epoca parlava appena italiano, conoscendo solo “ciao” e “arrivederci”. «Subito dopo, come tutti, ho imparato le parolacce. Giravo per la città a piedi, con la piantina in mano e le scarpe da ginnastica. Il mio look funzionò. Pochi mesi dopo ero sulle passerelle di Milano, Parigi, New York».
In passerella, Clarissa apprese presto le regole fondamentali del mestiere. «Avere grande padronanza dei muscoli addominali e della schiena. Per non scivolare in passerella, grattare le suole. Dentro le scarpe attaccare una striscia di scotch biadesivo, per tenerle più aderenti al piede».
La carriera di Clarissa si ampliò rapidamente alla televisione, debuttando con Raffaella Carrà. «Mi ospitò a ‘Il principe azzurro’, su Canale 5. Mi fecero cavalcare un toro meccanico, fui l’unica a non cadere. Qualche mese dopo mi richiamò per ‘Ricomincio da due’, sulla Rai. Cantavo, io che prima di allora al massimo canticchiavo sotto la doccia. Un giorno ci fu un allarme bomba in diretta. Il pubblico fu fatto allontanare. Raffaella rimase in studio. E io con lei. Non potevo lasciarla da sola, non sarebbe stato un gesto nobile».
Clarissa Burt: “Derubata a Milano appena arrivata. Regole salvavita per top model? Due soprattutto”
Anche Pippo Baudo contribuì alla sua fama: «Mi annunciò come “una delle donne più belle del mondo”. Mentre scendevo le scale, mi chiedevo ansiosa: “Sarà vero? Lo penseranno anche i telespettatori?”. Capirai, in platea c’era Ornella Muti».
Non mancarono momenti imbarazzanti, come ricorda divertita: «A ‘Serata d’onore’, con Jerry Calà ed Elisabetta Gardini. Mancavano cinque minuti al mio ingresso, andai a fare la pipì. Ma l’esibizione prima della mia saltò. Ero in bagno quando sentii partire la musica del mio numero. Panico. Il ballerino, poveraccio, cominciò senza di me. Arrivai in scena col fiatone».
Oltre alla carriera, l’Italia le portò anche l’amore. «Ho avuto un padre violento, da cui sono fuggita. Per reazione ho cercato uomini brillanti, che mi facessero ridere, di successo. Dolci, di buon carattere». Tra i suoi compagni, Francesco Nuti: «Lo conobbi a Roma, a una cena di amici, con Christian De Sica che suonava il piano. Mi riaccompagnò a casa. Siamo stati insieme un anno e quattro mesi. Un gran lavoratore, un animo profondo».
Successivamente, Massimo Troisi la conquistò con un gesto galante: «Lo avevo incontrato sempre a una cena. Da poco era finita con Francesco. Vivevo in un residence. Chiacchierando con lui mi lamentai che faceva un freddo tremendo. In una stanza c’era un camino. Gli chiesi: “Dove posso trovare qualcosa per accendere il fuoco?”. Due giorni dopo mi arrivò un camion carico di ciocchi di legna con un biglietto: “Così starai al caldo”».
Troisi la colpì per la sua dolcezza: «Non alzava mai la voce, tranquillo, mi dava grande sicurezza». Insieme, imparò anche il napoletano: «Per forza. Massimo me lo insegnò con le canzoni, tipo ‘Malafemmena». Conducevano una vita semplice: «La sera guardavamo la tv. Io cucinavo torte, gli piaceva quella al cioccolato».
Clarissa Burt: “Troisi mi chiese di sposarlo ma rifiuta”
Massimo le chiese di sposarlo la sera di Natale del 1990. «Proprio quel giorno era morto mio nonno. Volevo partire, ma non c’erano voli. Andai in Vaticano a pregare per lui davanti al presepe. Quando siamo tornati a casa, sotto l’albero c’era una scatolina blu con l’anello». Tuttavia, Clarissa rifiutò. «Gli ho detto di no». La decisione fu legata alla scoperta di un tradimento: «L’ho saputo dai rotocalchi. In mia assenza si era visto con un’altra, c’erano le fotografie. Ci rimasi malissimo, mi spezzò il cuore. Pensai: “Per lui evidentemente non sono abbastanza”».
Dopo aver tentato di ricucire il rapporto, la fiducia ormai era compromessa. «Me ne andai di casa. Poi sono tornata e ci abbiamo riprovato, ma la fiducia in lui non c’era più. Per questo non ho voluto sposarlo». Nonostante ciò, conservò l’anello: «Mi ha chiesto di tenerlo “come pegno d’amore”. Era un solitario molto bello, ce l’ho ancora. Comunque è stata una grande storia d’amore, gli ho voluto bene lo stesso».
Clarissa non ha rimpianti per quella decisione: «Mai. Mi dicevano: “Dai Clarissa, chiudi un occhio”. Ma avrei dovuto chiudere anche le orecchie, la bocca, il cuore. Non a caso ho scritto un libro sull’autostima».
Oggi si dichiara felice: «Tanto. Non sono più una bambina, a quasi 66 anni ho imparato a gestire tutto. Ho sofferto e pianto, sono forte e fragile. Ogni giorno ho almeno dieci cose per cui ringraziare l’universo».
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