Torna da un viaggio in Congo: 55enne muore in casa per febbre emorragica a Trevignano. Un uomo di 55 anni di Trevignano, in provincia di Treviso, torna da un viaggio in Congo e muore in casa per febbre emorragica. Il 55enne ha contratto la malattia durante un soggiorno nel paese che amava profondamente e dove si recava spesso per progetti umanitari, portando macchinari agricoli e strumenti utili per l’agricoltura biologica. Al ritorno le sue condizioni di salute sono peggiorate progressivamente, con sintomi sempre più gravi.
Nonostante i ripetuti inviti della figlia a consultare un medico o recarsi in ospedale, lunedì nel tardo pomeriggio, quando i sanitari del Suem di Treviso sono intervenuti presso la sua abitazione, non c’era più nulla da fare: il 55enne è deceduto a causa di una febbre emorragica, pochi giorni dopo essere rientrato dall’Africa. Si stanno ora eseguendo verifiche per escludere che si tratti della stessa infezione che, a Panzi, in Congo, ha causato 492 casi e un tasso di mortalità del 6,2%, colpendo soprattutto bambini sotto i 5 anni, dal 24 ottobre a oggi.
A riportare la notizia è ‘Il Corriere della Sera’, secondo cui il dipartimento di Igiene dell’Usl 2 Marca Trevigiana ha avviato gli accertamenti e, nella notte di martedì, i campioni di sangue sono stati inviati all’Istituto Spallanzani di Roma, specializzato in malattie infettive. L’istituto, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, sta conducendo i test diagnostici. Nel frattempo, è stato attivato un protocollo di prevenzione per l’unico contatto stretto dell’uomo, con isolamento fiduciario a domicilio e monitoraggio sanitario.
I progetti per portare l’agricoltura biologica in Paesi più poveri
Dopo aver lavorato come elettricista, il 55enne aveva riscoperto la passione per l’agricoltura, aderendo anche a progetti collettivi nella zona del Montebellunese. Produceva miele, che poi vendeva nei mercati, e soprattutto coltivava la canapa, trasformandola in erbe medicinali, farine e birra. I primi progetti per portare l’agricoltura biologica in Paesi più poveri erano stati in Sudamerica ma poi il cuore e la relazione con una donna congolese l’avevano portato in Africa.
Sui social, raccontava le esperienze in quei territori così diversi dalle verdi colline trevigiane in cui era cresciuto. Collaborava con un’associazione che promuove lo sviluppo di piccole comunità di persone nella città di Mbakanda, aiutando la popolazione a creare laboratori tessili e orti collettivi. Il mondo dei produttori di canapa e dei coltivatori è sotto choc.
Il 55enne, ex elettricista, aveva riscoperto la passione per l’agricoltura, dedicandosi alla produzione di miele e alla coltivazione di canapa, trasformata in farine, birra ed erbe medicinali. Impegnato in progetti collettivi nel Montebellunese, aveva esteso il suo impegno a iniziative umanitarie in Sudamerica e poi in Africa, spinto anche da una relazione con una donna congolese. Collaborava con un’associazione per lo sviluppo di comunità nella città di Mbakanda, aiutando a creare laboratori tessili e orti collettivi. La sua morte ha sconvolto il mondo dei produttori di canapa.
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