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Cani cresciuti vicino Chernobyl, risultato shock dalle analisi: adesso hanno un superpotere

Cani cresciuti vicino Chernobyl, risultato shock dalle analisi: adesso hanno un superpotere. Dagli esami effettuati sui cani cresciuti vicino Chernobyl, sono emersi risultati particolari che alcuni ricercatori hanno definito un superpotere. Questi cani hanno sviluppato un adattamento genetico unico che li rende resistenti a radiazioni, metalli pesanti e inquinamento.

La scoperta è frutto di uno studio guidato da Norman J. Kleiman della Columbia University. Il team di Kleiman ha analizzato il DNA di 116 cani, rivelando due popolazioni geneticamente distinte. Tali adattamenti hanno permesso loro di prosperare in un ambiente altamente tossico.

L’ex centrale nucleare di Chernobyl è stata chiusa dopo il disastro del 1986, quando l’esplosione di un reattore causò la più grande dispersione di materiale radioattivo nella storia. L’evacuazione della popolazione umana ha lasciato la zona disabitata, consentendo alla fauna, inclusi circa 900 cani randagi, di adattarsi. Molti di questi cani discendono da animali domestici abbandonati durante l’evacuazione.

Nel programma Dogs of Chernobyl, ripreso dal Daily Mail, i ricercatori hanno raccolto campioni di sangue tra il 2018 e il 2019 per studiare l’impatto delle condizioni estreme sulla genetica dei cani. L’analisi ha evidenziato 400 loci genomici anomali e 52 geni correlati alla contaminazione ambientale. Questi cambiamenti genetici, trasmessi di generazione in generazione, rappresentano un adattamento unico a condizioni di vita ostili.

Non solo i cani

Non solo i cani, ma anche altre specie a Chernobyl, come lupi e rane mutanti, mostrano caratteristiche genetiche straordinarie. Ad esempio, lupi resistenti alle radiazioni cancerogene e rane arboricole nere con mutazioni genetiche vivono a lungo quanto le loro controparti non mutate.

Questi risultati sono cruciali per comprendere gli effetti a lungo termine dell’esposizione a radiazioni e inquinanti sugli organismi viventi. Le ricerche future potrebbero contribuire a mitigare i rischi ambientali per la salute umana e animale e valutare se la zona di esclusione possa essere nuovamente abitata.

Kleiman spera che questi studi aiutino a identificare meccanismi di adattamento genetico utili per affrontare ambienti contaminati, migliorando la comprensione scientifica degli impatti di esposizioni croniche a radiazioni e tossine. Queste scoperte rafforzano l’importanza di studiare gli effetti ambientali estremi su diverse specie per trarne insegnamenti utili anche per gli esseri umani.

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