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Uccide moglie e figlio neonato poi dà fuoco alla casa per nascondere i delitti: vigile del fuoco condannato all’ergastolo

Uccide moglie e figlio neonato poi dà fuoco alla casa per nascondere i delitti: vigile del fuoco condannato all’ergastolo. Un vigile del fuoco uccide moglie e figlio neonato poi dà fuoco alla casa per nascondere i delitti. È successo la mattina del 25 novembre 2020, ma in questi giorni la notizia è tornata sulle cronache dopo la conclusione del processo.

Melissa Lamesch, 27 anni, era speranzosa, avendo dato alla luce suo figlio due giorni prima. Mentre parlava con la sorella Cassie, notò dalla finestra Matthew Plote, il padre del bambino, con evidente frustrazione. Fu l’ultima volta che Cassie sentì la voce di Melissa.

Poche ore dopo, la casa di Melissa a Mount Morris, Illinois, andò in fiamme. I vigili del fuoco trovarono il suo corpo in cucina, ma la causa della morte non era l’incendio: Melissa era stata strangolata, e le fiamme sembravano un tentativo di coprire il crimine. Gli esami forensi rilevarono segni di lotta e DNA sotto le unghie di Melissa, corrispondente a Matthew Plote.

Melissa e Plote si erano conosciuti al college, ma la loro relazione si incrinò quando lei rimase incinta. Plote, contrario alla gravidanza, insistette per un aborto e, di fronte al rifiuto di Melissa, la ignorò. Nonostante il suo disinteresse, Melissa cercò di coinvolgerlo, inviandogli aggiornamenti e informando i nonni paterni. Questo gesto scatenò la rabbia di Plote, che temeva per la propria reputazione.

La condanna

Il 25 novembre, Plote si recò a casa di Melissa, con la scusa di discutere di questioni finanziarie. Quello stesso giorno si assentò dal lavoro, un fatto insolito. Durante gli interrogatori, mostrò un comportamento sospetto: non negò mai l’omicidio e mantenne un atteggiamento freddo, alimentando i sospetti.

L’indagine fu lenta, frustrando la famiglia di Melissa, ma nel marzo 2024 Plote fu processato. L’accusa dimostrò che l’uomo aveva strangolato Melissa per evitare responsabilità paterne, usando prove forensi, analisi dell’incendio e testimonianze, inclusa una telefonata interrotta tra Melissa e sua sorella. La difesa tentò di presentarlo come un uomo responsabile, ma la giuria deliberò in due ore, dichiarandolo colpevole di omicidio, omicidio volontario di un feto e incendio doloso.

Plote fu condannato all’ergastolo. Per la famiglia Lamesch, la sentenza rappresentò una giustizia amara. La madre di Melissa, Deanna, ricordò il dolore di seppellire il nipote nella sua bara. “Il sistema ci ha dato giustizia, ma niente di tutto questo è giusto”, rifletté. Melissa, descritta come coraggiosa e amorevole, non vide mai il futuro che aveva sognato per sé e il piccolo Barrett.

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