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Luca Ward: “Gladiatore? Doppiarlo è stato un privilegio. Se fossi giovane andrei via dall’Italia”

Luca Ward: “Gladiatore? Doppiarlo è stato un privilegio. Se fossi giovane andrei via dall’Italia”. Luca Ward sul Gladiatore è non solo, l’attore e doppiatore romano, 64 anni, ripercorre alcune tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Essere stato la voce del Gladiatore è stato più un privilegio o, a lungo andare, una dannazione?
«Scherza? Un privilegio, assolutamente. All’epoca nessuno avrebbe immaginato il percorso, oserei dire stratosferico, di quel film. Rimarrà nell’immaginario collettivo».

Ha mai incontrato Russel Crowe?
«La prima volta fu nel 2005 per Rapimento e riscatto, con Meg Ryan. Continuo a doppiarlo. Recentemente in un film dove interpreta un mafioso russo. Ogni volta resto senza parole, quando gli fanno i primi piani tutto il resto scompare. È una persona fantastica, con una faccia straordinaria».

[…] Se fosse giovane, lei resterebbe o andrebbe via?
«Andrei via. Ho una figlia che è appena tornata in Italia, per anni ha fatto l’istruttrice di sub in giro per il mondo, parla mille lingue. Ho due ragazzi di 15 e 17 anni. Lupo, il più grande, ce lo ha già detto: “Andrò via, perché in Italia non c’è futuro”. E purtroppo credo abbia ragione».

E questi ragazzi che restano, invece, perché?
«Sono attaccati a questo Paese, che è uno dei più belli al mondo. Li amo molto, in più ho sempre avuto una forte ammirazione per gli orchestrali».

Perché?
«Da piccolo il mio grande desiderio era imparare a suonare il pianoforte. Ma non avevamo abbastanza soldi per permetterci un maestro. Quando vedo le persone suonare un qualsiasi strumento, il piano, la tromba, le percussioni, rimango affascinato. È un mestiere magico».

Luca Ward: “Gladiatore? Doppiarlo è stato un privilegio”

Tornando alle colonne sonore: spesso sopravvivono, nell’immaginario della gente, agli stessi film per cui sono state composte.
«Verissimo. Prendiamo per esempio Sergio Leone, uno dei più grandi registi al mondo secondo me. Ecco, le musiche di Ennio Morricone hanno fatto almeno la metà del successo di quei film. Non voglio fare sempre quello del tricolore, ma Morricone è stato il migliore di tutti i tempi».

La colonna sonora della sua vita?
«Self Control di Raf».

Celebra quarant’anni quest’anno, lo sapeva?
«Certo. Era la colonna di Chewingum, un film che girai nel 1984. Mi ritirai dal cinema dopo, perché quando mi rividi mi dissi che non ero in grado».

Ma non è vero.
«All’epoca andavano le bellezze alla Massimo Ciavarro. Io sembravo il bagnino di Ostia».

Soundtracks parte da Torino, e poi?
«Diciamo che lo stiamo testando. Non escludiamo, il prossimo anno, di andare all’estero. Grazie a dio parlo bene le lingue».

Così finalmente se ne va.
«È la volta buona che approdo nel Paese che mi piace».

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