Elia Nuzzolo: “Di Bongiorno e Pezzali ammiro soprattutto un aspetto. Noi giovani spaventati dalla noia”. Elia Nuzzolo su Bongiorno, Pezzali, gli esordi, e non solo, l’attore toscano, 24 anni, si racconta partendo proprio dai ruoli che ha interpretato nelle due serie, in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Com’è nata l’idea di fare l’attore?
«Frequentavo un istituto superiore a indirizzo chimico, ma ho presto capito che la chimica non era la mia strada. Così mi sono iscritto al primo corso di recitazione a Prato, la città in cui sono nato e cresciuto».
E dopo che cosa è successo?
«Su consiglio della mia insegnante ho tentato l’ingresso al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Sono stato ammesso, ho studiato e mi sono diplomato. Ed eccomi qui».
Poi è arrivato il ruolo di Mike nella serie Rai sul popolare presentatore. Quali caratteristiche ammiri del Bongiorno ragazzo?
«La perseveranza, la tenacia e la motivazione tipiche di una persona che non si è mai arresa, nonostante abbia incontrato tanti ostacoli lungo il suo percorso di vita».
Invece come descriveresti il Pezzali liceale?
«Appassionato e giovane sognatore».
Tu sei un giovane sognatore?
«Direi proprio di sì. All’inizio voler diventare un attore sembra un’utopia, ma sono convinto che con lo studio e l’esperienza si riescono a vincere le difficoltà».
Nella vita sei un giovane ribelle?
«No, sono decisamente più… tranquillo. Sono abbastanza mite».
Elia Nuzzolo: “Di Bongiorno e Pezzali ammiro soprattutto un aspetto”
[…] Tu fai parte della cosiddetta “Generazione Z”, di cui fanno parte i ragazzi nati tra il 1997 e il 2010. Che cos’ha di diverso rispetto alle precedenti?
«Abbiamo tanti mezzi in più a disposizione. Siamo nati e cresciuti in un mondo più veloce, più immediato. Attenzione, però: oltre al risvolto positivo c’è anche quello negativo».
Facciamo degli esempi? Partiamo dal risvolto positivo…
«Pensiamo ai viaggi in macchina. Max Pezzali e Mauro Repetto per spostarsi da Pavia a Milano usavano la cartina stradale, e se si perdevano era un problema. Ora io, come tutti i miei coetanei e non solo, uso una app sul telefono. E se mi perdo, ritrovo subito la strada».
E quello negativo?
«Noi giovani ci siamo un po’ impigriti e siamo troppo spaventati dalla noia. Quando siamo annoiati prendiamo il cellulare e navighiamo sui social invece di far navigare la nostra mente e lasciare spazio a idee e creatività».
Un artista che ti ispira?
«Da quando sono piccolo ho un grande mito: Anthony Hopkins» […] «Oltre a essere un grandissimo attore, è anche molto saggio. Parla spesso di noi giovani e lo trovo veramente illuminante».
Per citare di nuovo Pezzali, possiamo dire che questi sono i tuoi “Anni d’oro”?
«Sì, ma… in parte. Il periodo più felice per me è stato quello delle superiori, ma posso dire che anche gli anni che sto vivendo non sono male, anzi, il contrario (ride)».
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