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Neri Marcorè: “Papa Luciani? La proposta ha stupito anche me. Nessun rimpianto, per me conta il presente”

Neri Marcorè: “Papa Luciani? La proposta ha stupito anche me. Nessun rimpianto, per me conta il presente”. Neri Marcorè su Papa Luciani, la carriera, la mamma, la timidezza e non solo, l’attore e comico marchigiano, 58 anni, parla a cuore aperto in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Attore, imitatore, cantante, conduttore, musicista, di tutto di più. Marcorè nella sua ormai lunga carriera non si è fatto mancare nulla. E pensare che tutto parte dall’educazione ricevuta da mamma Ines:
«Sono stato fortunato ad avere una madre così. È lei ad avermi trasmesso molte qualità umane, a rendermi positivo verso il mondo e la gente. Lei è generosa, aperta, risponde sempre con amore e gentilezza alle contrarietà e, anche in famiglia, ne ha avute parecchie. Però lei ha sempre reagito con dolcezza.

Mio padre era falegname, anche lei ha sempre lavorato, orlatrice, prima in fabbrica e poi in casa. Dunque, non una casalinga ma, ripeto, molto aperta al mondo, altruista. Io sono figlio unico, ho una certa tendenza alla timidezza, ma lei mi ha trasmesso dei valori importanti e mi ha sempre spinto all’estroversione. Molto prima di me aveva capito che avevo qualche dote e i primi passi nello spettacolo li ho compiuti grazie a lei, proprio con il suo sostegno, mi incitava a uscire fuori dalla mia naturale riservatezza: ho iniziato a esibirmi a 12 anni».

Neri Marcorè: “Papa Luciani? La proposta ha stupito anche me”

Un talento che non nasce da un’eredità familiare.
«Sin da piccolo avevo passione per musica, canto, chitarra e l’attitudine all’imitazione».

Ha debuttato, però, da ragazzino al microfono di Radio Aut Marche dello showman Giancarlo Guardabassi.
«Avevo partecipato a un quiz radiofonico dove cantavo una canzone dei Bee Gees e Guardabassi ne fu colpito. Fu la scintilla che mi permise di calcare i palcoscenici delle piazze estive. Poi, la mia attenzione si è spostata sul teatro-canzone».

Ha mai conosciuto Gaber o De André?
«Gaber non ho fatto in tempo, purtroppo: per me era un mito, quando lessi la notizia della sua scomparsa, mi si gelò il sangue, moriva una persona che consideravo un amico. Con De André fummo ospiti la stessa sera del Premio Italiano Musica: entrambi dovevamo esibirci e lui era seduto dietro di me in platea. Ogni tanto mi giravo a guardarlo, ma non ebbi il coraggio di dirgli niente. Temevo di essere banale, facendogli i soliti complimenti».

Neri Marcorè: “Nessun rimpianto, per me conta il presente”

Tra gli innumerevoli personaggi interpretati, Giovanni Paolo I.
«Quando me lo proposero rimasi sorpreso. Un Papa proprio non me l’aspettavo. Ho pensato: che c’entro io? Da ragazzino non ho fatto neanche il chierichetto. Con papa Luciani non vedevo neanche la somiglianza fisica e poi la mia esperienza ha poco a che vedere col misticismo. Forse ci legava l’essere nati tutti e due in provincia».

Innumerevoli anche le imitazioni. Tra i suoi cavalli di battaglia, l’ex premier Conte, Alberto Angela, e poi Gasparri, Casini, Fassino…
«Non ho mai puntato sulla somiglianza fisica. Piuttosto ho lavorato su ciò che mi colpiva del personaggio, per costruirci sopra una storia. Le mie, più che imitazioni, sono state delle interpretazioni. L’imitazione è un punto di partenza non di arrivo».

Ma la più grande soddisfazione è stata la sua prima regia cinematografica.
«Per “Zamora” ho ricevuto complimenti da tutti. Veder nascere dalle parole del romanzo, da cui è tratto il film, delle immagini filmiche, una forte emozione, l’ho vissuta come una vittoria. Le sconfitte? Anche i progetti che non sono andati nel migliore dei modi li ho sempre vissuti come un insegnamento nel mio percorso di crescita. E non mi pento di aver rifiutato determinate proposte, si vede che non era il momento giusto per accettarle e, a volte a posteriori, mi sono detto: meno male che non l’ho accettata. Insomma, non ho rimpianti, né sogni nel cassetto. Per me conta il presente».

 

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