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Cinema Spettacolo

Luca Zingaretti: “In La casa degli sguardi sono un papà che conosce il segreto della vita. A 8 anni mi sono sentito perso per la prima volta”

Luca Zingaretti: “In La casa degli sguardi sono un papà che conosce il segreto della vita. A 8 anni mi sono sentito perso per la prima volta”. Luca Zingaretti su La casa degli sguardi, l’attore romano, 62 anni, debutta alla Festa del cinema come regista e autore, ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

[…] debutta alla Festa del cinema come regista e autore. In La casa degli sguardi, in cui è anche attore, è il padre vedovo di Gianmarco Franchini. Che padre interpreta?
«Moderno, è un tramviere che non ha strumenti per le inquietudini del figlio, ma sa che il segreto della vita è accontentarsi».

Perché questo debutto?
«E’ stato quasi naturale, da tempo pensavo a come immaginarmi le sceneggiature. Ci fu un tentativo quando Alberto Sironi si sentì male sul set di Montalbano e per tre episodi dovetti prendere in mano la situazione. Cadde il timore di non essere all’altezza».

[…] Si è rivisto in lei ragazzo?
«Sono cresciuto per strada, alla Magliana. Da ragazzo era necessario smarrirsi. Il problema è quando ti smarrisci e non te l’aspetti. Io la prima volta che mi sentii perso è quando si separarono i miei genitori. Avevo 8 anni. Non era come oggi che sono tutti separati e si contano le coppie che resistono. Il fatto di dover nascondere questa cosa a scuola, e tutte le certezze vacillavano…».

Cosa la aiutò?
«Il calcio, quando militai nel Rimini, la politica e le tante amicizie, che ti danno il contesto in cui puoi rispecchiarti e ti vedi, ti percepisci».

Luca Zingaretti: “In La casa degli sguardi sono un papà che conosce il segreto della vita”

[…] Fu «Il branco» che la spinse verso la popolarità in tv?
«No, lì, nel 1987, ci fu solo una grande delusione. Ancora oggi sono fiero di quel film di Marco Risi. Al Festival di Venezia Uma Thurman in giuria aveva la faccia contrariata, ma lei equivocò. Nel film c’è il sottoproletariato dove la donna era un oggetto senz’anima, trattata peggio degli animali, Fu rifiutato perché cercava di fare quel discorso. E’ una storia lucida e profetica sulla violenza contro le donne».

[…] Con suo fratello Nicola, del Pd, parlate più di cinema o di politica?
«Di tutt’e due. Chi è messo peggio? Al cinema basta che cambi la legge riavviando certi meccanismi produttivi. Nicola fu il primo in famiglia ad avvicinarsi al cinema, da ragazzo andava in camper a vedere i film a Venezia. La politica è messa peggio, è difficile che torni alle capacità e allo spessore della Prima Repubblica, il rimpianto è per quegli intellettuali prestati alla politica che non ci sono più».

Domanda triviale. E’ stato un complesso il cranio pelato da così giovane?
«A 20 anni nessuno può essere contento di perdere i capelli, il problema è come si riesce a superare il problema. Poi è anche vero che la capigliatura per chi fa il mio mestiere non è una cosa secondaria. Tante volte ho recitato con la parrucca».

Seconda domanda triviale. E’ vero che sua moglie Luisa Ranieri le cedette per sfinimento?
Ride: «Spero non solo per sfinimento. Le feci una corte lunga e serrata, con tanti fiori. Ci dicemmo, scusi il bisticcio. se son rose fioriranno. Ci prendemmo i nostri tempi. Se stiamo insieme dopo tanti anni, che è un miracolo, è perché condividiamo».

Dicono che lei ha un’immagine seriosa.
«Perché non sono un battutaro. Quando andavo nelle trasferte di calcio mi mettevo all’ultima fila del pullman e non partecipavo alle goliardie. Non sono scostante. Amo la convivialità».

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