Caterina De Angelis: “Mia madre? Ho saputo a 15 anni che lavoro faceva. A Carlo Verdone l’ho detto dopo avermi scelta”. Caterina De Angelis sulla madre, e non solo, l’attrice 23enne figlia di Margherita Buy e del chirurgo Renato De Angelis, si racconta in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Quando ha capito che recitare poteva essere la sua strada?
“In realtà non l’ho mai capito, è solo successo. Mi entusiasmo facilmente: se uno mi parla con passione del suo lavoro mi viene voglia di farlo. Da sempre mi piace scrivere, per questo ero andata in Inghilterra a fare una specie di corso di Lettere che poi ho trasformato in una laurea orientata alla critica cinematografica. Pensavo che avrei fatto quello, ma poi mi hanno chiamata per recitare in un corto, mi è piaciuto moltissimo e mi sono detta: ma io voglio fare l’attrice. In futuro chissà, magari tornerò a scrivere o avrò una fattoria piena di animali”.
Intanto ha deciso di studiare recitazione.
“Sono contraria all’idea che questo lavoro possa essere solo improvvisazione o, ancora meno, fortuna. Come ogni altro mestiere bisogna studiare. Quello dell’attore è un mestiere che non si può avere la presunzione di saper fare e basta: è il motivo per cui non esiste più tanto nella nostra generazione. Vedo molte più ragazze immagine che attrici: spesso conta più far crescere un profilo social che impegnarsi a fare bene le cose. Ed è molto triste”.
Caterina De Angelis: “Mia madre? Ho saputo a 15 anni che lavoro faceva”
[…] Lei è stata scelta, tra gli altri ruoli, per essere la figlia di Carlo Verdone in Vita da Carlo (dal 16 novembre sarà disponibile su Paramount+ la nuova stagione). Che esperienza è?
“Incredibile, troppo bella, vorrei stare sempre su quel set. Mi sono presentata ai provini e man mano che li superavo mi ponevo la domanda se dire a Carlo chi fossi. Dopo che mi hanno confermata mi sono decisa, più che altro perché mi sembrava imbarazzante avendolo visto in casa quando ero piccolissima. Così gli ho detto: ma hai capito chi sono io? Lui mi ha risposto: no, chiccazzo sei? Quando gli ho detto che ero la figlia di Margherita Buy è sbiancato: non mi vedeva da quando avevo 3 anni. È stato tutto molto bello, è un onore lavorare al suo fianco: Carlo è la persona più amata che abbia mai visto, tipo che se passano lui e papa Francesco, al Papa fanno lo sgambetto”.
Conosce la sua vera figlia?
“Sì, l’ho conosciuta per la serie ed è un genio, una scienziata. Per certi versi ci assomigliamo: anche lei è un’entusiasta. Certo, rispetto al mio personaggio è molto più educata”.
Nella nuova serie diventa mamma. Che effetto le ha fatto?
“Bellissimo: ho avuto un bambino in braccio per tutto il tempo in questa stagione e quando me l’hanno tolto è stato un trauma. Non vedo l’ora di diventare mamma… da quando sono piccola. E come il mio personaggio sono una super romantica: mi innamoro tantissimo, do tantissimo. Ma non mi sono mai messa in discussione. E ho frequentato solo belle persone”.
Non le piacciono i dannati?
“Mah, lo sembrano all’inizio ma poi non lo sono mai. Ogni volta a mia madre prende un colpo quando glieli presento, invece…”.
Che effetto le fa fare lo stesso lavoro di sua madre?
“Ho scoperto a 15 anni che lavoro facesse perché non si è mai atteggiata in modo diverso dalle altre mamme. Per me il suo era, appunto, un lavoro e anche io oggi lo vivo così”.
Caterina De Angelis: “Mia madre? A Carlo Verdone l’ho detto dopo avermi scelta”
E quando aveva 15 anni, dunque, cosa è successo?
“Un mio amico a scuola mi disse: tua mamma è lesbica, ho visto che baciava una donna. Così a casa le ho chiesto e lei mi ha spiegato che si trattava di un film (Io e lei, ndr). Mamma è molto brava, non si è mai fatta abbagliare”.
[…] Esaurito il capitolo vantaggi, ci sono stati anche degli svantaggi nell’essere figlia d’arte?
“Tutti. Fa ridere perché ora se ne accorgono anche i miei compagni di corso, che mi dicono che parto sempre da uno scalino più basso per via di un meccanismo in realtà semplice: con un figlio d’arte il primo stimolo è vedere se è all’altezza del genitore. Parti sempre da un paragone, mai da zero”.
E la bellezza? Che ruolo ha per lei?
“Fino ai miei 17 anni mi sono sempre sentita brutta, mi vergognavo proprio. Mi prendevano in giro perché ero troppo alta, mi dicevano che ero un uomo. Poi a un certo punto, a quanto pare, è cambiata l’opinione delle persone… anche se quando i primi ragazzi mi guardavano io credevo che in realtà li pagasse mia madre”.
Lavorare nello spettacolo è più difficile per le donne?
“Sicuramente. Ora c’è questa contro-lotta nell’affermare che le cose stanno cambiando, ma non è così. Il problema è l’ignoranza collettiva che ci fa parlare per slogan, spesso anche quando si tratta di femminismo”.
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