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Guardare il proprio profilo social immaginando cosa pensano gli altri: svelata la causa

Guardare il proprio profilo social immaginando cosa pensano gli altri: svelata la causa. Se ti è mai capitato di guardare il proprio profilo social immaginando cosa pensano gli altri, sappi che è una cosa abbastanza comune. È quanto sostiene l’autrice e psicoterapeuta Eloise Skinner, secondo la quale si tratta di un fenomeno del tutto naturale a cui molte persone si abbandonano. E la spiegazione sul perché è intrigante.

In sostanza, tutto è radicato nel nostro desiderio di saperne di più su chi siamo come persone. “Il desiderio di capire come veniamo percepiti è presente nell’istinto umano da generazioni. Quando cerchiamo di comprendere noi stessi, rispondendo all’eterna domanda ‘chi sono io?’, spesso ci lasciamo guidare dalle opinioni e dalle riflessioni degli altri”, le sue parole riportate al sito ‘Mashable’.

E quando questo feedback non è immediatamente disponibile, ha spiegato la Skinner, ci mettiamo a immaginare cosa potrebbe essere esaminando cosa vedrebbero gli altri se guardassero i nostri profili sui social media. Questo bisogno di accettazione sociale e di status è stato plasmato nel corso degli anni dall’evoluzione, ha aggiunto la psicologa Zoe Mallet. Di conseguenza, tutti gli esseri umani hanno un profondo bisogno di approvazione sociale, e i social media non fanno che amplificare questo bisogno.

Tentativo inconscio di migliorare la nostra posizione sociale

“Si tratta di un tentativo inconscio di migliorare la nostra posizione sociale, aumentare le nostre possibilità di appartenenza e creare un’immagine positiva di noi stessi, che fa parte dei nostri meccanismi di sopravvivenza in quanto esseri umani”, le sue parole riportate dal Daily Mail.

Monitorare i propri social media è solo un altro modo per controllare la percezione che gli altri hanno di sé, ha spiegato. Per altri, invece, l’auto-persecuzione può avere origine nel perfezionismo. “[Ciò] potrebbe derivare da un senso di insicurezza riguardo al nostro senso di identità, a come appariamo agli altri, o anche da un sentimento critico su ciò che pubblichiamo e su cosa dovremmo migliorare”, ha affermato la signora Skinner.

Per la maggior parte delle persone si tratta di una situazione innocua, ma per alcuni può trasformarsi in un problema dannoso. “I social media possono fungere da unità di archiviazione per le vecchie versioni di noi stessi e delle nostre identità, quindi riflettere con apprezzamento, nostalgia o premura può essere un’attività di supporto e benefica”, ha aggiunto la signora Skinner. Ma se l’auto-stalking ti fa restare troppo legato al passato, fai attenzione. “Se ci rende più timidi, egocentrici o distratti da ciò per cui vorremmo usare i social media, allora vale la pena di riconsiderare questa abitudine”, ha aggiunto.

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