Giuliana De Sio: “Carriera? A 18 anni un colpo di fortuna. Giuseppe Fulcheri mi lasciò in modo scioccante”. Giuliana De Sio sulla carriera, le storie d’amore finite male, l’infanzia difficile, e non solo, l’attrice napoletana, 67 anni, si racconta in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Sognava la recitazione sin da piccola?
“Proprio no, ero troppo occupata a destreggiarmi nel quotidiano. Mio padre ha lasciato casa quando ero alle medie, siamo rimaste con una madre disturbata e alcolista molesta, non in grado di accudirci. A 12 anni tentai pure il suicidio con i sonniferi: era un modo estremo di attirare l’attenzione. Che poi non attirai così tanto (ci ride su): mia madre mi dette della “str…”. Mi fece quasi simpatia, dalla sua bocca non era mai uscita una parolaccia! Terminato il liceo classico, a 18 anni e un giorno, sono fuggita. Allo sbaraglio”.
Per andare dove?
“Un amico a Trastevere mi ha ospitato qualche notte, dopo mi hanno accolto amici degli amici… Finché, per strada, ho conosciuto il guru della prima comune hippie d’Italia, quella di Terrasini, a Palermo. Ci siamo fidanzati. O, meglio: mi illudevo ci fossimo fidanzati. Appena arrivata in Sicilia, ho scoperto che si portava a letto ogni ragazza. Non partecipavo all’amore di gruppo, stavo su uno scoglio a piangere. Poi sono scappata”.
Giuliana De Sio: “Carriera? A 18 anni un colpo di fortuna”
E a quel punto?
“Tornata a Roma, ho conosciuto Alessandro Haber, ci siamo legati… È stato lui a pensare che avessi talento e a spingermi verso la recitazione. Sono stata fortunata, a 18 anni ho ottenuto un lavoro sull’unica base dei provini: Una donna (dal romanzo protofemminista di Sibilla Aleramo, trasmesso nel 1977, ndr)”.
Fu un successo enorme.
“Altri sceneggiati sono seguiti: puro stile Rai 1, in odore di castità. All’improvviso ho cambiato immagine: in Sciopèn (diretto da Luciano Odorisio nel 1982, ndr) ci sono scene di sesso forti tra me e Michele Placido”.
Vinse il Leone d’Oro come opera prima a Venezia. Chissà che soddisfazione!
“Macchè, sono una deficiente! Una dissipatrice: non so vivere, non so farmi regali. Quel che di positivo ho ricevuto – e dovrebbe incoraggiarmi – l’ho cancellato: “Sì, vabbè…”. Un mio amico mi chiamava “Spallucce”: ho vinto un premio? Spallucce. Ho recensioni ottime? Spallucce. C’è un nodo dentro di me che minimizza e non lascia passare nessuna strategia consolatoria”.
Giuliana De Sio: “Giuseppe Fulcheri mi lasciò in modo scioccante”
Forse non c’è bisogno di Freud, basterebbe Lucy “5 cents” di Snoopy: in lei ci sarà ancora la bambina che riteneva di non meritare la serenità…
“Né serenità né amore. Sono stata in analisi dai 19 ai 60 anni passati: freudiana, junghiana, lacaniana, reichiana… L’intero arco costituzionale (e metà dei miei guadagni!). Non è servito. C’è un allarme, una sirena perennemente accesa in me”.
Non la spegne neppure l’amore?
“L’amore? Riguarda la preistoria. Vivo sotto ghiaccio, una specie di Regina delle nevi. Incontrarsi è un miracolo sempre, ma dopo i 60 è proprio “il” miracolo”.
[…] Ma Elio Petri, suo primo grande amore?
“Rappresentava l’eccezione: non in quanto regista premio Oscar e autore di capolavori come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, era straordinario umanamente! Mi ascoltava con attenzione,metteva “in bella”i miei pensieri. Mi ha dato un valore che nessuno mi aveva dato.Quel che oggi sono di buono lo devo al 90 per cento a quei quattro anni assieme. Lo devo a lui. Non esageri. Be’, mi ha scelto, e senza dubbio qualcosa significherà. Ricordo che lo colpì scoprire che stavamo leggendo lo stesso romanzo”.
[…] Alla sua unione con Petri è dedicata una puntata del programma Grande amore, adesso su RaiPlay.
“C’erano 28 anni di differenza tra noi, se non fosse morto non so come sarebbe proseguita. Di sicuro, però, lui sarebbe rimasto una luce. Il giorno in cui se n’è andato ero sul set di Scusate il ritardo con Troisi: Massimo fu comprensivo, fermò le riprese. Anche Gianni Amelio fu un tesoro”.
Giuliana De Sio: “Botte con Amelio? Dopo siamo diventati amici”
Amelio? Non vi eravate picchiati sul set?
“Sì, però dopo quelle botte siamo diventati amici…”.
Quando tempo c’è voluto per riaprirsi al sentimento?
“Un paio d’anni, ma ho avuto bisogno di un altrove per poter mettere una pietra su quella cosa lì, pietra che in verità non ho mai messa. Accadde in Marocco con il produttore esecutivo di Casablanca, Casablanca, Abdou Achouba. Siamo stati assieme quattro anni e, subito dopo, sono stata sei-sette con un uomo perbene: Elvio Porta (sceneggiatore e regista, ndr ), un napoletano solare. Finì senza un perché”.
L’ultima storia di rilievo?
“Giuseppe (il musicista Giuseppe Fulcheri, ndr), che aveva 15 anni meno di me. Sono sola da quando ne avevo 43-44. Mi lasciò in modo scioccante, ma siamo rimasti amici. Tutti uomini particolari”.
Anche per i flirt si sceglieva partner impegnativi: Francesco Nuti, Gian Maria Volonté.
“Interessanti, non importanti. Ogni tanto ho bisogno di una sagoma maschile accanto, ho cercato delle sagome. Ho allestito dei teatrini, una volta con tre fidanzati contemporaneamente: era l’espressione della mia sfiducia verso il genere maschile, ed è stato il mio addio alle “scene””. (ride)
[…] Rimpiange più certi sì o certi no?
“Rimpianto non mi piace. Non stando bene con me stessa, soffro di horror vacui ed è una corsa perenne a far succedere cose. Alcune, inevitabilmente, non così meritevoli. Fiction come Il bello delle donne, pur con milioni di spettatori, mi hanno danneggiato agli occhi degli “intellettuali” del cinema. E non dimentichiamo Ballando con le stelle! Però mi è servito più di 30 anni di analisi…”.
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