Zeudi Araya: “Io e l’Italia uniti dal destino. In 4 mesi ho perso figlia e marito. Amore? In questo momento sono single e sto bene”. Zeudi Araya sull’Italia la morte della figlia e marito in 4 mesi, l’amore, e non solo, l’ex attrice eritrea naturalizzata italiana, 73 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’.
[…] Tutto cominciò quando fu eletta Miss Eritrea.
«Era la prima edizione. Avevo 16 anni, me ne aggiunsi due per poter partecipare. Mi iscrissi quasi di nascosto. Mio padre, governatore di Decameré la cittadina dove sono nata, non sapeva nulla. Ero una ragazzina vanitosetta, mi iscrissi al concorso perché sapevo che avrei partecipato a tante sfilate con dei bei vestiti da indossare. C’erano tante altre belle ragazze, la seconda arrivata era di religione musulmana, la terza era una italo eritrea».
E lei?
«Io sono cristiano copta. Il premio consisteva in una corona con la coppa, un bracciale, una Mercedes, un orologio e un viaggio in Italia. Prima andai nel previsto hotel di via Veneto, poi andai a vivere a casa dell’ex fidanzata di uno dei miei otto fratelli, che a Roma è stato un bravo oculista, ora non c’è più. In famiglia ero l’unica ad aver frequentato in Eritrea la scuola italiana. Poi dicono che non esiste il destino».
[…] Quando arrivò a Roma si utilizzava il termine «negra». Oggi sarebbe inimmaginabile.
«In Eritrea c’era una base navale americana con tanti afro americani. Noi li chiamavamo negri americani. Era consuetudine. Non c’erano significati razzisti. In Italia solo qualcuno mi chiamava bella negretta. Sono stata fortunata. Un agente di cinema mi presentò tutta gente carina, con Renzo Arbore e i suoi amici ho passato serate divertenti. Poi Renato Guttuso mi incontrò a un ristorante e volle farmi alcuni ritratti».
Capitolo Franco Cristaldi.
«Lo conobbi a Los Angeles. Ero andata per studiare l’inglese. Gli chiesi di portarmi con lui agli Oscar. Vinse con Amarcord, mi disse di restare che gli portavo fortuna».
Zeudi Araya: “Io e l’Italia uniti dal destino”
Improvvisamente un tonfo.
«A 39 anni, dopo una vita di attese e di medici, aspettavo una bambina. La persi a sei mesi di gravidanza. Era marzo. Il nostro sogno sparì. Dopo quattro mesi, il primo luglio 1992, Franco Morì».
Come reagì?
«Mi cadde addosso il mondo, il dolore entrò dentro di me non subito, all’inizio ci fu solo lo shock. Vivo con i premi, i copioni, gli appunti di Franco. È come se vivesse con me. Cosa mi manca di lui? La sua energia. Se n’è andato quando prendevano piede i computer. Gli piaceva tutto quello che è nuovo. Il suo soprannome era tabellina. Io sono un tipo pratico. Mi rimboccai subito le maniche».
Come convive con ricordi così dolorosi?
«Non dico che è un dramma ma quasi. Il dolore fortifica, e ho cercato di superarlo continuando il lavoro di Franco. Nel tempo è subentrata la malinconia. Il dolore rende più consapevole rispetto a quelli che possono capitare in futuro. Ho mille bei ricordi ed emozioni che fanno male. Sono morte tante persone a cui ero così vicino. Monica Vitti, con cui giocavo a ramino fino a notte fonda, era stata mia testimone di nozze insieme a Fellini, che mi faceva disegni con i fiori. Con Monica andavo d’estate in Sardegna, solo che lei aveva paura degli aerei e ci raggiungeva in nave».
Zeudi Araya: “Amore? In questo momento sono single e sto bene”
[…] L’ultimo suo film è del 1987, quasi 40 anni fa.
«Non ho rimpianti. L’unico forse è per aver detto no a 007, la spia che mi amava, con Roger Moore».
È stata più sex symbol o attrice?
«Ditelo voi. Non mi offendo se dite sex symbol. Non è un peccato. I miei film erano diversivi rispetto a quelli dei giganti, Fellini, Antonioni… Non volevo fare chissà quale film. La gente in Italia mi guardava con curiosità. Ero spontanea, istintiva. Se giravo in spiaggia è chiaro che ero mezza nuda, non c’era nessuna volgarità».
[…] Suo figlio l’ha avuto da Massimiliano Spano, il regista.
«Sono felicemente single da un bel po’ di anni e sto benissimo così. Sono felice».
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