Rocco Papaleo: “Al Liceo ho vinto il concorso di bellezza e ho capito la politica. Detesto un aspetto di me stesso”. Rocco Papaleo, il Liceo dove ha vinto il concorso di bellezza, l’aspetto di sé stesso che detesta, e non solo, l’attore lucano, 66 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
«Perdere tempo mi viene facile» (Mondadori) è il titolo della sua autobiografia. La pigrizia che ruolo gioca nel suo carattere? […]
«È la cosa che più detesto di me stesso, perché conosco l’attivismo e quanto ne ricavo anche dal punto di vista della soddisfazione e dell’umore, ciò nonostante — pur sapendo che fare cose mi fa star bene — sono vittima di una pigrizia che ha l’unica spiegazione nella genetica».
[…] È stato eletto Mr. Liceo, poi cosa le è successo?
Sorride. «I favoriti erano due miei compagni di classe, entrambi non solo bei ragazzi, ma anche intelligenti e carismatici. Probabilmente in seguito a un patto di non belligeranza tra le due fazioni, il nome che uscì vincitore dallo spoglio dei voti fu il mio. Quell’episodio mi diede la consapevolezza di come funziona la politica, a volte una persona viene scelta per mettere d’accordo tutti. La mia nomina non scontentò nessuno, non ero invidiato, ero l’amico di tutti. Non avevo le carte per essere il più bello del liceo, anzi, ma forse ero il più simpatico».
Pino Mango era di Lagonegro, paese rivale di Lauria: perché pensava che la snobbasse?
«In realtà ho scoperto che era una persona timida, pensavo che l’accoglienza spettasse a lui perché era più grande di me e questo incrocio di timidezze generò un fraintendimento».
Quando frequentava l’università a Roma, la sera faceva il lavapiatti.
«Fu un periodo di formazione, sono entrato così nella Roma by night, lavoravo in un locale alla moda dove venivano tanti attori, li guardavo con speranza e ammirazione dalla finestrella della cucina».
Rocco Papaleo: “Detesto un aspetto di me stesso”
Il suo primo nome è Antonio.
«Sono diventato Rocco a 26 anni, fino ad allora era solo il mio secondo nome, e in breve mi ci sono affezionato, pure troppo. C’era pure il film di Scola, Permette? Rocco Papaleo, quel nome in fondo conteneva un destino».
Quando ha scoperto di essere egocentrico?
«Ho un’innata voglia di piacere, non solo agli altri ma anche a me stesso. In modo cosciente l’ho capito all’università, nei lunghi e noiosi pomeriggi di esercitazioni di Fisica 2. Quando il professore capiva che l’attenzione calava nell’aula, mi faceva una domanda e io sparavo una cazzata, dicevo una cosa che facesse ridere la platea. Era diventata una sorta di convenzione: per convenzione facevo ridere gli altri, così mi venne l’idea di avere la dote di far ridere a comando, non solo nella spontaneità del momento».
Scrive che non sopporta quelli che parlano solo e ossessivamente di sé, quelli che ogni loro frase comincia con «io». Come si concilia con l’egocentrismo?
«Siccome detesto gli egocentrici, mi oppongo così al mio egocentrismo: la mia strategia è pormi in modo umile e apparentemente poco accentratore, una scelta che risulta conveniente. Mi definisco anche un cripto-vanitoso, che è peggio di essere vanitosi, perché lo devi nascondere con abilità. Per esempio per vestirmi devo fare ragionamenti approfonditi, devo scegliere qualcosa di bello, ma senza sembrare che l’abbia fatto apposta».
[…] Scrive che Favino la fa sentire incapace.
«È un fuoriclasse. E poi è divertente, imita chiunque, anche me, fa una mia imitazione impeccabile. È talmente bravo che quando recito mi farei doppiare da lui».
Rocco Papaleo: “Al Liceo ho vinto il concorso di bellezza e ho capito la politica”
Il suo Sanremo 2012 fu un successo.
«Ho sempre desiderato partecipare al Festival, perché sono figlio di una generazione che idolatrava Sanremo, in paese c’era un televisore ogni cento abitanti ed era a casa mia. Ogni volta si radunavano nella stanza da pranzo almeno 20 persone per guardarlo. Quindi non sono andato lì con snobismo, ma affascinato da quel palco. Visto da casa sembra un palco pericoloso, ma alla fine è “solo” un teatro, mi sentivo a mio agio, ci ho passato la vita in teatro».
[…] Cross, stop di petto, semirovesciata all’incrocio: davvero prima di addormentarsi spesso è l’ultima immagine che ha in testa?
«A 66 anni mi costa fatica confessarlo ma è così. Anche se non gioco più da tempo, il calcio mi rimbambisce, lo ammetto con un pizzico di vergogna».
[…] Lei ha tifato prima Milan, poi Inter, quindi Napoli, ora Roma. Il tifoso infedele non esiste in natura.
«In effetti non siamo in tanti con un percorso come il mio. Ora è da tanti anni che sono della Roma, non so se cambierò, anche se dovrei, ma la sofferenza fa parte del gioco. Questa mia irrequietezza rivela una sfaccettatura importante del mio carattere rispetto all’infedeltà sentimentale, che si manifesta come una certa inconsistenza nei riguardi della serietà. Le mie storie importanti si sono sempre macchiate con il tradimento».
Ora è fidanzato?
«No, sono su piazza, anche se ormai sono un pezzo da mercatino dell’usato. Devo dire però che certi articoli vanno ancora di moda».
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