Tardelli: “Maradona poteva venire alla Juve, litigò con Pelè. Agnelli di oggi diversi dall’avvocato. Boniperti come un padre”. Marco Tardelli su Maradona e il mancato passaggio alla Juve, il rapporto con Boniperti, e non solo, l’ex calciatore, 70 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] È vero che i tuoi volevano una femmina?
«Ci speravano. Avevo già tre fratelli, una sorellina era morta da piccola. E noi maschi, per la disperazione di mia madre, giocavamo tutti. Flavio bravissimo, ma svogliato. Tullio tosto, un Gattuso. Danilo il più forte, un Beccalossi: doveva andare al Torino. Io ho fatto il calciatore perché non ho mai mollato. A scoprirmi al San Martino fu l’allenatore, Romano Paffi. C’era il Pisa che chiedeva due suoi calciatori. Me, non mi volevano perché ero un seghino. Ma lui li obbligò: se volete quei due, prendete anche Tardelli. E se poi non va bene, me lo ridate. Gli altri due tornarono indietro, io no».
Tardelli: “Agnelli di oggi diversi dall’avvocato”
Giocavi e lavoravi…
«D’estate facevo il cameriere all’hotel Duomo. Un bulletto: portavo sei piatti tutt’insieme e mi cadevano, poi scappavo per vedere Gigi Riva che in tv giocava a Messico ’70… Meno male c’erano i miei fratelli, a coprirmi. Ogni tanto ci chiamavano al Ciocco a servire e noi correvamo: pagavano cento volte meglio. Servii anche Zoff, che era in ritiro col Napoli. Quando arrivai alla Juve, glielo dissi: “Lo sa — gli davo del lei — che io la servivo al ristorante?”. Eravamo in sala da pranzo. E lui, ad alta voce: “Oh, ragazzi, questo qui era il mio cameriere!”. Incredibile, la vita: prima ti porto il piatto al tavolo, poi alziamo insieme la coppa del mondo».
[…] liti memorabili.
«In Spagna, ci attaccavano pesanti. “L’armata Brancazot”, “cortocircuito cerebrale”, Matarrese che voleva prenderci a calci nel sedere… Gianni Brera scrisse che io non dovevo esserci. Lo vidi al bar del ritiro, stavo prendendo un caffè e dissi: usciamo, c’è puzza di m… Una cretinata. Non riuscii mai a scusarmi con lui, ma lo feci col figlio. E Matarrese oggi m’è simpaticissimo».
Che nemesi: hai un figlio da una giornalista, Stella Pende, stai con una giornalista, tua figlia Sara è giornalista e tu fai il giornalista…
«E pensare che da ragazzo ero timido, mi bloccavo davanti a un microfono. Non scrivevo neanche le cartoline. Ho scoperto che mi piace».
Tardelli: “Boniperti come un padre”
Tanti incontri.
«Il bello della mia vita. Boniperti forse è stato il più importante. Un papà col quale litigavo, sapeva essere duro e generoso. Come arrivai alla Juve, mi levò braccialetti e collanine, m’obbligò a tagliarmi i capelli. Poi un giorno, mentre firmavo autografi, gli chiesi la penna in prestito. Mi passò la Cartier d’oro e mi disse: tienila, te la regalo. Era uno che non ti faceva mai sentire solo. Come Agnelli, del resto».
L’Avvocato stravedeva, per Tardelli.
«Nonostante le mie gaffe. Una volta m’ero fatto male e lui mi chiamò: le mando il mio massaggiatore, vedrà che bravo… Venne questo massaggiatore. E mi stirai di nuovo. Allora mi ritelefonò: come va? E io: mah, quasi quasi me la taglio, questa gamba… “A me lo dice, Tardelli?”. M’ero dimenticato che era zoppo».
Con gli Agnelli di oggi?
«Non ho lo stesso rapporto. È una generazione diversa».
Dalla Juve, non hai mai divorziato bene…
«Nell’ultima Juve, volevano m’occupassi di cose che non conoscevo: bilanci, numeri… Da giocatore, me ne andai perché Boniperti mi vedeva terzino e io invece non mi ci trovavo. Mi cercò la Roma, feci un pranzo con Dino Viola ed Eriksson. Tutti d’accordo, mancava solo la firma. Il mio mondo è sempre stato quello della mano, di come si compravano le vacche una volta, e allora dissi: presidente, ok, anche senza contratto stringiamoci la mano. E lui: ma certo! Alzandosi, però, finse una sciatica: “Aaah, che dolore…!”. E non me la strinse: c’era stata l’offerta dell’Inter, il prezzo era cresciuto, e lui non voleva spendere di più. Era simpaticissimo, Viola».
[…] Anche tu sei permaloso.
«Sono un toscano. Zoff, Furino, Morini mi prendevano in giro e io m’arrabbiavo, poi mi telefonavano e mi dicevano: ma cosa sei, un bambino? M’insegnavano a vivere e ho imparato. Il giovane cresce se lo fa crescere il vecchio. Altrimenti, il vecchio può farti anche molto male».
Il talento più sprecato?
«Vincenzo D’Amico, uno dei più forti che ci siano stati in Italia. E Cassano: poteva essere un fenomeno mondiale. I sopravvalutati invece sono tanti, ma niente nomi».
Tardelli: “Maradona poteva venire alla Juve, litigò con Pelè”
[…] Maradona e Pelé si sono confrontati per una vita…
«Non si sopportavano. Alla festa d’addio di Platini, avevamo fatto un pullman di vecchie glorie. A un semaforo, ci affianca una limousine: sopra c’è Maradona, che ci saluta. Allora Pelé fa fermare e dice: o sale sul pullman anche lui, o io non vengo. Platini scende e negozia. Alla fine, Maradona viene con noi e s’avvicina a Pelé: ma dai, perché fai così… Diego era un genio, circondato da gente strana. Prima che arrivasse in Italia, un dirigente Fiat l’aveva segnalato all’Avvocato. Certo, se Boniperti avesse dato retta all’Avvocato e l’avesse preso, chissà…».
Ma è vero che scioperasti contro Platini?
«Ma no. Semplicemente andai da Boniperti con Scirea, Gentile e Rossi a domandare perché Platini guadagnasse più di noi, che eravamo campioni del mondo».
Sei di sinistra?
«Da sempre. Il Pd mi chiese di candidarmi, ma non è il mio mondo. Secoli fa, me lo chiese anche il Msi: non sapevano come la pensavo».
Che ricordo hai di Totò Schillaci?
«Ci somigliavamo nell’attaccamento alla maglia azzurra, prima che a quella del club. Per noi la Nazionale era il massimo. Oggi, non è così».
Non sei stufo dell’urlo?
«Mi stufo quando mi chiedono di rifarlo».
E di quel famoso 8 in amore che ti diede Moana Pozzi?
«Fu una storia brevissima. Lei simpatica, intelligente. Lasciamo perdere il voto… Anche se era un 8 e mezzo, tanto per la precisione!».
[…] L’ultimo amore?
«Myrta non è una tipa semplice. È tosta. Ci siamo presi una bella responsabilità. Un amore tardivo. Ci ha travolto come due diciottenni, ci ha sorpresi col batticuore e le passeggiate mano nella mano. Tutti ricordano sempre il primo amore: è l’ultimo, quello che ti cambia la vita».
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