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“La coscienza umana proviene da un’altra dimensione non dal cervello”: la teoria fisico Michael Pravica

“La coscienza umana proviene da un’altra dimensione non dal cervello”: la teoria fisico Michael Pravica. Una nuova teoria, proposta dal fisico Michael Pravica dell’Università del Nevada, secondo la quale la coscienza umana proviene da un’altra dimensione, anziché essere semplicemente il prodotto dell’attività cerebrale.

Secondo Pravica, durante momenti di grande consapevolezza o creatività, la nostra coscienza potrebbe trascendere la dimensione fisica e collegarsi a queste dimensioni superiori, fornendoci ispirazione. Questa idea si basa sull’iperdimensionalità, cioè l’ipotesi che l’universo comprenda molte più dimensioni oltre le quattro che percepiamo (lunghezza, altezza, larghezza e tempo).

La teoria di Pravica è controversa e ha suscitato critiche da parte di altri scienziati. Ad esempio, Stephen Holler, professore associato di fisica alla Fordham University, ha affermato che il concetto di Pravica “rasenta la fantascienza” e ha accusato la sua teoria di limitare la curiosità scientifica, suggerendo spiegazioni semplicistiche per fenomeni complessi come la coscienza. Holler ritiene che, nonostante la capacità matematica di concepire dimensioni superiori, non vi sia alcuna prova concreta della loro esistenza, né del fatto che la coscienza possa interagire con esse.

Le teorie

La scienza ha tentato per secoli di spiegare la coscienza, con teorie che spaziano da approcci neurofisiologici a ipotesi basate sulla fisica quantistica. Una delle teorie più accreditate postula che la coscienza sia correlata all’integrazione delle informazioni nel cervello: più le diverse aree cerebrali sono interconnesse, maggiore è il livello di coscienza. Un’altra teoria suggerisce che gli stati mentali coscienti siano guidati da un processo di segnalazione top-down, in cui le regioni cerebrali superiori influenzano le aree inferiori.

Tuttavia, Pravica va oltre le neuroscienze, esplorando le implicazioni della fisica teorica. L’iperdimensionalità, che si collega alla teoria delle stringhe, postula che la realtà sia composta da minuscole stringhe vibranti che operano in molteplici dimensioni, alcune delle quali invisibili.

Queste stringhe vibranti danno origine alle particelle e alle forze fondamentali dell’universo, come la gravità e la fisica delle particelle. Sebbene gli effetti di queste stringhe possano essere osservati, le dimensioni superiori in cui operano restano al di là della nostra portata fisica. Tuttavia, secondo Pravica, la nostra coscienza potrebbe essere in grado di accedervi.

La teoria delle stringhe

La teoria delle stringhe è ampiamente accettata nella comunità scientifica, ma l’idea di Pravica che la coscienza possa interagire con queste dimensioni invisibili è considerata più controversa, in parte perché fonde elementi scientifici con concetti spirituali. Pravica, che si dichiara cristiano ortodosso, trova nell’iperdimensionalità un modo per conciliare la sua formazione scientifica con la fede religiosa. Egli ipotizza che figure come Gesù possano essere esseri iperdimensionali, capaci di muoversi tra il nostro mondo e piani superiori o infiniti, come il paradiso.

Questa fusione di scienza e spiritualità non è priva di critiche. Holler ha osservato che la teoria di Pravica riflette un approccio che si basa sulla prospettiva del “Dio delle lacune”, in cui le lacune nella conoscenza scientifica vengono spiegate con interventi divini, un metodo che ostacola il progresso scientifico. In particolare, Holler ha sottolineato che, nonostante la nostra capacità di manipolare matematicamente concetti come le dimensioni superiori, esplorarle concretamente è attualmente impossibile. Nemmeno il Large Hadron Collider (LHC), il più potente acceleratore di particelle al mondo, è in grado di fornire prove dirette dell’esistenza di queste dimensioni. Per ottenere una granularità sufficiente, sarebbe necessario un collisore ancora più potente di quello attuale.

In assenza di prove empiriche, Holler considera la teoria dell’iperdimensionalità vicina alla fantascienza. Nonostante le critiche, Pravica rimane fiducioso che in futuro, forse durante la vita dei suoi figli, si svilupperà una tecnologia capace di esplorare queste dimensioni superiori e dimostrare la validità delle sue idee. Fino ad allora, Pravica continua a difendere la sua visione, sottolineando che esplorare l’iperdimensionalità potrebbe offrire una chiave per comprendere fenomeni complessi come la coscienza umana e il nostro rapporto con l’universo.

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