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Brunori Sas: “Sanremo? Ci andrei ma un aspetto mi terrorizza. La ghigliottina non è una canzone sul maschio etero bianco”

Brunori Sas: “Sanremo? Ci andrei ma un aspetto mi terrorizza. La ghigliottina non è una canzone sul maschio etero bianco”. Dario Brunori (Sas) su Sanremo, il nuovo singolo ‘La Ghigliottina’, la vita nelle campagne calabresi, e non solo, il cantautore cosentino, 46 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Come sta andando? Non la paternità, il disco.
«Discese ardite e risalite. Sinigallia non mi concede il tempo di rilassarmi» […] «Quando vede che ricorro a vecchie ricette, che cerco di vincere facile, mi blocca. Mi bacchetta come un maestro zen. E io mi affido».

È la prima volta che decidi di affidarti così a un produttore.
«Ho pubblicato cinque dischi. Quando ho iniziato a immaginare il sesto mi sono accorto che mancava lo stimolo necessario. Sentivo che la mia cifra era stabilita, che avrei ripetuto cose già fatte. Non provavo piacere nemmeno nel mettermi al computer ad arrangiare. Avevo il desiderio autentico di dedicarmi a tutt’altro».

E Sinigallia ha scardinato l’abulia.
«Rimettendomi in contatto con il motivo originario per cui faccio quel che faccio. Con la possibilità di un racconto vero».

Vero?
«Autentico, credibile, sia nei testi che nel tono. Portando dentro le canzoni anche esperienze non strettamente autobiografiche».

Con la tua crisi – se posso chiamarla così – non c’entrava anche l’accorgersi che la musica leggera è diventata sempre più leggera?
«Quando ho suonato all’Arena di Verona per “Una nessuna centomila”, insieme alle vere popstar, mi sono percepito un po’ strano. Sembravo “aggiustato” apposta per il contesto. Però non ho preclusioni. Mi piace l’idea che le mie canzoni possano essere cantate ad “Amici”».

Brunori Sas: “Sanremo? Ci andrei ma un aspetto mi terrorizza”

Un po’ ti piacerà anche apparire come quello saggio.
«Detesto l’effetto “ecco, arriva il cantautore”. Ma è vero che aiuta, a volte, a essere considerato con un’attenzione particolare. Certe dinamiche sono cambiate di sicuro, non credo che De Gregori e Dalla avessero così tanti problemi nell’interazione con il mainstream. Il cantautore in Italia ha avuto la stessa parabola della sinistra».

Andresti a Sanremo?
«Sì, ma…» […] «Mi terrorizza l’Eurovision».

[…] La ghigliottina.
«Nasce dalla fusione di due canzoni. Sinigallia le ha ascoltate e ha pensato che in realtà erano una sola».

Avresti potuto intitolarla «Maschio etero bianco».
«Rischiava di fagocitare tutto. E poi non è davvero una canzone sul maschio etero bianco. È la canzone di un maschio etero bianco. Della crisi che attraversa quel modello di uomo».

[…] La canzone trasmette un’insofferenza verso certi cliché, tra cui quello dei cittadini che vagheggiano la vita bucolica ma poi in campagna non ci stanno sul serio.
«Anche in quel caso parlo di me. Quando ho avviato l’attività vinicola mi sono accorto subito che c’era da farsi un gran culo. Per fortuna ci sono i soci che se ne occupano davvero».

Vivi in campagna, hai una famiglia ben composta. Trovi ancora nutrimento artistico in tutta questa sicurezza?
«Devo elaborare strategie sempre più contorte. Perché la vita ordinaria è di conforto, anche troppo. Il tempo lungo passato dall’ultimo disco, cinque anni, un po’ lo conferma. Alla fine, dopo tutte le fughe, ho riproposto il modello di mio padre: la Calabria, la famiglia, l’azienda. Faccio di tutto perché la mia vita assomigli alla sua. Questo sì, è da maschio etero bianco» (foto Bruno Sas Facebook).

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