Treviso, dottoressa “minacciata e insultata perché meridionale”: chiude l’ambulatorio e lascia un biglietto. A Giavera del Montello (Treviso), una dottoressa “minacciata e insultata perché meridionale”, chiude l’ambulatorio e lascia un biglietto. Più che un biglietto, una vera e propria missiva dove lancia accuse davvero pesanti ad una parte di cittadini.
Certo sono accuse da dimostrare e siamo sicuri che siano rivolte solo ad una parte della comunità. Ma non dubitiamo di certi atteggiamenti tipici soprattutto di quella parte dell’Italia. Ma veniamo ai fatti. Il medico di base, la dottoressa Maria Laura Riggi dopo sei mesi di minacce e insulti, come scrive nel biglietto, ha deciso di andare via da Giavera del Montello per trasferirsi nella vicina Volpago.
Le accuse
La dottoressa, proveniente dall’oncologia di Treviso, ha scritto un lungo messaggio a penna e l’ha affisso nella sala d’attesa dell’ambulatorio, accusando alcuni pazienti di averla minacciata e di averla insultata. “Con la presente ringrazio una parte della comunità di Giavera del Montello per non avermi mai accolta, per avermi seguita fino alla macchina con una catena di acciaio lunga tre metri, per avermi minacciato di colpirmi con l’acido”, scrive la dottoressa Riggi.
E ancora: “Per avermi detto “le persone fanno bene quando aspettano fuori dall’ambulatorio voi medici e vi uccidono”, per avermi detto “tu non sei di qua, vedi di adattarti o ti rovino la vita” o per avermi definito “una tosa del sud senza cervello”, scrive nella lettera che si conclude con ringraziamenti per chi invece l’ha apprezzata, rispettata e benvoluta.
La foto della lettera è stata pubblicata su un gruppo Facebook locale, dove si è acceso il dibattito tra chi si scaglia contro il medico, accusandolo di aver esagerato, e chi invece, evidentemente, aveva intravisto certi atteggiamenti da parte dei concittadini e le dà ragione.
Le parole del sindaco
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Giavera, Andrea Maccari, che a quanto pare era a conoscenza del disagio vissuto dalla professionista. “Mi dissocio e sono solidale con la dottoressa che comunque è competente, ha trovato sicuramente delle persone, non le chiamo cittadini, che non hanno agito in maniera deontologica. La dottoressa aveva già deciso di andarsene da Giavera. Ho cercato di dissuaderla, ma chiaramente c’erano delle situazioni che secondo lei non erano più sostenibili”.
E ancora: “La comunità di Giavera non è assolutamente razzista, ho chiamato la dottoressa e ho cercato di farla ragionare. Generalizzare non porta da nessuna parte: io sono convinto che la comunità di Giavera sia una comunità meravigliosa, la difendo a spada tratta perché comunque ci sono nato, ci ho vissuto e di questi temi non ne ho mai sentito parlare”.
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