Matilda De Angelis: “Citadel? C’è una differenza con i ruoli precedenti. L’amore per Alessandro mi ha pacificato”. Matilda De Angelis su Citadel. L’attrice bolognese, 29 anni, veste i panni di Diana in Citadel (su Prime Video dal 10 ottobre), declinazione italiana della serie. Ne parla in una intervista a ‘Io Donna’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
Citadel in gergo è una serie action-espionage: lei spara, corre, lotta. Come si è preparata?
“Rispetto ai ruoli precedenti, l’impegno fisico ha rappresentato la parte nuova e divertente: sono stata a lungo non una grande, ma una buona sportiva (ho praticato ginnastica artistica da quando avevo quattro anni) ed era un sfida essere in scena al 90 per cento, evitando di ricorrere agli stuntman”.
[…] Diana è tosta. C’è qualche aspetto in lei che le appartiene?
“La propensione alla cura maldestra degli altri: sono iperprotettiva e, a volte, eccedo… No no, non mi sto vantando di un pregio, fingendo che sia un difetto: commetto proprio sbagli! Sin da bambina ho avuto un solido senso di responsabilità”.
Da dove le deriva?
“Ritengo sia innato, veniamo al mondo con caratteri già abbastanza definiti, che plasmiamo per coscienza sociale. Io sinceramente, se potessi, mi comporterei come a tre anni”.
[…] Magari l’eccessivo senso di responsabilità c’entra con i problemi di pelle di cui ha apertamente parlato su Instagram.
“Sicuro, la mia acne è psicosomatica: si accende e si spegne in base anche al mio stato d’animo. È legata alla volontà di controllare, di “trattenere dentro”. L’ho messo a fuoco tre-quattro anni fa, quando ho iniziato ad ascoltarmi. Ho capito che quello non era il problema, era una conseguenza, e il rospo che mi saltava nel petto in realtà era un amico, mi stava suggerendo qualcosa. Così, invece di deprimermi o di odiarmi, mi sono chiesta cosa fosse questo qualcosa”.
Matilda De Angelis: “Citadel? C’è una differenza con i ruoli precedenti”
E cos’era?
“Non si tratta mai di una singola causa, è un insieme che sviscero seriamente con la mia terapeuta. (ride) Di base, c’è che spesso reprimiamo il dolore, la sofferenza essendo abituati a catalogare le emozioni in positive o negative. Invece sono importanti alla pari! L’ansia, la paura, la frustrazione hanno comunque al loro interno uno slancio vitale e non vanno “sotterrate”. Cambiata prospettiva, è cambiata pure la mia condizione, fisica e mentale”.
Il problema è alle spalle: in Citadel ha una pelle di porcellana.
“No, no, affatto. Tra la luce che sceglie il direttore della fotografia e gli interventi in post-produzione, si realizzano prodigi. Bisogna essere onesti e rassicurare i ragazzi e le ragazze: i brufoli li ho e, se non si notano, significa che sono stati coperti. (ride) Però questo non pregiudica niente: non sono mai stata felice quanto oggi”.
Merito dell’amore?
“È innegabile che l’amore – e soprattutto l’amore per questa persona (Alessandro De Santis, la voce del duo Santi Francesi, ndr) – mi abbia pacificato, però ho fatto un grosso lavoro su me stessa”.
Con lui potrebbe rispolverare la carriera di cantante: a 19 anni ha persino inciso un disco col gruppo Rumba de Bodas.
“Da piccola sognavo di essere una rockstar, col tempo quel sogno ha progressivamente smesso di appartenermi”.
Matilda De Angelis: “L’amore per Alessandro mi ha pacificato”
Ed ecco perché nel 2015 partecipò al provino di Veloce come il vento.
“Assolutamente no: all’epoca la musica era tutto! In verità ci andai nell’ignoranza più totale e senza aspettative: aveva insistito il mio amico Léon. Léon Sal, è il fratello di Luis (famoso Youtuber, ndr ). Léon Léon Léon… Un nome magico per me”.
In che senso?
“Mia madre mi ha chiamato Matilda per la protagonista del Léon di Besson (film del 1994 con Natalie Portman e Jean Reno, ndr) e Besson mi ha voluto in Dracula. Assurdo, assurdo! Ogni tanto sul set lo guardavo e pensavo: “Ma quello è Luc Besson!” (lo sussurra), e ridevo da sola”.
Gli ha rivelato che il suo nome si deve a lui?
Ovvio! All’inizio non ci credeva: “Sì vabbè”… “Luc, te lo giuro, te lo giuro, te lo giuro!”.
[…] Nomen omen, missione compiuta. Quando ha avuto la consapevolezza che il cinema fosse la sua strada?
“Forse quando ho girato The Undoing. Eh, la sindrome dell’impostore mi ha inquietato per anni, però lì ho riflettuto: alla fine, in America, che ne sanno di me? Se pure nel mio Paese fossi una miracolata, una graziata dal Signore Iddio (ride), in fondo all’estero cosa gli interesserebbe di scritturarmi? Se partecipo a provini e li vinco, allora un po’ me lo merito, avrò davvero qualche cosa che funziona… E mi impegno parecchio: studio, studio, studio”.
Dal suo nudo sfrontato in The Undoing non si evince nessuna sindrome dell’impostore.
“Ho un ottimo rapporto con il mio corpo nudo, mentre gli abiti mi provocano talvolta disagio”.
[…] Si avvicina il trentesimo compleanno.
“Sono serena, sto diventando grande. Per fortuna ho avuto una vita piena, bella, fortunata e nessun rimpianto”.
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