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Salute

Alzheimer, un sintomo si palesa 5 anni prima della malattia in un numero: la scoperta negli Usa

Alzheimer, un sintomo si palesa 5 anni prima della malattia in un numero: la scoperta negli Usa. Un nuovo studio rivela come il numero giornaliero utilizzato dagli adulti in molti Paesi del mondo possa essere un indicatore precoce dell‘Alzheimer. Si tratta di uno strumento finanziario su cui fanno affidamento milioni di americani, noto come credit score (in italiano punteggio di credito). Secondo i ricercatori questo numero potrebbe nascondere un inquietante segreto sulla salute del cervello.

Il credit score negli Stati Uniti è un parametro che serve a misurare la capacità di un qualunque debitore di far fronte ad un impegno finanziario precedentemente preso, in sostanza, è un sistema di calcolo del rischio di insolvenza. Il nuovo studio, condotto dalla Federal Reserve di New York e della Georgetown University, ha scoperto un legame tra il calo del punteggio di credito e l’insorgenza dell’Alzheimer e delle demenze correlate (ADRD).

La ricerca, che ha analizzato i dati di oltre 2,4 milioni di americani tra il 2000 e il 2017, ha scoperto che i punteggi di credito iniziano a indebolirsi ben cinque anni prima di una diagnosi ufficiale di demenza. Lo studio ha rivelato anche una serie di altri segnali d’allarme finanziari, come ad esempio il fatto che le inadempienze sui mutui iniziano ad aumentare tre anni prima della diagnosi.

I numeri che cambiano

Anche i saldi delle carte di credito in arretrato salgono alle stelle di oltre il 50 percento appena un anno prima della diagnosi. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che le persone affette da questa patologia degenerativa cerebrale dimenticano di pagare le bollette in tempo. E i saldi dei mutui in arretrato sono più alti dell’11 percento un anno prima della diagnosi.

I ricercatori stimano che nei prossimi dieci anni si verificheranno ben 600.000 casi di delinquenza dovuti a ADRD non diagnosticata. “I nostri risultati confermano la possibile utilità dei dati di segnalazione creditizia per facilitare l’identificazione precoce dei soggetti a rischio di disturbi della memoria”, hanno scritto i ricercatori.

Wilbert van der Klaauw, consulente per la ricerca economica presso la Federal Reserve di New York, ha dichiarato alla CBS che i familiari dovrebbero stare attenti. “È importante che familiari e amici si rendano conto che questo accade prima della diagnosi, per considerare in modo più olistico le finanze e le decisioni di pagamento che gli anziani potrebbero prendere”,

“I familiari dovrebbero stare attenti a situazioni come ‘Questa persona ha improvvisamente nuove carte di credito?’”, ha consigliato l’economista. La demenza colpisce circa il 15 percento degli adulti statunitensi con più di 70 anni e 5,8 milioni di americani convivono con l’Alzheimer e altre demenze correlate. A giugno, i ricercatori hanno scoperto che è più probabile che gli individui sviluppino l’Alzheimer se alla madre è stata diagnosticata la malattia, rispetto a coloro che ne hanno sofferto il padre.

Rischio ereditario

Lo studio suggerisce che anche i figli di genitori a cui è stata diagnosticata precocemente la malattia degenerativa, ovvero prima dei 65 anni, potrebbero essere a maggior rischio di sviluppare la malattia rispetto alla media dei pazienti. I ricercatori del Massachusetts hanno fatto questa scoperta dopo aver analizzato le scansioni cerebrali di 4.400 adulti con un’età media di 70 anni e senza problemi cognitivi.

Ogni cervello è stato esaminato per rilevare la presenza di placche amiloidi, un accumulo di proteine tossiche che si ritiene siano un precursore dell’Alzheimer, la forma più comune di demenza. I ricercatori hanno scoperto che i soggetti con livelli più elevati di placche nel cervello tendevano ad avere una storia familiare della malattia da parte di madre.

Tuttavia, livelli di amiloide superiori alla media sono stati osservati anche nel cervello di coloro i cui padri avevano ricevuto la diagnosi di Alzheimer prima o a 65 anni. Si ritiene che le placche amiloidi scatenino la malattia interrompendo le comunicazioni tra le cellule cerebrali e impedendo il corretto funzionamento dell’organo.

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