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Cucinotta: “Caldonazzo? Non ci parliamo più. Per Sofia Loren ci rimasi male. Pensavano fossi drogata da ragazzina ma era dislessia”

Cucinotta: “Caldonazzo? Non ci parliamo più. Per Sofia Loren ci rimasi male. Pensavano fossi drogata da ragazzina ma era dislessia”. Maria Grazia Cucinotta su Nathaly Caldonazzo, Sofia Loren, i problemi con la dislessia, e non solo, l’attrice siciliana, 56 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi

[…] Si ricorda quel primo giorno con Troisi?
«Mi scelse dai provini. Fu Nathaly Caldonazzo a riferirgli di me. Le sono grata e le voglio bene, anche se non ci parliamo più. Mi tremavano le gambe a stare lì seduta di fronte a lui a leggere un copione. Io poi, che sono dislessica… mi mancava la preparazione, non avevo alcuna esperienza».

Fu un problema?
«No perché lui non voleva che fossi tecnica: “Non devi recitare perché si vede”. Non considerava un difetto neppure la dislessia, mi diceva solo di non correre. Ricordo anche il tic tac che pensavo fosse un orologio e invece era il suo cuore. Per fortuna feci finta di niente e non feci gaffe».

È stata bullizzata per la dislessia?
«Da giovane avevo gli attacchi di panico alle interrogazioni. Non sono cresciuta in un quartiere facile, a un certo punto pensarono che fossi drogata, perché di droga ne girava tanta. Mia madre era disperata. Più collassavo e più passavo per la scema del villaggio».

Non è facile fare l’attrice con questi disturbi.
«A teatro soprattutto, al cinema rigiri la scena. Quando feci Figlie di Eva a teatro avevo molta paura, fortunatamente con me recitavano Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi che mi hanno aiutata moltissimo».

Qualcuno o qualcuna, tra le star che ha conosciuto, che ha sentito affine?
«Pierce Brosnan è una persona fantastica. Quando ha saputo che mia sorella stava male (per un tumore alla testa, ndr) mi ha scritto immediatamente. Un gesto che mi ha emozionato».

Cucinotta: “Caldonazzo? Non ci parliamo più”

Tra gli italiani nessuno?
«Mi piacciono Ester Pantano e Francesca Inaudi. Amo molto Gabriel Garko, una persona deliziosa che ha sofferto tanto. Sono felice che sia tornato con successo alla fiction. Quando hai un agente ti affidi al 100% e non puoi immaginare che sia la matrice del tuo male».

Le è capitato?
«Mi è capitato di essere molto invidiata dopo “Il postino”. È per quello che me ne sono andata in America. L’Italia non è meritocratica. Un mio agente mi disse: “Prima non ti volevano perché non eri nessuno, adesso non ti vorranno perché il tuo nome offusca quello di tutti gli altri”. Mi arrabbiai, ma aveva ragione».

Lei, nel momento di pieno successo, lascia l’America e torna in Italia. Perché?
«Mio marito non mi avrebbe mai raggiunta e volevo che mia figlia nascesse qui. Gli Usa danno moltissimo alla tua carriera e al tuo ego, ma umanamente ti tolgono molto. Un rimpianto di essermene andata però ce l’ho».

[…] Sofia Loren fece finta di non sapere chi fosse.
«Ci rimasi male. Una delle prime a chiamarmi, forse anche per la loro rivalità, fu Gina Lollobrigida: “Vai avanti e non curarti di queste cose che non sono importanti. Viva le nuove facce e viva le nuove generazioni”. La Loren la incontrai anni dopo, la vedevo da Armani che ci vestiva entrambe».

Le ha detto qualcosa?
«No. Lei è un militare quando lavora. Comunque ci sta che non sapesse chi fossi, il film era appena uscito».

Cucinotta: “Per Sofia Loren ci rimasi male”

[…] Ha rifiutato l’”Avvocato del diavolo” per le scene di nudo. È stato uno sbaglio?
«Bisogna essere realisti: non credo l’avrei fatto bene. Non ho mai avuto un buon rapporto con il mio fisico, soprattutto con il mio seno. Mi hanno anche definita sex symbol ma io mi sono sempre sentita ingombrante. Se a vent’anni avessi avuto la consapevolezza del mio corpo che ho adesso, sarebbe stato tutto molto più facile. Oggi ringrazio Dio di essere come sono».

Come andò con Pieraccioni?
«Fu il mio secondo film italiano dopo “Il postino”. Eravamo un gruppo bellissimo. Rita Rusic capì che era un genio. È anche un pigro. Adesso uscirà con un film insieme a Siani e sarà un successo».

Perché ha chiuso la sua casa di produzione?
«In Italia ci sono circoletti chiusi, è durissima. Quasi ho odiato il mestiere, nonostante i successi. Ora lavoro con Corrado Azzollini».

[…] Da giovane, è scampata a uno stupro. L’ha segnata?
«Ho camminato per anni col gas paralizzante stretto in mano, perché in quei momenti non hai tempo di aprire la borsa. Successe di giorno, a Parigi, era un uomo in giacca e cravatta. Credo proprio ci sia stato l’intervento di un angelo perché cadde mentre mi stava strattonando, così riuscii a scappare. La polizia non fece niente. Ho trasmesso la paura anche a mia figlia, mi dice sempre che le metto l’ansia».

Ha lavorato con Harvey Weinstein?
«Ci ho fatto tutta la promozione de “Il postino”. Con me non ci ha mai provato. Aveva la fila di ragazze che volevano stare con lui».

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