Massimiliano Gallo: “Cinema mondo inquinato dai pregiudizi. Ho rifiutato 50 ruoli per non finire in un cliché”. Massimiliano Gallo sul Cinema inquinato dai pregiudizi, il padre, la compagna, e non solo, l’attore napoletano, 56 anni, si racconta a tutto tondo in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
È arrivato tardi al cinema.
«Sì, a 38 anni. C’è stato un tempo in cui ai provini non andavo nemmeno più. Ricordo registi circondati da ragazzine che tenevano lezioni di cinema: oggi si parla del più e del meno. Ma un attore non deve essere simpatico: deve essere bravo. All’epoca c’era il doppiaggio e cercavano solo le facce giuste. Finiti i soldi, si girò in presa diretta e si accorsero di me. Il primo successo fu un boss in Fortapàsc di Marco Risi. Dopo, ho rifiutato cinquanta ruoli come quello. Sarei andato nel cliché. Il cinema resta un mondo inquinato dai pregiudizi».
Quali?
«Si sono inventati la recitazione naturale. Col risultato che l’attore parla e non si capisce cosa dice. L’idea della naturalezza nasce sull’equivoco del neorealismo. Ma De Sica è un poeta che ha vinto quattro Oscar, non siamo tutti De Sica. Poi c’è il pregiudizio dell’attore napoletano caciarone. Io sul lavoro sono uno svizzero. E sono abbastanza solitario, vedo colleghi che hanno un percorso simile al mio, con cui mi riconosco, come Elio Germano. Per il resto, ho ancora la chat del liceo. Ma non mi lamento, negli ultimi sette anni sono stato al Festival di Venezia con nove film».
Perché ha fatto l’attore?
«Un po’ come si faceva nelle famiglie d’arte, ho sempre pensato di fare questo lavoro, anche se all’inizio mi ci hanno scaraventato per gioco. A 10 anni facevo il figlio di Pulcinella e poi una specie di telefilm per la Rai, che all’epoca pagava i minori con dei buoni libro, ricordo che mi comprai l’Atlante. Con papà lavorai in una Cantata dei pastori sulla nascita di Gesù».
Massimiliano Gallo: “Cinema mondo inquinato dai pregiudizi”
Come ricorda suo padre, il grande Nunzio Gallo?
«Cercava di colmare la mancanza fisica con un’invadenza affettiva. Quando tornava a casa era come Babbo Natale, pieno di regali. Era all’antica, voleva che la domenica mangiassimo tutti insieme. Vivevamo a Napoli. Ha lavorato con le leggende del suo tempo. Mi parlava di Totò, che uscendo di casa distribuiva un malloppo di banconote a tutti; mi parlava di Anna Magnani che aveva una compagnia di trenta persone, aveva le Bluebell come ballerine, lui e Carlo Giuffré passavano intimiditi davanti al suo camerino, la Magnani un giorno li apostrofò così: voi due stronzi, che vi ho fatto che non mi salutate? Entrarono in confidenza. Una donna forte ma con delle enormi fragilità».
Suo padre nel ’57 vinse il Festival di Sanremo.
«Tu non puoi accettare che i supereroi invecchino. Negli ultimi suoi anni lo vedevo rintronato davanti alla tv. Com’è possibile che sia la stessa persona, mi chiedevo. Cominciai a trattarlo con sufficienza, gli rispondevo male senza accorgermene. Vederlo umano, lui che aveva lavorato con Totò, la Magnani e Eduardo De Filippo, mi rendeva pazzo. Cominciai ad andare in analisi. Capii perché c’è quella possibilità estrema, perché Mario Monicelli si buttò di sotto e si suicidò. Io ho avuto un percorso simile ad Alessandro Gassmann, come formazione, disciplina e sul piano umano. Aveva un padre depresso che era Vittorio Gassman…».
Massimiliano Gallo: “Ho rifiutato 50 ruoli per non finire in un cliché”
Cosa fece suo padre con Eduardo?
«Bene mio e core mio, la sua ultima regia. Poi morì nel 1984. La protagonista era Isa Danieli. Papà lo chiamava commendatore, Eduardo chiamava mio padre maestro, forse perché si era diplomato al Conservatorio. Si davano del voi. Si incontrarono a casa di Eduardo. Quando la cameriera portò il caffè Eduardo disse una battuta del copione, papà rispose con la battuta seguente. Alla fine si congedarono. Papà disse: ma il provino? L’avete già fatto, rispose Eduardo, gli occhi guizzanti, il sopracciglio arcuato dove si condensava tutto il Sud».
Lei è diventato popolare con le fiction.
«È complicato da spiegare. La tv è devastante. Entri in tutte le case, ovunque, e dal giorno dopo ti fotografano mentre ceni al ristorante. Due ragazze di Bergamo mi hanno detto: “Ci hai fatto compagnia mentre eravamo chiuse in casa durante il Covid”. Diventi uno di famiglia».
Massimiliano Gallo: “Sorrentino mi scrisse un messaggio mentre ero ospite al Tg”
Ha lavorato con Paolo Sorrentino.
«Mi scrisse un messaggio mentre ero ospite al Tg e dovetti chiudere il cellulare. Dopo dieci minuti lo riaccesi. Trovai un altro suo messaggio: sempre che ti interessi. Si era stranito. Ma chiarimmo subito. In È stata la mano di Dio sono il marito di Luisa Ranieri. Mi era già capitato in altri due film e non ci siamo mai dati un bacio. Nella scena del suo nudo nel mare, Paolo l’ha protetta, ha fatto scendere tutti noi, gli altri attori, dalla barca».
[…] Lei e Shalana Santana, sua moglie brasiliana, avete appena avuto una bambina.
«Questo è un Paese razzista, ho due figlie femmine e non sono orgoglioso di quello che succede. Non c’è nessuna educazione alla tolleranza e il pregiudizio regna sovrano, per cui di una donna bella e brasiliana chissà cosa si va a pensare. La vera inclusione si fa nelle scuole in Norvegia, dove in classe mescolano il figlio del ministro col figlio del netturbino. I femminicidi sono figli di genitori che non hanno insegnato a gestire un no. Il razzismo? Su mia moglie c’è ma è fine. Ci siamo conosciuti a una banale cena. Io avevo già una figlia, Giulia, lei aveva Leon. E cinque mesi fa è nata Artemisia. Viviamo tutti insieme. Shalana è la persona più pura che conosca».
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