Home » Oliviero Toscani: “La mia malattia è incurabile. Non ho paura della morte se non fa male”
Arte Spettacolo

Oliviero Toscani: “La mia malattia è incurabile. Non ho paura della morte se non fa male”

Oliviero Toscani: “La mia malattia è incurabile. Non ho paura della morte se non fa male”. Oliviero Toscani sulla sua malattia, la paura della morte, e non solo. Il fotografo milanese, 72 anni, da poco più di un anno si è ammalato di omiloidosi, una patologia per la quale non esisto o cure. Ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’, della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

Oliviero Toscani, come sta?
«In un modo come non sono mai stato prima. Sto vivendo un’altra vita. Vengo da una generazione, quella di Bob Dylan, dove eravamo forever young, il pensiero di invecchiare proprio non c’era. Fino al giorno prima di essere così, lavoravo come se avessi 30 anni. Poi una mattina mi sono svegliato e all’improvviso ne avevo 80».

Quando è successo?
«Un po’ prima di un anno fa. Alla fine di giugno mi sono svegliato con le gambe gonfie, ero in Val d’Orcia. Ho cominciato a fare fatica a camminare. All’ospedale mi hanno diagnosticato un problema al cuore. A fine agosto sono andato a Pisa al Santa Chiara e da lì al Cisanello, dove avevamo deciso la data dell’operazione al cuore, intorno al 20 settembre».

E invece?
«È venuto a trovarmi il mio amico Francesco Merlo con suo cugino, cardiologo al Giovanni XXIII di Bergamo: un medico incredibile. Mi ha fatto andare su da loro per altri esami e hanno subito chiamato il dottor Michele Emdin a Pisa, specializzato nella malattia che pensavano avessi: l’amiloidosi. In pratica le proteine si depositano su certi punti vitali e bloccano il corpo. E si muore. Non c’è cura».

Oliviero Toscani: “La mia malattia è incurabile, faccio da cavia a una sperimentale”

Lei però si sta curando.
«È una cura sperimentale, faccio da cavia. A ottobre ho anche preso una polmonite virale e il Covid, mi hanno tirato per i capelli. Penso di essere stato anche morto, per qualche minuto: ricordo una cosa astratta di colori un po’ psichedelici. Quando sto male e ho la febbre riesco a immaginare cose fantastiche… In un anno ho perso 40 chili. Neppure il vino riesco più a bere: il sapore è alterato dai medicinali».

Nell’autobiografia «Ne ho fatte di tutti i colori» scrive che nella tragedia c’è la bellezza. Dove la trova, nella sua personale tragedia?
«Mi viene da ridere: la bellezza è che non avevo mai pensato di trovarmi in questa situazione, è una nuova situazione che va affrontata. La bellezza è che non ti interessano più patria, famiglia e proprietà, la rovina dell’uomo».

Per quale foto vuole essere ricordato?
«Per l’insieme, per l’impegno. Non è un’immagine che ti fa la storia, è una scelta etica, estetica, politica da fare con il proprio lavoro».

[…] Ha ancora voglia di fotografare?
«No, mi sono liberato di tutto. È questa la bellezza».

Ha paura di morire?
«No, non ho paura. Basta che non faccia male. E poi ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero».

[…] Kirsti come ha preso la malattia?
«Male, è entrata in crisi. Adesso è partita per andare a trovare Ali a Santo Domingo».

Perché non le ha chiesto di restare?
«Io da solo sto bene. E poi non posso coinvolgere e condizionare tutti nella mia malattia. Kirsti è un “essere umano” molto buono, conciliante e positivo. È raro».

[…] Cosa c’è dopo, se lo chiede?
«Non mi interessa. Sono a posto con il padreterno, io».

Oliviero Toscani: “Non ho paura della morte se non fa male”

[…] Cosa la fa ancora arrabbiare?
«La Meloni con il suo vittimismo! Una che non sa dire “sono anti fascista” che cos’è? Non sono capaci di governare, non hanno nessuna scusa. Ma gli italiani sono fatti così. Guardi in America come si ribellano. In un mese viene fuori l’entusiasmo, la creatività…».

[…] Si è pentito di qualcosa?
«Mi pento delle cose che non ho fatto, non di quelle che ho fatto. Potrei farmi incatenare, ma non perderei il senso di libertà. Ora sono come incatenato, ma sono libero di pensare come penso e di agire come penso dovrei».

Le dispiace che sia andata così?
«Mi domando se non sarebbe stato meglio un problema di demenza, ma con un corpo sano. Sarebbe stato peggio per gli altri».

I medici hanno detto quanto tempo le resta?
«Non si sa. Certo che vivere così non mi interessa. Bisogna che chiami il mio amico Cappato, lo conosco da quando era un ragazzo. Ogni tanto mi vien voglia. Gliel’ho detto già una volta e lui mi ha chiesto se sono scemo».

Ha davanti la lampada di Aladino: esprima tre desideri.
«Eliminare l’ingiustizia, che vuol dire le differenze sociali ed economiche. Eliminare la violenza. Eliminare tutto ciò che è tossico».

Non ne ha usato nessuno per guarire.
«Quello è egoismo totale».

È ateo?
«Non sono ateo. Solo, non partecipo a tutto questo, non mi interessa il tema».

Ha deciso come vuole essere salutato?
«Non voglio un funerale. Mi portino a bruciare e via. Sono sempre stato laico, neppure i miei figli ho battezzato. Vivere vuol dire anche morire, eppure nessuno parla della morte. Si vive come imbrogliandosi, perdendo tempo».

Seguici anche su Facebook. Clicca qui

Loading...
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com