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Monica Bellucci: “Tim Burton? Un aspetto mi tocca tantissimo. Ho accettato Beetlejuice Beetlejuice con una frase”

Monica Bellucci: “Tim Burton? Un aspetto mi tocca tantissimo. Ho accettato Beetlejuice Beetlejuice con una frase”. Monica Bellucci su Tim Burton, l’attrice, 60 anni, è tra i protagonisti del sequel di Beetlejuice Beetlejuice diretto dal compagno, ne parla in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

“Questo progetto esisteva già e un giorno Tim mi ha detto: “C’è un ruolo chiave, vorrei proportelo”. Ho accettato ben felice, onorata d’essere in un simile cast. Mi sono calata nel ruolo di Delores, la sposa di Beetlejuice. Una relazione “intensa”: lui rende l’esistenza difficile a chiunque, lei la rende difficile a lui… È una cattiva (una delle pochissime cattive della mia carriera): si risveglia nell’aldilà, piena di cicatrici”.

Strana coincidenza: anche nella pellicola precedente, Paradis Paris di Marjane Satrapi, ha dovuto affrontare il tema della morte.
“Condivido la visione dei messicani: non è la fine di qualcosa, bensì una trasformazione. L’esistenza ci pone di continuo davanti a piccole morti che dobbiamo riuscire a superare. Delores forse è l’incarnazione di una donna che in qualche modo è sopravvissuta, le cicatrici sono quasi una metafora. Eppure è stato divertente impersonarla: Tim ha un approccio “umano” persino riguardo agli effetti speciali. Non usa tanto Cgi (immagini generate al computer, ndr), con gli attori che recitano davanti a uno schermo verde e devono affrontare cose che non esistono… Lui crea veri e propri mostri con cui tu interagisci”.

Monica Bellucci: “Tim Burton? In aspetto mi tocca tantissimo”

Paura!
“No. Grazie al suo modo di raccontare, situazioni tragiche, magari scioccanti, restano estremamente poetiche e buffe: c’è un fondo di ironia nelle sue storie. Ironia e luce”.

“Luce” non è un termine che assoceremmo alla cinematografia di Burton… Darkness, piuttosto: buio.
“E invece sì: Tim tira fuori luminosità dall’oscurità, in un universo magico, onirico dove i personaggi hanno uno sguardo quasi da bambino. Inclusi i “malvagi” che sembrano in qualche modo non farlo apposta. Per questo coinvolge veramente a ogni età: piccini, adulti, anziani”.

Com’è sul set?
“Rende l’atmosfera rilassata, pur avendo mille idee. Senti che ama i suoi interpreti, che è lì per loro: c’è una strepitosa alchimia. Sa quello che vuole, è preciso e un gran lavoratore: presente, puntuale… (ride) Ammiro il suo eclettismo, la capacità – rarissima – di realizzare film di intrattenimento che rimangono film d’autore. La sua anima mi tocca tantissimo”.

[…] Il vostro incontro è stato magia? Destino?
“Non saprei. Purtroppo – e per fortuna – non si può decidere niente a tavolino, quindi gli incontri sono imprevedibili, casuali: ci siamo conosciuti a Lione, al Lumière Film Festival (Bellucci presentava il documentario su Anita Ekberg The Girl in the Fountain e teneva una masterclass, Burton ritirava un premio alla carriera, ndr)”.

Di solito è riservatissima. Come mai a ottobre ha deciso di affrontare il red carpet con Burton a Roma?
“Tim è stato adorabile, ha voluto accompagnarmi. Siamo insieme, siamo entrambi nel mondo del cinema. È venuto naturale”.

Monica Bellucci: “Ho accettato Beetlejuice Beetlejuice con una frase”

Il 30 settembre compirà 60 anni: in che modo festeggerà?
“Non ne ho idea, però di sicuro sarò felice di festeggiare: non solo sono ancora qui, ma godo di un’età in cui continuo a scoprire tante cose”.

[…] Nel discorso per il recente Globo d’Oro alla Carriera ha svelato che adesso sono le sue figlie a insegnarle.
“I figli ti insegnano l’amore universale, quello che dà per il gusto di dare senza pretendere nulla in cambio, benché ti diano in cambio tantissimo. (ride) Léonie ha 14 anni, è ancora tanto giovane, è estremamente sensibile e creativa e molto divertente. Deva compirà vent’anni a settembre, ama il suo lavoro (è modella e attrice, ndr), è entusiasta di quello che le sta accadendo. Per me è una grande felicità vederla così piena di passione”.

Non teme che l’aver avuto la strada spianata, alla fine, possa rivelarsi uno svantaggio?
“Non ritengo che abbia avuto la strada spianata. Come ripete Deva stessa: ci sono famiglie di avvocati, famiglie di medici e famiglie di artisti. L’indubbio svantaggio è che, se hai genitori nella stessa professione, l’asticella da superare è più alta”.

[…] c’è una domanda cui vorrebbe rispondere e che nessuno ha pensato di porle?
“Si suppone che ci sia chissà che cosa dietro a chi lavora con l’immagine, mentre c’è una donna normale con un’attività speciale: mi occupo delle mie figlie, amo stare a casa, vedere gli amici. In fondo è una storia come tante, dove cadi, ti rialzi. Il problema nasce quando confondi realtà e immagine: è pericolosissimo sia per chi guarda dal di fuori sia per chi vive questa ambiguità”.

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