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Gaia: “Sesso e samba? Vi svelo il segreto dietro il successo. Su Tony Effe avevo un pregiudizio, poi una sera…”

Gaia: “Sesso e samba? Vi svelo il segreto dietro il successo. Su Tony Effe avevo un pregiudizio, poi una sera…”. Gaia su Sesso e samba e il segreto dietro il successo, l’incontro con Tony Effe, e non solo. La cantante italo brasiliana, 27 anni, parla del successo avuto con il tormentone estivo in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Sta vivendo questa estate come un riscatto?
«Di certo mi sta portando moltissima fortuna e me la sto godendo. Ho vinto Amici (tre anni prima era arrivata seconda a X Factor, ndr.) quando eravamo in quarantena: ho recepito il calore…e anche gli hater. Ma adesso le persone le sto guardando negli occhi e sono contentissima. Anche se sono convinta del fatto che ci sia sempre un modo per conoscere il proprio pubblico, sia quando sei in sovraesposizione che quando sei più in intimità. In altre parole, apprezzo la forbice più ampia ma non voglio perdere la poesia».

La poesia esiste anche quando si parla di tormentoni?
«Non penso si possa fare di tutta l’erba un fascio. Questa canzone ha qualcosa: di solito quando faccio uscire un brano poi gli faccio fare il suo corso e il mio egotrip finisce lì, ma con Sesso e samba, anche se la intercetto per l’800esima volta, non riesco a non ascoltarla. Il tormentone, appunto, ti tormenta, è una sorta di stupro sonoro, lo senti anche se non vuoi, ma in questo caso io penso ci sia un flusso sincero e me lo sto godendo».

Gaia: “Sesso e samba? Vi svelo il segreto dietro il successo”

Intanto, non sembra essere tra gli artisti spaventati da questo termine.
«Perché non per forza il tormentone è una operazione di marketing. Siamo stati abituati a doverci giustificare e magari ad atteggiarci da artisti dannati che non si piegano a fare canzoni popolari. Ma anche Abbronzatissima era un tormentone e si canta ancora oggi. Questi brani hanno una memoria emotiva molto forte, ti ricordano un momento di vita anche molti anni dopo. Poi so che posso fare anche canzoni decisamente più introspettive e mi piace farlo, ma non voglio precludermi l’opportunità di fare una canzone pop e bloccarmi a 26 anni».

Come è nata la collaborazione con Tony Effe?
«I nostri manager ci hanno suggerito di provare a fare qualcosa assieme e ci siamo detti: proviamo. All’inizio, forse, non eravamo così convinti che potesse uscirne qualcosa di forte ma, siccome sia io che lui non siamo due persone che fanno qualcosa se non se la sentono, sapevamo che almeno avremmo fatto qualcosa di autentico. E credo che questo sia il segreto che ha scatenato la pandemia da Sesso e samba».

Voi non vi conoscevate?
«Ci siamo conosciuti una sera: un anno fa ero passata a una serata con degli amici e c’era lui. Mi aveva colpita il fatto che lo pensassi molto duro quando invece era estremamente divertente e sensibile. Lì mi sono trovata davanti ai miei pregiudizi».

Gaia: “Su Tony Effe avevo un pregiudizio, poi una sera…”

Quindi aveva dei pregiudizi su di lui?
«Sì, me ne sono resa conto, così come mi sono resa conto di quanto si sbaglia quando si giudica qualunque cosa superficialmente, basandoci sulla punta dell’iceberg. Io ho preferito parlare con lui e ho capito che le cose che lo caratterizzano superficialmente non corrispondevano con quello che vedevo io in Tony, anzi, in Nicolò».

Lei si è spesso espressa in favore delle donne, lui ha cantato dei testi profondamente sessisti. Come concilia questi due aspetti?
«Per me il femminismo è anche integrazione, senza contare che esistono persone che viste da fuori sembrano femministe mentre dietro le quinte non lo sono. Lui è l’esatto opposto. Non voglio sviolinarlo, ma non mi sarei sentita in pace con se stessa se non avessi visto che era una persona così. Mi sono proprio ricreduta ed è stato anche un po’ terapeutico per me capire che non tutto è come sembra».

La trap e il rap usano in genere questi linguaggi e codici. Pensa che nella musica, nell’arte, sia possibile farlo?
«Ci sono certi testi che mi danno fastidio, ma anche I Watussi mi dà fastidio. La musica è una trasposizione della realtà e la realtà non è solo rose e fiori, per questo certi testi hanno senso di esistere. Il rap e la trap per natura e stile sono più dei pugni in faccia, ma per me la democrazia creativa sta proprio nell’aprire le porte a tutto. Poi ci sono canzoni che eviterei di far sentire alla mia sorellina finché é piccola, ma il mondo è anche questo. Giusto saperlo per creare una coscienza anche nell’ascoltatore, che poi può fare le sue valutazioni. Di recente mi sono ricreduta anche sul metal più pesante, che non concepivo: eppure anche se sono lontani dal mio codice anche loro generano delle vibrazioni, energia».

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