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Scoperto in Israele “un portale per gli inferi”: la grotta del mistero utilizzata dagli antichi per evocare i morti

Scoperto in Israele “un portale per gli inferi”: la grotta del mistero utilizzata dagli antichi per evocare i morti. Gli archeologi in Israele, l’anno scorso, hanno scoperto un’antica caverna che potrebbe essere stata utilizzata per pratiche spirituali. La grotta di Te’omim, situata a sud-ovest di Gerusalemme, è stata oggetto di scavi archeologici che hanno sollevato alcune teorie piuttosto inquietanti riguardo al suo precedente utilizzo.

La regione è intrisa di storia, avendo visto il passaggio dell’impero ottomano, dei califfati abbaside e omayyade e persino dei romani. Ma è proprio alle popolazioni che vi abitavano in epoca romana che si è interessato questo particolare scavo archeologico. Si è scoperto che le persone che vivevano durante l’occupazione romana potrebbero essersi riunite per compiere atti loschi in questa grotta, poiché gli archeologi hanno rinvenuto alcuni oggetti piuttosto interessanti al suo interno. Tra questi, ci sono asce, lampade a olio e tre teschi umani.

Gli archeologi ritengono che questi oggetti fossero disposti in modi particolari per far parte di alcuni rituali sinistri che prevedevano il contatto e persino l’evocazione dei morti. Chiunque abbia mai giocato a Warhammer sarà familiare con il termine “necromanzia”, che si riferisce a un tipo di rituale legato alla resurrezione o al contatto con i morti.

Lo studio

Uno studio condotto dagli archeologi Eitan Klein dell’Autorità Israeliana per le Antichità e Boaz Zissu dell’Università Bar-Ilan suggerisce che la grotta potrebbe essere stata utilizzata per questi rituali. In passato, le grotte erano considerate porte verso la terra dei morti, quindi è probabile che quegli oggetti siano stati trovati in un luogo ritenuto capace di resuscitarli.

Nel loro articolo, affermano: “La grotta di Te’omim sulle colline di Gerusalemme possiede tutti gli elementi fisici e cultuali necessari per fungere da possibile portale per gli inferi. I reperti e i loro specifici contesti archeologici offrono una migliore comprensione dei riti divinatori che probabilmente si svolgevano nella grotta.”

All’estremità della grotta si trova un pozzo profondo e, in punti particolarmente inaccessibili, sono state rinvenute circa 120 lampade. Gli archeologi ammettono che esiste poca documentazione del periodo che dettaglia il tipo di pratiche che sospettano avvenissero nella grotta. Tuttavia, ritengono che ciò potrebbe essere dovuto al fatto che non erano il genere di cose che si voleva fossero di dominio pubblico.

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