Costretto a confessare un omicidio che non ha commesso: disabile giustiziato senza rendersene conto. Un uomo con disabilità psicologiche è stato costretto a confessare un omicidio che non ha commesso dalla polizia. E a causa di queste accuse è stato giustiziato, ma senza rendersi conto di cosa gli stesse accadendo. È la storia triste di Joe Arridy, un giovane con una disabilità mentale e un QI di 46.
A causa della sua condizione, Arridy poteva essere facilmente manipolato, come avvenne quando la polizia lo costrinse a confessare un omicidio che non aveva commesso. Fu condannato a morte per l’omicidio di Dorothy Drain, una quindicenne trovata morta nella sua casa a Pueblo, nello Stato americano del Colorado, il 15 agosto 1936. Anche sua sorella minore, Barbara, fu aggredita, ma sopravvisse.
La polizia, sotto pressione per catturare il colpevole, si sollevò quando Arridy confessò il crimine. Joe, figlio di immigrati siriani, fu individuato per il suo aspetto fisico. Arridy era stato internato in una struttura per disabili mentali fin dall’età di 10 anni e ne era uscito solo recentemente. Nonostante le sue evidenti limitazioni cognitive, la polizia sfruttò la sua incapacità di comprendere appieno le situazioni per ottenere una confessione. Durante il processo, la sua testimonianza risultò confusa e incoerente, ma ciò non impedì la sua condanna.
Anche se l’evidenza suggeriva che Frank Aguilar, un messicano già sotto accusa, fosse il vero colpevole, le autorità continuarono a perseguire Arridy. Aguilar fu infine condannato e giustiziato, ma ciò non fermò l’esecuzione di Arridy, nonostante tre psichiatri avessero dichiarato la sua incapacità mentale.
Inapace di distinguere tra il bene e il male
Arridy non era in grado di distinguere tra il bene e il male e non capiva il concetto di morte. Durante la sua detenzione nel braccio della morte, il direttore della prigione, Roy Best, descrisse Arridy come l’uomo più felice del braccio della morte. Arridy sembrava più interessato ai suoi trenini che alla sua imminente esecuzione e ordinò un gelato come ultimo pasto, non comprendendo pienamente il destino che lo attendeva. Il 6 gennaio 1939, Arridy fu portato nella camera a gas e morì sorridendo, ignaro del suo destino.
Gail Ireland, l’avvocato che difese Arridy, aveva avvertito che la sua esecuzione avrebbe gettato un’ombra sullo stato del Colorado. Solo nel 2011, oltre settant’anni dopo, il governatore del Colorado, Bill Ritter, concesse a Joe Arridy la grazia postuma, riconoscendo che non si poteva rimediare a una tale ingiustizia, ma si poteva almeno ripristinare la sua reputazione.
Joe Arridy rimane un simbolo di come la giustizia possa fallire, specialmente quando le persone vulnerabili sono coinvolte. La sua storia serve come monito sull’importanza di proteggere i diritti dei più deboli e assicurarsi che la giustizia sia realmente equa per tutti.
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